WitchandAngel : Capitolo 0: Catturata

Capitolo 0: Catturata

The Slave Destiny

Capitolo 0: catturata

Non era un mistero, la sua città era in guerra da anni, tutti sapevano che prima o poi sarebbe crollata sotto il peso dell'assalto nemico, ma nessuno sapeva cosa sarebbe accaduto dopo. Lei era nascosta, aveva solo diciotto anni e per varie ragioni non era ancora sposata, si era nascosta in un'armadio, era sciocco ma non aveva avuto tempo di fare altro, aveva lunghi capelli color oro, occhi color mare e pelle color latte, era bellissima, una delle più belle ragazze della sua città. Strinse il pugnale d'argento datole dal padre pochi attimi prima che la chiudesse lì. Il padre era lo stratega o comandante se preferite, era comunque una delle cariche più alte della milizia, sapeva che se l'avessero preso sarebbe stato ucciso come minimo o schiavizzato. Pregò gli dei di essere magnanimi e di far sì che non morisse sotto tortura, che combattesse e morisse con l'onore che meritava di avere. Lei non conosceva molto gli dei del popolo che stava per conquistare la città ma pregò anche loro di non essere troppo crudeli nel decidere il destino di suo padre. Si portò le gambe al petto e chiuse gli occhi, occhi che l'avevano resa unica nella sua città, era l'unica nata con capelli come oro e occhi color mare, era un'estranea come aspetto lì e anche per i nemici visto che anch'essi avevano capelli e occhi molto scuri. Nascose il pugnale nella manica della lunga veste al primo rumore, sentiva di non doverlo usare e anche se avesse dovuto mai avrebbe ucciso un essere vivente, lo considerava un sacrilegio verso gli dei della vita e un'offesa verso quelli della morte. Aspettò di vedere il soldato che la stava cercando con il cuore in gola. L'anta si aprì piano, lei alzò lo sguardo sul soldato che l'aveva trovata. Un ragazzo alto, poco più grande di lei, con una barba ben curata, i capelli di un rosso acceso, un fisico muscoloso e pieno di cicatrici protetto da un'armatura d'oro e argento, dei occhi verdi come la foresta e uno sguardo sorpreso. Anche lei lo era, ma la sorpresa era unità al timore e alla paura, lui invece la guardava stupito si, ma della sua bellezza. Allungò una mano verso di lei, lei chiuse gli occhi pronta a venir presa con la forza, invece il tocco della mano di lui era gentile. Disse qualcosa in una lingua che non capiva bene e non saper cosa lui diceva non era per nulla rassicurante. Ma lui la guardò sorridendo e provò, con un accento impossibile, a dire le parole "Non ti farò del male" nella lingua di lei, che evidentemente conosceva, a parte l'accento improponibile, lei lo capì e lo guardò timorosa.
-Vieni con me
La prese di peso in braccio, lei divenne rossa per il contatto con il petto dell'uomo e lui ne parve divertito. La posò a terra e la prese per il polso.
-Vieni
Lei lo seguì forzatamente, ma sempre con una strana cura, all'esterno. La città era distrutta, case incendiate, corpi ovunque, sangue...se lo aspettava ma vederlo con i suoi occhi le mise addosso una tristezza infinita. L'uomo lo dovette capire perché fece attenzione a evitare di passare accanto alle zone peggiori e di questo lei gliene fu grata. La fece entrare in una tenda, dove vide il padre legato, sanguinante ma vivo. Lo guardò, era ancora l'uomo valoroso dai capelli scuri e dallo sguardo pronto alla battaglia, ma appena la vide i suoi occhi divennero lucidi, era felice che la sua unica figlia fosse viva, ma vederla prigioniera era troppo. Lei si fermò e cercò di andare da lui, il soldato capì e mollò la presa. La ragazza abbracciò il padre, lui aveva le mani legate dietro la schiena ma lo stesso strinse la figlia come meglio poteva, accanto a lui c'erano altri soldati del regno.
-Zaffiria- disse l'uomo con voce tremante- scusami non ti ho protetta come dovevo, scusa questo padre indegno
