Lady
Roseline Bloodsword
Capitolo 1: Not again
Nella mia prima vita ero Roseline Bloodsword, figlia di un
Granduca. Avevo sei sorelle maggiori ed ero la settima figlia del settimo
figlio e della settima figlia. Mio padre era il Granduca Jonathan Bloodsword,
un bell’uomo dai capelli castani e occhi verdi, ultimo di sette figli che si
sposò mia madre, al tempo lei era figlia di un conte ma salì al rango di
Granduchessa con le nozze. Mia madre si chiamava Elenoire, una bionda dagli
occhi celesti eccentrica e di nove anni più piccola di lui, anche lei era
settima figlia della sua famiglia e il suo carattere era ribelle e attivo, cosa
che di norma era un grosso problema per trovare un partner ma mio padre si
innamorò di questa suo essere “libera”. Mamma diede alla luce la prima delle
sue figlie a sedici anni. La prima di noi è stata Beatriz, bionda con occhi
celesti, il suo nome significava “viaggiatrice”. Quando crebbe ricordo che
scappò con un mercante prima dei suoi ventidue anni, purtroppo quell’uomo si
rivelò un imbroglione che la sfruttò e poi uccise. La seconda volta che mia
madre diede alla luce furono tre gemelle di solo un anno in meno a Beatriz:
Lorelei, castana con occhi castani, il suo nome significava “selvaggia” e tra
le figlie era quella meno prone a seguire le normali etichette di una lady;
Orabelle, bionda con occhi verdi, il cui nome significava “devota” ed era una
devota pianista di successo; e l’ultima delle tre Delilah, bionda con occhi
castani, il cui nome significava “seducente” e la cui abilità con vestiti e
trucchi sedusse l’intero mondo. Un anno dopo mia madre diede alla luce altre
due gemelle: Sylvie, una castana con occhi verdi il cui nome significava
“foresta” e che amava passare le giornate a caccia; e l’ultima Willow, castana
con occhi celesti, il cui nome significava “Piena di grazia” e che tra tutte
era quella più abile nel seguire le lezioni e rispecchiava l’ideale di Lady.
Passò un anno dopo che nacquero Sylvie e Willow. I miei speravano in una
settima figlia o figlio ma i medici sconsigliarono la cosa in quanto vi era una
credenza secondo la quale un settimo figlio di un settimo figlio portava un
destino cruento sulle spalle. Ovviamente come settima nacqui io e la mia
nascita fu motivo di panico per i medici che consigliarono di uccidermi ai
miei. Perché ciò? Perché sono nata con capelli neri e occhi argentei. Gli occhi
non sono il problema ma i capelli sì. Nella mia prima vita vi era questa
credenza che chi portava capelli neri era portatore di malasorte o che era
cattivo, non oso immaginare quanti figli siano stati uccisi solo per il colore
dei loro capelli. I miei mi tennero e non mi nascosero al mondo come invece
molti facevano. Mi diedero il nome di Roseline, un nome che significava
“Gentile rosa”.
L’avete notato? I miei genitori ci hanno chiamate per il
nostro cognome. Se usate le iniziali dei nostri nomi potete creare il nome
“Bloodsword”, anche se dovete ripetere tre volte Orabelle e due Delilah.
La mia vita fu…solitaria. La mia famiglia e le mie sorelle
mi amavano e veneravano, i servi erano per lo più dolci e gentili, eccetto due
maid che mi erano capitate che provarono a convincermi a tingere i miei
capelli, purtroppo riuscendoci e i miei capelli vennero in seguito tagliati
corti per il danno subito. Il problema fu che il mondo esterno non accettava la
mia esistenza e dopo aver sentito voci, sentito le mie sorelle litigare per
proteggermi da altri…diciamo che ho preferito chiudermi in camera e sparire
dalla vista del mondo. Quando feci diciotto anni fui forzata a fare il debutto
nella società come adulta e divenni fiancé di un Duca che cercava solo potere e
che in seguito causò la morte e la distruzione della mia famiglia. Morii prima
di fare vent’anni.
Non fu una vita felice e mi pentii per tutta la durata della
mia seconda vita di non aver lottato per tenere alta la mia testa.
