Black Marriage
Capitolo 1: Fated meeting
Stava camminando per il centro della Francia di sera, la
città era stranamente silenziosa con una meravigliosa luna piena, imboccò una
via secondaria e si ritrovò in un immenso giardino di rose. Si mosse con calma,
godendosi la brezza profumata della sera; il rumore dei suoi passi, unito allo
scorrere dell'acqua di qualche fontanella, erano gli unici rumori. Era una
calda primavera…lei indossava un meraviglioso abito da sera bianco, senza
spalline, che le lasciava spalle, collo e braccia scoperte, ai piedi aveva
delle scarpe d'argento con i tacchi alti, in mano la sua borsa, i lunghi
capelli caramello erano legati in una complicata acconciatura, gli occhi verdi
erano velati da una leggera tristezza. Era scappata dalla festa di
fidanzamento, del suo fidanzamento, aveva visto il suo ragazzo con un'altra e
l'aveva mollato lì di punto in bianco, sotto lo sguardo stupefatto di amici e
parenti. Al collo portava un vecchio medaglione che le aveva lasciato una
pro-zia lontana, c'erano le iniziali VB scritte in rosso e intrecciate da delle
rose nere, probabilmente la B era per Black, ovvero il suo cognome, ma la V non
le ricordava nulla, lei si chiamava Lily, forse era il nome di qualcuno o forse
di un'altra famiglia. Aveva ventisei anni, era ancora vergine e forse per
quello lui l'aveva tradita. Si sedette sul bordo della fontana e si guardò
riflessa nell'acqua, era triste ma non si sarebbe messa a piangere, non ne
valeva la pena.
Si asciugò una lacrima prima che le rigasse il volto e le
ricordasse quanto dolore le aveva provocato quell'uomo. Come aveva potuto
pensare che fosse quello giusto? Come era potuta essere così ceca?
Sentì dei passi e si girò. Un uomo di circa Venticinque
anni, alto, con occhi color sangue e capelli color pece la osservava
meravigliato. Lei lo guardò, era un uomo molto attraente, aveva un’aura intorno
a sé di pericolo, lo poteva sentire, ma la cosa la stava solamente attirando a
lui, non le era mai successa una cosa così. Lui la guardava, sorridendole
gentilmente, era una donna bellissima, chiunque la stesse facendo soffrire era
davvero un idiota perché era chiaro che avesse avuto un anello al dito per
parecchio tempo, in più lo percepiva, lei era ancora "inviolata",
cosa che per quell'epoca era assai rara.
-Mi scusi…non volevo interromperla- si scusò lui subito
-No…non importa. Devo sembrarle patetica ora- sorrise
imbarazzata lei cercando di nascondere gli occhi leggermente rossi, odiava
piangere, era la cosa che le dava più fastidio, specie di fronte a chi non
conosceva.
-Per nulla, so bene cosa si prova a perdere chi si ama così.
Purtroppo mi è già successo- ammise lui
-Mi spiace- disse lei guardandolo ne era attratta, non tanto
dall'aspetto perfetto, ma dai modi di fare, dalla voce e dai suoi occhi, quei
occhi così innaturali…ma come sapeva per cosa soffriva? Era così ovvia?
-Posso farle vedere il giardino? Il modo migliore di non
soffrire e pensare ad altro- le offrì la mano, sul medio della mano destra
portava un anello molto bello e raffinato con due iniziali V.K, anche essi
intrecciati da delle rose, era molto simile al suo ciondolo.
-Va bene- gli diede la mano, fredda come mai aveva sentito
le mani di qualcuno, lui la tirò su e la condusse per il labirintico giardino
di rose
-Ha freddo?
-Un po'-disse lei. Lui si tolse la giacca e gliela mise
sulle spalle, con un movimento così naturale che sembrava essere qualcosa che
faceva spesso con lei- grazie
-Di nulla- le sorrise lui, nel farlo la luna illuminò il
ciondolo-quel ciondolo…
-Un regalo di una mia antenata, non ho idea di chi siano le
iniziali...il suo anello? Sposato?
-Nemmeno fidanzato, anch'esso è una eredità di famiglia-
sollevò appena la collana con la mano destra, facendo sfiorare l’anello al
ciondolo. Un leggero bagliore provenne da essi, la luna pensò lei, lui invece
sorrise aveva trovato qualcosa di interessante da fare alla fine. Tolse la mano
prima che potesse essere sospetto il contatto prolungato
-Sono simili- notò lei sorridendo
-Si vede che era destino che la incontrassi allora- disse
lui sorridendole- posso chiederle il motivo di quello sguardo triste?