La ragazza fece cadere il pugnale nascosto nelle mani legate del padre. Il quale lo prese subito e la guardò mentre lei si distaccava dicendogli con gli occhi "scappa". Il soldato dai capelli rossi la prese per il polso e la portò via. Il comandante urlò il nome della figlia, poi strinse i denti e cominciò a liberarsi, non l'avrebbe salvata ora, ma se avesse liberato sé e i suoi avrebbe potuto liberarla in futuro, di certo però ringraziò il soldato dai capelli rossi che aveva dato loro la possibilità di salvarsi, l'aveva visto il pugnale? Probabilmente si, ma non aveva detto o fatto nulla come se si sentisse in colpa per quel che era successo. Il rosso la portò su una nave dove le altre donne erano state portate. Piangevano tutte e alcune avevano segni di colpi, per certi versi Zaffiria era stata davvero fortunata. Il rosso raggiunse altri soldati e ricominciò a parlare in quella strana lingua che Zaffiria iniziava a capire un po', era un suo dono imparare in fretta.
-Zaffiria- la chiamò un'altra donna che aveva capito che lei capiva più o meno la lingua- cosa dicono?
-Stanno decidendo chi prenderà chi, stanno litigando per una di noi ma non capisco chi- rispose lei piano, parlare era un po' dura per lei da quando era piccola. Le ragazze iniziarono a piangere disperate, era la fine.
-Lei viene con me! -concluse il rosso guardando gli altri con superiorità, era evidentemente più alto in grado di loro.
-Come vuole sire- dissero gli altri guardando verso le ragazze
Il rosso continuò a parlare, stavano dividendo il bottino. Zaffiria chiuse gli occhi e iniziò a pregare per sapere cosa doveva fare. Intanto il rosso, re di quel grande impero, la scrutava di nascosto, avevano terminato gli accordi, aveva fatto un ottimo lavoro come al solito e di sicuro ne era ben lieto, ma era ancora più felice di aver preso la bella dagli occhi azzurri. I suoi occhi verdi ne scrutavano il fisico, era incredibilmente bella per lui, corpo aggraziato, le forme tutte al posto giusto e abbondanti, magra, con quella che doveva essere una quarta o una quinta, il collo che avrebbe baciato, il viso così innocente e angelico, gli occhi così profondi e le labbra così invitanti che sembravano chiamarlo e invitarlo a baciarlo...lui non era un "verginello" anzi aveva avuto molta esperienza tra serve e ancelle varie, tant'è che nei suoi vent'anni aveva già un buon numero di amanti, aveva quasi perso interesse nelle donne considerandole tutte uguali ma lei no, le sue curve, il suo viso, tutto di lei lo attirava e nonostante fosse stato con bellissime donne lei era la prima da tanto tempo che lui realmente voleva. Non era un segreto che le schiave diventassero un giocattolo del padrone infondo, era una cosa normale per quel periodo. Lei intanto pregava e vedeva ciò che gli dei volevano, che lei si concedesse al rosso soldato senza opporsi. Era una sacerdotessa e una fedele molto diligente, qualsiasi cosa gli dei volevano lei la faceva, accontentava ogni loro capriccio senza lamentarsi mai e questo non era che un altro capriccio, vedere se lei avrebbe davvero offerto se stessa al nemico solo per loro volere, se l'avesse fatto l'avrebbero ricompensata.
La nave salpò poco dopo, era stata spostata in una stanza da letto con altre ragazze, stavano viaggiando verso la loro nuova prigione. Zaffiria passò tutto il tempo del viaggio a pregare, mentre le altre ragazze piangevano in silenzio. Anche il giovane re pregava, cosa rara per un uomo come lui, ma lo fece. Si chiedeva cosa doveva fare di Zaffiria e la risposta che vide come una visione fu lei sorridente con in braccio un bambino e lui al suo fianco che teneva per mano un ragazzino dai capelli rossi e occhi azzurri. La visione lo lasciò con più domande che altro, ma come al suo solito non ci diede molto peso, terminò la sua preghiera e si gettò a dormire nel comodo letto. Poco più di mezza giornata di viaggio e le navi raggiunsero la nuova terra piena di incertezze per tutti quanti, ma anche di un forte desiderio e di speranza.