Nella mia seconda vita nacqui come una ragazza di una
famiglia media, avevo di nuovo capelli neri ma stavolta il mondo aveva
centinaia di migliaia di persone con quel colore e alcune se li tingevano di
quel colore. La mia seconda vita fu più felice. Ero figlia unica e venni
coccolata e amata dai miei genitori. Scelsi di studiare medicina dopo aver
seguito una lezione a scuola dove un insegnante ci spiegò cos’era la genetica e
che i tratti che ci caratterizzano sono semplicemente prova di che sangue
abbiamo nelle nostre generazioni passate. Scoprii così che gli occhi castani
che le mie sorelle avevano ereditato erano dovuti ai nonni paterni e che i miei
capelli neri erano probabilmente un gene passato e mai acquisito da qualcun
altro in famiglia o se era stato acquisito era stato magnificamente nascosto al
mondo. Quando tornai a casa ero così felice che i miei genitori mi chiesero se
volessi studiare medicina da grande. Alla mia risposta affermativa i miei
decisero di farmi avere accesso a ogni libro medico che potevo chiedere e mi
portarono spesso a convegni e corsi. Divenni dottoressa e mi specializzai in
ricerca, genetica e farmacia. Vissi una lunga vita e morii di vecchiaia
lasciando tutto ai miei tre figli adottivi, non mi sposai mai in quella vita né
mi innamorai mai.
In quella vita presi passione nel leggere storie di ogni
tipo e una fu la mia storia. Beh la storia era incentrata su una ragazza di
comuni origini che sposava il mio fiancé e aiutava alla distruzione della mia
famiglia perché era convinta che io fossi malvagia. La rabbia mi crebbe nel
cuore ma lessi e rilessi quel libro, abbastanza da poterlo recitare parola per
parola. Memorizzai nomi, cognomi, date, giorni, luoghi…ogni singola persona che
aveva avuto parte nel distruggere la mia famiglia divenne mio nemico e non
potei dimenticarne uno solo di quei nomi. La memoria fotografica che avevo
dalla prima vita mi diede un vantaggio nello studio e dopo aver letto quel
libro mi misi a studiare cose che mi avrebbero potuto aiutare nella mia vita
precedente. Era leggermente inutile come cosa visto che non sapevo se avrei
potuto tornare in quella vita ma mi faceva stare meglio. Mia madre aveva sempre
amato il piano ma di noi solamente Orabelle sapeva suonarlo perfettamente.
Scelsi di provare vari strumenti e alla fine scoprii un talento con il violino
e la chitarra.
Dopo la mia morte però non fu la pace dell’eterno riposo a
farsi davanti ai miei occhi. Fu il mio mondo, il mio primo mondo.
Mi risvegliai come Roseline una seconda volta dopo quasi
cent’anni. La camera buia la riconobbi nel secondo in cui aprii gli occhi.
Odiavo la mia immagine in passato e tenevo le luci spente, le tende chiuse e
gli specchi coperti da teli per evitare la mia immagine riflessa. Spostai con
calma le coperte e scesi dal letto a baldacchino toccando per la prima volta in
cent’anni il marmo scuro della mia camera. Mi avvicinai alla specchiera e dopo
un secondo di esitazione rimossi il telo bianco che la ricopriva. Nell’ombra
della mia stanza vidi l’immagine di una bambola riflessa nello specchio.
Ero davvero così piccola un tempo?
Il volto di una bambola, la pelle chiara per mancanza di
sole, gli occhi grandi e rotondi, labbra piene e rosse, lunghe ciglia nere,
lunghi capelli scuri che arrivano al pavimento. Se non ricordo male ero intorno
al metro e settanta giusto? Le mie curve sono abbastanza evidenti nonostante
sia molto magra…tendevo a digiunare, anche perché l’idea di avere curve
disgustava il mio fiancé che preferiva figure più “mascoline”, in tutti i
sensi. Se mettessi un po’ di peso il mio corpo non sembrerebbe così fragile
vero? C’è poca luce…voglio vedermi meglio così che almeno possa decidere che
età ho.
Rompendo contatto con lo specchio mi guardo intorno piano e
mi dirigo verso una delle tre grandi finestre ad arco che danno sulla mia
camera, tiro le tende rosso sangue dai ricami neri e spingo le vetrate aperte.
