Capitolo 47: They can run they can’t hide
Desdemona rise entrando nella scuola- ah…questa sarà una
bella serata…
Roteò la falce e la ritrasformò nella collana. Sfiorò i muri
della scuola che l’avevano rinchiusa per anni. Bei ricordi? Non potevano che
farla ridere. Quel posto era l’inferno, ma non per lo studio, per chi era rinchiuso
lì dentro con lei. L’invidia, la falsità, la falsa amicizia, gli opportunisti,
i bugiardi, i privilegiati, i favoriti…poi gli insegnanti con i loro “Non
facciamo favoritismi” per poi mettere voti alti a chi non faceva un cavolo e
far faticare a mantenere voti decenti a chi attualmente studiava. Essere umani
implica avere preferenze per alcuni tipi di persone e odio per altri. Era
naturale. Era la catena alimentare che esisteva in ogni ambiente. Lavoro,
scuola, famiglia…ci sarebbe sempre stata la parte debole che avrebbe preso il
ruolo di pecora nera…o pecora bianca in alcune famiglie.
Lei era odiata dalle ragazze perché era “perfetta”, i
ragazzi la volevano per ciò che appariva, i professori le avrebbero baciato i
piedi pur di mantenere buona la sua fortuna bancaria, il suo intelletto era
invidiato e avevano anche provato a usarlo per aumentare i voti di alcuni…senza
successo. Nella sua famiglia era all’apparenza la figlia perfetta ma forse era
solo la più nera di un gruppo di pecore nere. Perfetta? Era perfettamente
insana per i standard di quella società…
Sfiorò la teca con i trofei e gli annuari. Una frase “Non
separiamoci mai” la irritò e fece ridere allo stesso tempo. Ma chi prendevano
in giro? Se non fosse stato per quelle dannate mura avrebbero probabilmente
evitato come la peste di vedersi. Vedere i suoi compagni? Quelli che
l’avrebbero vista con piacere ai loro piedi sofferente…sicuro, li avrebbe
rivisti con piacere…a terra morti per mano sua ovviamente.
Con un calcio ruppe la teca dei trofei e raccolse l’annuario
in cui era lei e senza nemmeno pensarci se lo portò via, aveva tutte le
intenzioni di sbarazzarsi di inutili ricordi e inutili persone.
Mosse la mano e prese al volo il coltello lanciatole da
Dieci
-Che impazienza…- gli disse lei
Dieci fece apparire un nuovo coltello nelle sue mani- posso
crearne quanti ne voglio…non ti riconoscerà nemmeno tua madre quando avrò
finito con te
Desdemona sorrise- ovvio che non mi riconoscerà…
Dieci la guardò confuso- cosa…
-Mia madre è morta per mano mia…come mio padre e ogni membro
della mia famiglia…- sorrise Desdemona con uno sguardo totalmente calmo e un
sorriso dolce e gentile- nessuno saprebbe che sono morta e anche in caso non
gliene avrebbe fregato molto…forse l’avrebbero addirittura usato come mezzo per
fare soldi…
Dieci strinse la presa sul coltello e lo lanciò contro
Desdemona che usò l’annuario per bloccarlo- che fai con quello?
-Questo? –chiese lei sorridendo- volevo rivedere la mia
classe, sai…io e te eravamo in classe insieme da anni…
Dieci la guardò- tu…
Lei sorrise e con uno sprint lo raggiunse e afferrò per la
gola- sorry Honey, ma non posso far sapere agli altri chi sono…addio- sorrise
lasciandolo andare. Mosse le mani e i fili di sangue che aveva preso dal suo
contratto con BlackCat lo ridussero a uno spezzatino.
Desdemona prese la sua testa- sarebbe di cattivo gusto
recitare ora l’Amleto vero?
Lanciò la testa dietro di sé e prese dalla tasca di Dieci
l’accendino e si avvicinò a un cestino della spazzatura.
-E menomale che dovrebbero svuotarli ogni giorno…- lo calciò
sul pavimento. Accese l’accendino e diede fuoco all’annuario che prese subito
fuoco. Lo lanciò sul pavimento con il resto delle carte. Guardò il corridoio
iniziare a prendere fuoco- ah questo Sì che è un bello spettacolo…vediamo se
riesco a far saltare il laboratorio di chimica prima del fuoco…
Ci mise poco a salire le scale per il terzo piano, intanto
il sistema anti-incendio non era ancora attivo- la sicurezza di questo posto mi
stupisce sempre di meno…sempre detto che era un inferno…tanto vale darlo alle
fiamme…
Aprì la porta del laboratorio e trovò dietro un tavolo Tre-
ti aspettavo
-Scusami, ho avuto un contrattempo…- sorrise lei
Tre si portò una mano davanti alla bocca- no…
-Tranquilla, lo raggiungerai presto- sorrise Desdemona- ho
una proposta per te
Tre la guardò- ossia?
-Non hai doti di lotta e sinceramente parlando ti ucciderei
in un secondo…quindi giochiamo con i tuoi veleni. Ognuna di noi crea un veleno
e l’altra lo beve…il tuo Shinigami ti dà immunità dai veleni, i miei no- le
disse Desdemona prendendo un contenitore- allora?
Tre annuì- morirai presto…
-Dicono tutti così- disse Desdemona prendendo delle fiale e
ingredienti di cui il laboratorio era ben fornito.
-Perché lo fai? –chiese Tre dopo un lungo silenzio
-Cosa?
-Uccidere…- disse lei versando qualcosa nel contenitore
-Perché non uccidere? –chiese Desdemona guardandola negli
occhi- non ho mai pensato che la vita altrui o mia fosse di qualche valore.
Uccido perché posso, verrò uccisa quando non potrò. Questo è il mondo. Mangia o
vieni mangiato. Non ho fatto altro che applicare quella che è la natura delle
cose
-Tu sei matta- disse Tre guardandola- ho finito
Desdemona le presentò il suo veleno- al tre insieme
Entrambe bevettero il contenuto ma solo Tre iniziò a tossire-
come…
-Il tuo Shinigami ti dà l’immunità per i veleni che lui
conosce, se ti do qualcosa che tu e lui non conoscete è ovvio che il veleno
funziona…- sorrise Desdemona tranquilla
-Perché…stai…bene…- chiese con difficoltà Tre
-Mi hai dato della matta, forse lo sono…ma ho sperimentato
così tanti veleni su di me che il mio corpo ormai è autoimmune a molti di essi,
pare che quello che mi hai dato faccia parte di quelli a cui sono abituata…
-Sei…matta- disse Tre cadendo in ginocchio
-Già…eppure- le alzò il mento- sono l’unica che sta
riuscendo a sopravvivere in questo gioco giocandolo per davvero.
Tre cadde a terra morente.
Desdemona iniziò a versare dei contenitori per terra e aprì
i vari armadietti.
Accese l’accendino e lo lasciò cadere dando fuoco a uno dei
tanti liquidi sul pavimento
-Addio…mia cara…
Game Master apparve al suo fianco guardando con lei la
scuola bruciare- pronta per i tuoi desideri?
Desdemona sorrise guardando il fuoco crescere
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