-Ho lasciato il mio ragazzo, mi aveva tradita...non sopporto
essere tradita, non importa che sia un bacio solo o un mese intero, non ho
nemmeno idea da quanto quei due si vedevano ma da come si comportavano direi
che era parecchio. Non sopporto che mi credano stupida e giochino alle mie
spalle o che qualcuno mi menta credendo che io sia troppo stupida per capire la
verità
-Su questo concordiamo. Io stesso ho lasciato la mia ragazza
per un suo tradimento. È di qui?
-Io? No, torno da una cittadina italiana, ma sono di origine
inglese e ho vissuto poi in Francia fino ai cinque anni e Inghilterra da quando
ne avevo dodici anni, lei?
-Sono di una città chiamata Spookville, un luogo in
Transilvania
-Transilvania? Eppure non ha l'accento di quella zona
-Sono nato a Londra, ho studiato a New York, in Germania, in
Italia e in Spagna...ho anche vissuto un po' ovunque per lavoro, il mio accento
è andato perso tempo fa.
-Viaggiate molto allora, tornate mai a Spookville?
-Sempre, ogni mio viaggio mi riporta a casa, ma diciamo che
non è bello abitare da solo in una grande casa, ti fa sentire...
-Sperduto
-Già, sperduto
-So cosa provate- disse lei sorridendogli- anch'io sono
molto sola
-Lei invece?
-Sono un bel mix di lingue, parlo: francese, tedesco,
italiano, rumeno, portoghese, spagnolo, inglese, giapponese, coreano, arabo,
greco, latino...poi conosco tanti dialetti e parlo altre lingue ma ora come ora
non mi vengono i nomi in mente
-Però, molto acculturata, ama le lingue?
-Per nulla, le detesto, ma è stata una bella sfida personale
per me, sono abbastanza strana vero?
-No, invece la trovo strabiliante, io parlo anche moltissime
lingue, imparate però per necessità, lei invece le ha imparate per sua
volontà...ammirevole davvero.
Lei sorrise, si sentiva a suo agio con quel perfetto
estraneo- ha una bellissima voce, suona qualche strumento?
-Violino, pianoforte, chitarra e basso, lei?
-Chitarra, flauto traversale e dolce, arpa, pianoforte,
violino, basso, batteria, tromba, sintetizzatore e tastiera.
Lui le si avvicinò sorridendole ancora, l’avevano istruita a
dovere come c’era da aspettarsi dalla famiglia che portava il ciondolo da
generazioni- sorprendente davvero, ama la musica?
-Mi rilassa- ammise lei lasciandolo avvicinare
-Anche a me rilassa molto, lei ha una voce meravigliosa- si
complimentò lui- balla?
Scosse lievemente la testa imbarazzata- se mi guidano si, da
sola non tanto
-Potrei insegnarle volendo- disse lui di impulso- ama
leggere?
-Moltissimo, lei?
-Anche, ho un'immensa libreria a casa
-Cosa fa come lavoro?
-Sono uomo d'affari- disse lui vago-mi occupo di varie cose,
lei?
-Sono una scrittrice
-Scrittrice? Di che genere?
-Non credo sia il suo tipo di libro
Lui si fermò e la guardò sorridendo, era poco più alto di
lei e la differenza d'altezza li rendeva una bella coppia- mi metta alla prova
Lei si lasciò avvicinare- scrivo storie Fantasy, gialli,
horror, Noir e d'avventura...
-Sono i miei generi preferiti- disse lui sincero
-Tratto di cose come Vampiri, sangue di lupo,
"mostri" di vario genere, fate, assassini, detective...
-Vampiri e sangue di lupo, ci crede in queste cose?
-Credo che non esista solo ciò che vediamo- rispose lei
-Bella risposta- si complimentò lui prendendole la mano con
un gesto istintivo. Lei sorrise in imbarazzo.
-Non le ho nemmeno chiesto il nome...mi spiace, che
maleducata che sono- disse lei all'improvviso
-Mi chiamo Dark V. White Dragon, il nome di questa bella
scrittrice è?
-Lily A. Black Cadence- rispose lei mentre lui le baciava la
mano, non sapendo che lui leggeva molti dei suoi romanzi- puoi chiamarmi Lily
se vuoi…
-Allora chiamami pure Dark, mia Lily- rispose lui- vorrei
rivederti…
-Anch'io-rispose lei, non notando i canini di lui- ma ancora
per dire addio è presto, la notte è giovane
-Su questo, mi trova d'accordo.
ADORO TROPPO
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