In un secondo un forte vento entra nella camera e le altre due finestre si
aprono sole facendo entrare una luce accecante. Dopo essermi abituata alla luce
riguardo la mia camera illuminata. Il pavimento scuro, i muri grigi con dipinti
sopra i miei paesaggi, questo era il mio passatempo e la mia camera divenne una
tela per le mie opere, il letto matrimoniale a baldacchino coperto e sempre
chiuso dalle tende rosso sangue e quelle semi-trasparenti bianche, i mobili di
legno nero decorati da tocchi di oro, i candelabri di cristalli e gemme, gli
armadi enormi con dentro centinaia di vestiti che mia sorella Delilah e mia
madre provavano a farmi indossare, i vari porta gioie con i regali dalle mie
sorelle, l’angolo dove tengo i bauli con le mie pitture e gli oggetti per
scolpire…quanti anni sono che non li vedevo?
Mi volto piano verso lo specchio e il mio riflesso mi
blocca.
Sono sempre stata così…fiabesca?
La mia fisionomia e il mio aspetto è ciò che descriverei
come “fata” o “principessa” ai miei figli…che aver vissuto una seconda vita
dove gli standard di bellezza erano diversi mi abbia cambiato la percezione del
mio corpo?
La ragazza di fronte allo specchio mi guarda sorpresa e
sorride quando io sorrido.
Ah! Oh cielo è carina! Sono carina…ah!
Sia nella prima che nella seconda vita ho sempre adorato le
cose belle, chi pensava che anch’io ero classificabile come tale?
Ehm…tornando serie.
Dovrei avere…diciassette anni? Ah…dov’è il mio diario?
Cerco sotto il cuscino e tiro fuori il diario che in passato
è stato il mio unico confidente.
Sono in tempo…manca ancora più di otto mesi al mio
compleanno. Ho tempo di cambiare le cose. Ho tempo di evitare che Beatriz venga
uccisa…
Posso farcela.
Prima cosa…laviamoci, vestiamoci e scendiamo a colazione…in
meno di mezz’ora…proviamoci su.
Devo fare licenziare anche quelle due maid…
Sfioro gli armadi prima di aprirli e guardare tra i vari
capi che mi hanno comprato mia madre e mia sorella. Qualcosa che posso mettere
sola…di norma i corpetti sarebbero un problema ma ho scoperto un metodo per
metterli da sola usando una maniglia della porta per stringerlo se non voglio
imbrogliare…mettiamo quello nero che ricordo fosse il più semplice da chiudere
da sola. La scelta ricade su una camicetta senza maniche bianca con pizzo ai
bordi, una gonna color caffè finemente ricamata che arriva fino a sotto le
ginocchia, collant neri e scarpe con il tacco chiuse. Lego un fiocco nero al
posto della cravatta e lo fermo con una spilla dalla pietra rossa a forma di
rosa. Ora i capelli…usare la magia va bene no?
Questa era una cosa che mi era mancata nella mia vita
precedente, la comodità della magia è assurda. Guardo il mio riflesso nella
specchiera seduta tranquilla mentre le spazzole svolazzano intorno a me e
lisciano i miei lunghi capelli e li legano velocemente. In pochi secondi la
lunghezza viene accorciata dall’acconciatura alta e tenuta ferma da fermagli a
forma di rose. Speriamo di non essere fuori era…ah…devo riabituarmi ai
corsetti…ridatemi il mio reggiseno!
Sfioro la maniglia della porta e prendo fiato prima di
uscire in corridoio. Vediamo se ricordo come andare verso la sala da pranzo, di
solito Beatriz fa apparecchiare anche per me quindi non dovrebbe esserci un
problema in ciò e in questa linea temporale ho iniziato a essere una reclusa
totale due mesi fa…non deprimiamoci va…
Una delle maid che mi vede passar fa cadere il cesto del
bucato che aveva in mano e mi fissa come se stesse vedendo un fantasma…questa…lei
è la governante vero? È l’addetta al personale…ehm…Marybelle credo sia il nome?
Ha capelli di un chiaro grigio e occhi verdi e ricordo che mi faceva sempre
biscotti…dovrò forzarmi di ricordare i loro nomi…è passato troppo tempo sul
serio…
-Stai bene? –chiedo di istinto, che diavolo…da quando ho una
voce così dolce?! Ok che sono passati anni ma davvero non ricordo un cavolo di
questo corpo!
Lei sembra riprendersi- si my lady…sta scendendo per
colazione?