Il rosso la prese di nuovo per il polso e la condusse con calma fino al castello, facendo godere la vista della sua città, che sembrava incuriosirla e piacerle molto a dirla tutta. La portò nell'enorme palazzo, che era già sera. La consegnò a delle ancelle e ordinò che la lavassero e preparassero per lui, minacciò loro di punirle se le fosse successo qualcosa di brutto e se un altro uomo le si fosse avvicinato. Andò nella sua stanza e si preparò anche lui, stranamente nervoso.
-Com'è andata la battaglia mio signore? -chiese una voce a lui famigliare. Era Draven, un ragazzo dai capelli neri e occhi scuri, era uno scudiero del re ma tra i due c'era un legame di amicizia molto forte e spesso il re gli confessava i suoi pensieri.
-Bene Draven...ma non è quello che mi turba- si controllò le vesti regali, era perfetto come al solito
-Cosa la turba sire?
-Nulla...sono solo stanco
Draven capì che non voleva confidarsi ma disse- sire, ogni cosa è destinata dal divino, se lei è qui vorrà dir pure qualcosa no?
Zaffiria entrò nella camera buia, illuminata solo da una candela, era sola con l'uomo dai capelli rossi, aveva il cuore a mille e l'ansia non faceva che aumentare a ogni secondo che passava. Cosa doveva fare? Lui la osservava ammirato, le vesti leggere le stavano bene e risaltavano il suo fisico, ma non la voleva, non quella notte almeno, infondo l'aveva tolta dalla sua famiglia e l'aveva rapita. La invitò a sedersi accanto a lui, lei lo fece mansueta cosa che lo stupì visto quanto le donne del suo popolo fossero ribelli e aggressive. Le accarezzò il viso e le sorrise, si stupiva pure lui stesso di tutta quella gentilezza. Le prese la mano.
-Come ti chiami? -chiese nella sua lingua per errore, stava per rifare la domanda nella lingua di lei ma lei lo interruppe
-Z... Zaffiria- rispose con voce tremante e melodiosa
-Io sono Rubbin, re di questo popolo- si presentò lui- pensavo non sapessi la mia lingua
-L...la sto...imparando sentendovi parlare- rispose lei ancora impaurita da Rubbin
-Sei davvero intelligente- si complimentò lui sincero, le prese una ciocca di lunghi capelli biondi tra le mani, erano morbidi come seta e profumavano di luoghi lontani- sei davvero molto bella
Lei arrossì- G...grazie
Lui azzardò e si avvicinò un po' di più, lei non reagì in nessun modo e la cosa lo tranquillizzò- sei nervosa, come mai? Non sei stata con tuo marito in passato?
Lei scosse la teste lievemente- i...io non sono sposata...non sono mai stata...sola con un ragazzo...sire
La cosa lo fece sorridere involontariamente, una donna così bella ancora pura, era stato davvero fortunato a ottenerla come premio, ma gli pareva ingiusto prendersi lui la libertà di toglierle ciò che una volta andato non tornerà mai più.
-Tranquilla, per stasera non voglio farti nulla- le sorrise piano- solo dormire ok? Nulla più- era strano anche questo, di solito quelle con cui andava non le faceva avvicinare al letto figurati se le faceva dormire là con lui, ma lei era così diversa dalle altre che gli pareva una cosa naturale da fare.
Lei annuì piano e lo seguì nel letto, come lui aveva promesso si mise a dormire, lasciandola sveglia. La cosa la stupì era una nemica infondo, avrebbe potuto trovare il modo di ucciderlo per vendetta, ma sembrava che la cosa non gli fosse neanche passata per la testa. Lei faceva fatica a dormire, aveva sempre troppe cose in testa per farlo, così lo osservò un po', era davvero un bell'uomo, valoroso e anche nobile, eppure nei suoi occhi non c'era la malvagità che aveva chi era al potere, la superiorità e la superficialità che lei aveva visto tante volte. Lo vide stringere gli occhi e contrarre la mascella, stava avendo un incubo, gli prese la mano e gli diede un bacio sulla fronte, così senza pensarci, lui si calmò subito, lei era rossa in viso per la sua intraprendenza ma sorrise serena e chiuse gli occhi anche lei, finendo tra le braccia di Morfeo. Intanto tra i servi sorse una domanda "ma la ragazza, dove diavolo l'ho già vista?"

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