I am “Lia”
Capitolo 1: I wasn’t happy
to be honest
Per ciò che posso ricordare, sono sempre stata depressa e
avevo voglia di rimuovermi dal mondo dei vivi.
Ero convinta fin da piccola che il mondo sarebbe stato
meglio senza di me, non sono nemmeno sicura di aver avuto traumi per…spiegare
perché ero così onestamente. Ero solo…malata.
I miei genitori notarono la cosa quando avevo quattro anni e
chiesi se saltare dal tetto era doloroso, mio padre mi spiegò che mi avrebbe
mandato in paradiso e io risposi che sapevo che sarebbe finita così.
Cambiai terapisti e psicologi per oltre 16 anni prima che
diedero la spugna. Nessuno di loro piaceva ai miei e tutti erano troppo “dalle
questa pillola” per i gusti dei miei genitori che odiavano l’idea di darmi
medicine. Le medicine mi avrebbero fatto crescere male, secondo loro, e
volevano nipotini in futuro quindi ciò non poteva succedere.
Sono rimasta in uno stato di non curanza per tutta la mia
vita e a ventidue anni incontrai la prima fonte di felicità che avevo…Ophelia.
Ophelia era di “Death of Ophelia”, una novel orribile che parlava di una storia
altrettanto orribile onestamente. Ophelia era più…un fantasma passato che un
vero personaggio, era già morta a inizio novel e la sua morte la rendeva il
cattivo invincibile, tutti avevano la mancanza di Ophelia in mente e la
protagonista era solo una sostituta.
Ophelia…mi faceva sentire bene. Era la prima volta che
sentivo che lei fosse come me…per motivi assurdi. Ophelia era morta di
un’orribile malattia a sedici anni e tutto il mondo era crollato per la sua
morte, era la santa dopotutto. Era ironico ma…mi faceva sentire simile. Parte
di me si chiedeva se potessi dare la mia vita ad Ophelia così che lei potesse
crescere e vivere come meritava, sapevo benissimo chi lei fosse e sapevo
com’era crudele, cattiva e orribile…non mi importava.
-Sembri contenta in questo periodo…chi è Ophelia?
Quando mia cugina più piccola notò il nome scarabocchiato
sul quaderno che avevo davanti mentre prendevo appunti per una cosa di lavoro
tutti si illuminarono. Finalmente ero innamorata no? Non…era così. Ophelia era
più…simile a una sorella che una fidanzata ed ero abbastanza sicura di essere
Etero. Mia madre mi assicurò che avrebbero accettato Ophelia e di portarla a
casa…onestamente avrei dovuto risolvere il malinteso ma mi limitai ad annuire.
Non l’avevo mai vista così speranzosa in anni e mi sentivo…in colpa.
Tenni la bugia di star vedendo Ophelia e tutti erano
così…felici. La mia famiglia insisteva di portarla a casa e io decisi di dire
la verità.
Non dissi mai la verità perché un attacco terroristico fece
esplodere il centro commerciale in cui ero e io morii salvando una donna con
una bambina da un’esplosione.
La donna rimase con me finché l’ambulanza non arrivò e morii
all’ospedale. Ironicamente rimasi abbastanza per vedere i miei genitori
devastati perché “finalmente si era ripresa”. Ophelia era sparita con me quindi
probabilmente intuirono che lei era anche morta nel centro commerciale o era
sparita addolorata.
La storia di Ophelia non era chissà quale grande narrazione
nella storia originale. Era solo un personaggio secondario, quindi non c’era
molto su di lei se non quello detto da terzi, ma non era mai una “buona
persona” da come loro la descrivevano.
Sapevo molte cose sulla storia originale però e di ciò che
ricordavo la trama non era un granché…amavo Ophelia però.
Ophelia era l’unica figlia nata dall’Arciduca e Arciduchessa
Dìoghras, un cognome che significava “passione”. Era nata con poteri divini e
venne riconosciuta come Santa a un mese di vita ma il potere divino datole era
superiore a quello che il suo corpo poteva gestire, condannando la bambina a
soffrire per tutta la sua vita e a una morte in giovane età a causa del suo
potere. I genitori non potevano avere altri figli quindi decisero di comprare
una bambina della stessa età per sostenere Ophelia e giocare con lei.
Emilia Olivia era la quinta figlia del baronato dei
Frontier, al momento dell’acquisto stava per essere venduta a un vecchio di
oltre ottant’anni in nozze. Emilia e Ophelia non si potevano vedere e
nonostante Emilia odiasse Ophelia la sosteneva. Era felice della morte di
Ophelia e divenne poi la “nuova Ophelia” negli occhi di tutti.
Era felice…finché non apparve Cecile, la novel inizia
proprio dalla comparsa di lei ai diciotto anni di Emilia. Cecile, che era
simile in aspetto a Ophelia, iniziò la classica storia del tira e molla con
vari love interest finendo con uccidere Emilia con accuse di bullismo e
ribellione e poi sposando l’amore della sua vita con un good ending.
Tutto era poi intrecciato con un “sei così simile a Ophelia”
da parte di ogni singolo personaggio in ogni singola riga di dialogo di ogni
singolo capitolo con Cecile.
Ophelia non era però né buona, né dolce, né gentile…era una
vipera. Adorava distruggere la felicità altrui, adorava essere crudele, adorava
picchiare i servi, buttare cose preziose, rompere cose, traumatizzare gente…era
onestamente il demonio in terra e molti dei lettori scherzavano che Ophelia
aveva quell’ammonto di potere divino in sé perché gli dei stessi volevano
esorcizzare il demonio che lei era.
A me…onestamente Ophelia piaceva, non so come o perché, so
che l’amavo, nel platonico senso della parola.
Quando mi risveglia come Emilia ero confusa ma non triste
della cosa.
I miei sentimenti erano ancora gli stessi della prima vita
ma nulla di ingestibile per me che ero ormai abituata al tutto. Avevo quattro
anni e l’arciduca mi aveva appena comprato dai miei genitori biologici e
portato all’arciducato.
Il mio mondo era grigio, privo di emozione ed ero
alquanto…fredda, nulla di nuovo o incomprensibile per me onestamente.
Ciò che non mi aspettavo era che il colore della mia vita
sarebbe apparso con la peggiore maledizione che ho mai dovuto subire…
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