Da quant’è che non lasciavo le mie camere per passeggiare
per casa? Due anni? E da due mesi non facevo entrare nessuno in camera se non
per il cibo…
-Si –dico io tranquilla guardandola, sembra contentissima o
sbaglio? Ok usiamo la cosa- ehm…le maid cattive sono ancora qui?
-Maid cattive? –chiede lei subito riprendendosi
-Le due maid che mi sono state assegnate…mi prendono sempre
in giro e mi dicono brutte cose… -dico io abbassando lo sguardo piano
-My Lady cosa le hanno detto? –chiede con un sorriso
spaventoso…mi ero dimenticata che ero la sua preferita tra le mie sorelle e che
era particolarmente protettiva…
Ripeto un paio di cose che ricordo mi dicessero e posso
vedere fiamme infernali crearsi dietro Marybelle…beh qualcuno passerà un brutto
quarto d’ora…e verrà licenziata uhm?
-Non si preoccupi my Lady –dice lei prendendomi le mani- mi
occuperò subito della cosa. L’hanno aiutata a vestirsi oggi?
-No- dico io- sono mesi che non le vedo
-Non le vede? –chiede lei sorridendo ma il sorriso non è per
nulla vero- nemmeno una volta? In quanto?
-Dodici mesi? –provo io
Marybelle mi sorride- mi occuperò subito delle due…scenda
con calma my lady. Avviso i suoi genitori della cosa intanto…
Io le sorrido- grazie Marybelle
Lei si addolcisce- di nulla my lady
Scendo le scale con calma ma sento qualcuno correre
velocemente…direi che Marybelle è partita a razzo…
A essere sinceri quelle due maid erano solo cattive con me
perché disprezzavano dover avere a che fare con qualcuno con il mio colore di
capelli e quest’anno sarebbero scoppiate, finora sono solo state abusive
verbalmente e mi hanno ignorata invece di fare il loro lavoro. Le due mi
diedero una tinta per “aiutarmi”. I miei capelli ricrescono in fretta per
fortuna e in otto mesi la lunghezza era la stessa ma la tinta mi ha dato una
reazione allergica e mi rimasero orribili cicatrici lungo il collo e la schiena
dove le due avevano volutamente messo la tinta…oh beh sono cavoli loro adesso.
Dovrebbero ringraziare che l’ho detto a Marybelle e non mio
padre…il sangue è difficile da rimuovere dai mobili sapete?
Mi nascondo dietro una delle colonne quando sento la voce di
mio padre e quella di Marybelle…è arrivata prima di me…quanto ha corso?!
-Cosa?! –chiede la voce di mio padre infuriata, quella
colonna ha appena tremato o è una mia impressione…no il candelabro sta
tremando…
-Non c’è da stupirsi che Rosy non voglia uscire! –dice
subito mia sorella Beatriz- quelle due vipere…chissà cosa le hanno fatto
poverina
-Come abbiamo potuto lasciarla a loro? –chiede invece mia
madre
-Licenziatele! –dice subito Sylvie
-Che licenziatele? Dovrebbero perdere la testa! –dice invece
Lorelei, mai amate le regole e sempre stata la più violenta delle sorelle per
un motivo.
Orabelle batte il piede a terra, lo riconosco perché indossa
campanellini alle scarpe per tenere il ritmo con il piano- non oso pensare a
cosa non sappiamo
-Chi era addetto a controllare quelle due? –chiede invece
calma Willow ma sento un crack improvviso
-Willow il ventaglio…- dice Delilah- oh beh te ne farò un
altro…cerca di non ferirti
-Non preoccuparti- dice Willow- preoccupati di tenerle
lontano dalle mie mani o sarà il loro collo a fare una brutta fine
Appariamo prima che le cose finiscano male…o venga beccata a
spiarle…
Indietreggio fino alla scala e scendo stavolta facendo un
po’ più rumore. Orabelle ha l’udito di un gatto…o forse di un cane? In ogni
caso non le sfugge mai un suono nell’intera villa…il che è parecchio
preoccupante se cerchi di scapparle. L’unica che riesce a percepire di meno
sono io per il semplice fatto che uso di abitudine una magie per eliminare la
mia presenza e il suono da me, cosa che spesso crea spaventi a chi mi va a
sbattere contro di colpo o mi vede passargli davanti senza che mi avessero
visto.
Tempo che scendo l’ultimo gradino che sento due braccia
catturarmi- ROSY!
