Capitolo 8: You want that?
I can make it
Non ho mai detto di essere una brava persona. Ma un tempo lo
ero.
La mia immagine riflessa, Harriet, è decisamente più bella e
attraente di ciò che io ero inizialmente. I lunghi capelli argentei con
riflessi violacei, gli occhi ghiaccio, il fisico da seduttrice, queste curve,
questo viso…sono cose che io prima ho ottenuto con enorme sforzo e ferite
morali.
La me di prima era una ragazza piena di sorrisi, gentilezza
e ogni cosa positiva che questo mondo potesse avere. Amo cucinare, aiutare gli
altri e vedere tutti felici.
Finii con l’innamorarmi di un ragazzo della mia classe, ero
una liceale con tante speranze e la testa piena di stupide storie d’amore. Ero
sicura che fintanto che ero onesta e gentile avrei ottenuto un lieto fine. Lui
mi parlava spesso e lo aiutavo spesso con compiti e simili.
Pensavo di piacergli…che idiota.
Supportata da chi credevo amiche, mi confessai…fui pubblicamente
umiliata di fronte a tutto l’istituto. Non ero magra, non mi era mai importato
non essere “bella” per gli standard di quella società fino a quel momento. Solo
in quel momento mi aveva colpito la conoscenza che non ero attraente per occhi
esterni. Non ero in cattiva salute, ero felice nel mio corpo…fino ad allora.
Quando tornai a casa ruppi ogni cosa che potevo rompere. I
miei genitori erano in panico per me quando tornarono a casa. La loro adorabile
bambina era diventata improvvisamente…depressa.
Ogni giorno a scuola, la situazione nella mia mente
peggiorava fino al punto che una lametta trovò il modo di arrivare ai miei
polsi. Ero intelligente, lo ero sempre stata, ero buona, dolce e brava a
scuola…ero solo molto ingenua al mondo ed ero solamente inesperta su cosa fosse
la realtà di questo mondo e quanto crudele potesse essere. Non ebbi il coraggio
di farla finire così nascosi i segni e tornai a scuola. Fu allora che sentii la
conversazione che ruppe il mio già precario equilibrio.
La cheerleader e il tipo litigavano su come doveva evitare
quel colpo basso perché adesso io non avrei più volutamente fatto il suo carico
di studio. Fin dall’inizio…la gentilezza era solo a scopo di usarmi.
In quel momento il dolore, la tristezza, il dubbio, l’infelicità…tutto
divenne rabbia e sete di sangue.
Quindi, grazie alla coincidenziale vacanza estiva che
sarebbe venuta a breve, iniziai il mio lavoro.
Dieta, sport, medicina…non c’è una cosa che non abbia
imparato in quel periodo. Con la diminuzione di peso o anche iniziato a curarmi
dell’aspetto a un punto che era nocivo. I miei capelli neri furono una delle
poche cose che non furono cambiate. Il resto? Il naso troppo grosso, il doppio
mento, la curva dell’occhio, i problemi di vista…beh…vivevo in un’epoca in cui
potevo facilmente ricorrere alla chirurgia plastica. I miei erano benestanti,
mia madre era una modella e mio padre un impresario. Per loro ero bellissima a
prescindere di come apparivo ma mi lasciarono fare. Dopotutto…la mia minaccia
di togliermi la vita era più preoccupante di farmi andare sotto chirurgia un
paio di volte.
Peso perso, pelle rimossa, viso cambiato di qualche
millimetro, vestiti nuovi, lezioni di etichetta e simili…alla fine ero
diventata esattamente ciò che la mia società considerava una dea in terra. Ma
ciò non mi bastava.
Fu così che iniziai l’anno scolastico.
Mi ero trasformata nel sogno erotico di tutti e l’incubo
peggiore di chi era precedentemente popolare.
Il mio carattere? In apparenza era sempre lo stesso…ma
adesso non era proprio gentile o dolce…tre anni di maltrattamenti possono
romperti in una maniera che tu non osi immaginare dopotutto.
La corona di regina al ballo di fine anno era ciò a cui la
puttanella della cheerleader teneva di più.
Venni invitata al ballo dal ragazzo che mi piaceva e vinsi
il titolo.
Ciò non mi bastava.
Quando mi diedero il microfono insieme al ragazzo, aspettai
esattamente ciò che sapevo sarebbe successo.
“Mi piaci, per ciò…usciresti con me?”
Con un sorriso sulle labbra…gli risi in faccia. L’intera
sala finì con il zittirsi e il gelo era calato.
Fu allora che ridissi il mio nome…avevo cambiato modo di
chiamarmi dal primo nome al secondo e dal cognome di papà a quello di mamma…
Quando capirono chi ero…oh che bellissima visione.
“Sei rifatta!” provò la cheerleader
“E voi morti” risposi io calma
In quel momento il primo cadde avendo un attacco seguito da
un altro e un altro…nemmeno i professori si salvarono…dopotutto tutti bevevano
a un ballo dopo ore e ore di danza. Ho semplicemente aggiunto qualche medicina
al mix e…beh causato una serie di attacchi di overdose…di cosa? Oh non lo so…ho
riempito quello schifo di ogni medicina che potessi legalmente comprare su
internet…usando la carta di credito del ragazzo che mi piaceva.
Lui, da bravo atleta, resistette di più e mi continuò a
pregare di chiamare un’ambulanza…
Aspettai che l’ultimo di loro respirasse per fare ciò che
voleva, mentre lui era ancora vivo.
“Per favore! Venite è un’emergenza! Gli studenti di…si sono
tutti…oh dio per piacere…” con tanto di lacrime e voce in panico.
Solo allora capì quanto finta fossi diventata.
Quando la polizia e le ambulanze vennero, era un mucchio di
cadaveri da portare via. L’unico vivo? Il ragazzo e il gruppetto di troie che
mi avevano umiliata più di tutti.
Che conseguenze ho pagato? Nessuna…ho sempre adorato
recitare per un motivo…
Inoltre le prove erano tutte su di loro. Le impronte sulle
medicine? Delle ragazze, chi le aveva comprate? Il ragazzo. Chi le aveva messe?
Beh…avevo convinto loro a versare le medicine dentro le bevande, senza nemmeno
dirlo direttamente. Non vi erano prove io fossi coinvolta…
Inoltre in ospedale trovarono traccia delle medicine anche
in me…dosaggio molto basso, per mia fortuna avevo solo “preso un sorso” fu ciò
che i medici dissero alla polizia.
Loro che continuavano ad accusarmi…io che ero un’ex vittima
dei loro abusi…indovinate chi è finito in prigione, spoiler…non io.
Alla fine io ho continuato la mia vita mentre loro hanno
perso la loro dietro le sbarre della prigione.
Essere diventata ora Harriet, con un corpo che è al naturale
migliore di ciò che io ho faticato a crearmi…è snervante.
Ancora di più come lei fosse innocente e priva di colpe…e il
finale che ha fatto per avarizia e ego altrui…
L’ultima cosa che disse prima di morire fu…
“Spero voi paghiate per ciò che mi avete fatto”
-Li farò soffrire…- dico sfiorando il riflesso nello
specchio. Farò in modo che ogni singolo essere che ti abbia ferita muoia
Harriet…lo prometto…
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