Delilah il tuo seno mi soffoca!
-Rosy! –sento urlare e sento altri cinque paia di tacchi
prima che venga soffocata da un abbraccio di gruppo.
Soffoco…
-Ragazze contegno –dice mia madre e loro mi lasciano.
Faccio un respiro di sollievo ma dura poco perché mia madre
mi tira nel suo davanzale…possibile che tutte qui sono munite di balcone!? Che
diavolo di lotteria genetica avete fatto per avere la cappella sistina come
taglia di seno e dove posso entrare per partecipare!?
-Oh la mia povera dolce e indifesa bambina- dice mamma
stringendomi- è tutta colpa di mamy, avrei dovuto controllare quando hai
iniziato a nasconderti piccola mia –dice lei guardandomi il viso e
ristringendomi- la mia bellissima bambina ha sofferto troppo! Mamy si
vendicherà per te tranquilla! La mia piccola principessa è così fragile e
magra…la mia povera bambolina!
Aiuto…
Papà mi tira in un abbraccio- piccolina di papà, di tutto
quello che ti hanno fatto ok? C’è qualcun altro cattivo? Dillo a papà che papà
penserà a rompere i loro colli
Papà fai paura…
Willow mi sorride- perché non andiamo a mangiare? Possiamo
parlare piano di tutto ciò che vuoi Rosy
Io annuisco e vengo trascinata dalle mie sorelle a tavola e
bloccata tra Willow e mia madre. Di norma la prima genita si siede vicino alla
madre e poi si va in ordine di età ma pare che per evitare che io scappi hanno
deciso di fare qualcosa di diverso oggi. Beatriz, Lorelei, Orabelle e Delilah
sono sedute alla destra di papà con Beatriz più vicina a lui, alla sinistra di
papà c’è mamma, io, Willow e Sylvie.
Perché ho la sensazione che qui non ne uscirò viva?
-Rosy, prendi lezioni con me di piano su- dice Orabelle
sorridendomi
-Orabelle- la riprende papà ricordandosi probabilmente che
non amo molto suonare il pianoforte.
In questo mondo gli strumenti considerati adatti a arti
“femminili” sono il piano, l’arpa e il flauto dolce.
Il violino è uno strumento che ogni gentiluomo dovrebbe
saper suonare insieme ad altri strumenti…in realtà sono molto liberi nella
scelta dello strumento che vogliono suonare ma il violino è un obbligo come il
piano lo è per le ragazze…
Di tutte noi Orabelle è l’unica che sa suonarlo quello
strumento.
-In realtà…volevo imparare a suonare un nuovo strumento
–dico io
Mio padre sorride- davvero?
-Quale? –chiede Orabelle super felice, lei è brava in tutti
quelli dell’arte femminile dopotutto, il piano è il suo preferito però
-Il violino –dico io
-Il…violino? –chiede lei- oh…ehm…
-Il violino? –chiede mio padre con una smorfia- non è semplice
-Non posso? –chiedo io
-Certo che puoi! –dice subito lui- assumerò l’insegnante
oggi stesso!
-Credo che il mio istruttore vada bene papà –dice Orabelle-
inoltre conosce già Rosy
Lui annuisce- va bene per te piccola?
Il signor Stephan, un uomo di vent’anni circa dai capelli
bianchi e occhi scuri, è un eccelso musicista che non bada molto a nessun tipo
di razzismo, non ha problemi con me. Fintanto che può suonare e sentire buona
musica non gliene frega chi è il suo allievo. Io ero una studentessa nella
media ma non mi ha in antipatia ed era sempre gentile con me.
-Va bene- dico io con un sorriso- grazie papà
Lui sorride contento. Fintanto che io sono felice nessuno mi
dirà mai nulla contro- parlando di altro, tra otto mesi sarà il tuo debutto in
alta società…ah come farò quando ti sposerai?
Ecco ciò che devo affrontare…
-Papà…voglio decidere io chi sposarmi –dico io decisa a mio
padre
-Certamente solo…- inizia lui
-Ho avuto un orribile sogno su quell’uomo che hai ora in
mente. Non ho intenzione di stare con lui –dico io
-Cosa hai sognato? –chiede subito lui serio. I miei sogni
sono una predizione del futuro, papà lo sa benissimo.
-Il figlio del Duca, lord Jackson sarà la causa della mia
morte- dico io. Lord Jackson è il biondo dagli occhi verdi che mi rovinerà la
vita. Evitiamolo come la peste questo giro.
Lui annuisce- cesseremo ogni contatto allora. Cosa farà?
Senza giri di parole dico direttamente ciò che ho “sognato”.
Non mi ama, mi sposerà per il nostro titolo nobiliare e potere, mi tradirà con una
popolana e poi inizierà a far fuori ogni membro della nostra famiglia finché
non riuscirà ad uccidermi.
Papà…le fiamme dell’inferno dietro di te rischiano di
bruciare casa…
-Non permetterò quel matrimonio nemmeno morto! –dice mio
padre furioso
Le mie sorelle annuiscono altrettanto incavolate.
Mamma sorride perfida- tesoro non abbiamo affari in comune
con il Duca?
Papà sorride- avevamo…dopo pranzo mi assicurerò di non
averne più
Credo di aver causato una leggera crisi economica…
****
-Il violino quindi? –chiede il professor Stephan
guardandomi, si sistema il monocolo e sorride- beh direi che è la primissima
volta che una donna mi richiede di imparare il violino…sarà un’interessante
esperienza
Io annuisco guardando il violino che mio padre mi ha
comprato.
Il violino che papà mi ha comprato ha la tavola e la parte
in legno di un dolce bianco con dei decori in argento molto fine, la tastiera e
la cordiera invece sono nere così come il poggia mento, l’archetto è nero e
argenteo.
-Bene…cominciamo con la posizione- dice lui mostrandomi la
posizione corretta e sistemando qualche errore iniziale- ok, bene…prova ad
assumerla da sola
Io riposiziono il violino come ho fatto più volte in
passato.
Lui sorride- ottimo…iniziamo con le basi ora…se posizioniamo
le dita così otteniamo…
****
-Grazie dell’invito Granduca- disse Stephan sedendosi con i
genitori di Rosy nella sala da thè
-Come stanno andando le mie bambine a lezione? –chiese
Jonathan
-Molto bene. Orabelle è un talento come sempre- disse
Stephan
-E Rosy? –chiese Elenoire
-Credo che il mio iniziale giudizio di lei sia stato errato-
disse Stephan- Rosy ha un vero talento per il violino. Oserei dire che il suo
livello di apprendimento supera persino Orabelle.
-Davvero? –chiese stupito il Granduca
-Perché non organizziamo un piccolo concerto per Rosy?
–chiese Stephan
-Ma è solo cinque giorni che sta imparando –disse Elenoire
Lui sorrise- per l’appunto…
****
-Sono nervosa- disse Beatriz
-Speriamo vada tutto bene- disse Orabelle leggermente in
ansia per Rosy.
Mentre tutti erano nervosi l’unica calma era Roseline.
Infondo era solo di fronte alla famiglia e ai servi. Non era mica umiliazione
pubblica se sbagliava. Ciò che Roseline non sapeva era che Stephan aveva
invitato alcuni suoi colleghi a sentirla suonare, proprio per dimostrare che
una persona poteva suonare benissimo senza avere il giusto colore di capelli o
sesso.
La canzone che aveva scelto era “Closer” di “The
Chainsmokers”, una canzone che aveva imparato a suonare per il violino nella
sua vita precedente e che in quel mondo non esisteva, di fatto era la
primissima volta che qualcuno l’avrebbe sentita. Chiese scusa mentalmente per
il fatto che sarebbe stata presa come “creatrice” di quella meravigliosa
canzone.
-La canzone è una sua creazione- disse Stephan mentre lei
sistemava lo spartito- non l’ho ancora sentita
I genitori annuirono e guardarono la figlia con il cuore in
gola.
Roseline sembrava una bambola come sempre e con il violino
in mano era davvero elegante. Al primo suono delle note tutti caddero come in
trans tanto erano intenti a sentirla suonare. Le note del violino erano
delicate e facevano risaltare la bravura del controllo di esse di Roseline.
Alla fine della canzone un applauso scoppiò così
spontaneamente che fecero leggermente saltare Roseline per il fracasso.
Orabelle praticamente le saltò al collo- Rosy è un genio!
Roseline si rilassò sentendo la sorella così contenta, era
nervosa su come Orabelle l’avrebbe presa ma ciò si rivelò una paura inutile.
Orabelle l’amava dopotutto.
-D’ora in poi potremo fare duetti! –disse lei continuando a
monopolizzare Roseline e impedendo ad altri di salire sul palchetto.
Roseline guardò il piano vicino a lei e sorrise- ho scritto
una cosa che vorrei suonare con te al piano…se ti va…
Lei sorrise- certo!
Roseline cercò tra gli spartiti e le consegnò quelli per il
pianoforte. Orabelle batté il piede leggendo le note e annuì- ok mi piace,
proviamo.
La canzone stavolta era “Counting Stars” dei “One Republic”.
Di nuovo Roseline chiese mentalmente perdono. Agli autori originali.
“Come c’era da aspettarselo, Ora è la più meravigliosa
creatura di tutte al piano” pensò Rosy suonando al suo fianco
“Rosy è eccelsa. Finalmente potrò suonare con qualcuno in
casa!” sorrise Orabelle
Nel mentre i professionisti erano completamente caduti in
ginocchio dall’ammirazione per il talento con il violino di Roseline. Stephan
sorrideva soddisfatto, dopotutto quei due prodigi erano le sue alunne. Un idea
gli venne in mente, forse poteva insegnare a Roseline strumenti “maschili”,
dopotutto pareva avere un talento per quelli.
-Roseline hai scritto altri pezzi? –chiese Stephan
avvicinandosi al mucchio di spartiti che la ragazza aveva lasciato su un
tavolino. Se erano anche solo la metà di quelli precedenti…
-Si –disse lei- piacciono a mister Stephan?
Lui annuì- pensavo di farli pubblicare a tuo nome. Vorresti?
Roseline alzò le spalle. Non era tanto interessata alla
cosa, dopotutto non erano i suoi lavori. Guardò Orabelle alzare uno spartito-
facciamo questo…ehm… “Take me to Church”?
Roseline sorrise, pare che le note di Hozier piacevano a
Orabelle.
Stephan rimase sul palco ad ascoltare le due suonare con
estremo diletto e poi a selezionare altre canzoni. Roseline suonava da sette
giorni ed era al livello di creare musica di quel genere e suonare come una
professionista. Nemmeno a dirlo venne subito etichettata come un genio.
La famiglia Bloodsword ottenne la nomina per un genio del
piano e un genio del violino. Il secondo del quale aveva pubblicato già un
totale di otto libri completi di spartiti su vari generi musicali per vari
strumenti, dopotutto per Roseline era facile scriverli visto che non erano suoi
ma solo musica che apprezzava nell’altra vita.
Stephan osservava ammirato Roseline mentre eseguiva una
canzone al violino accompagnata da Orabelle. L’iniziale disgusto del pubblico
che le ascoltava si sciolse in meno di otto secondi all’interno della canzone.
Rispetto a Orabelle che dava un suono più giovanile e delle volte immaturo con
le sue canzoni, Rosaline era più matura nel modo di porsi e esporsi al mondo,
lasciando quasi l’illusione che fosse già una donna adulta davanti a tutti. Un
comportamento che una regina avrebbe dovuto portare a suo parere…
****
-Non capisco perché mi stai portando a sentire musica-
protestò un uomo dai capelli neri al biondo di fronte a lui- Richard lo sai che
nulla di buono succede quando esco…
Richard sorrise- andiamo, sono le figlie dei Bloodsword che
suonano Cole, sappiamo entrambi che quella famiglia ti piace
Il moro annuì. Erano gli unici ad avere un buon comportamento
con lui nonostante i capelli neri.
-E poi siamo in una zona privata, nessuno ti vedrà- gli
disse non curante Richard
Cole sospirò scendendo con lui dalla carrozza per entrare a
teatro.
Dalla posizione elevata che avevano vide subito la bionda
dagli occhi verdi Orabelle, terza figlia della famiglia Bloodsword, in un
bell’abito sul verde speranza. La bionda guardò dietro di sé con un sorriso e
in quel momento per tutti il mondo si bloccò. Che l’Impero sapesse, l’unico
possessore di capelli neri era l’Arciduca Imperiale Cole, fratello minore
dell’Imperatore Richard. Invece ecco una creatura con capelli neri uscire dal
nulla. Gli occhi di Cole si incollarono quella che pareva una bambola vivente.
Persino Richard rimase di stucco.
Quella era la settima figlia dei Bloodsword, Roseline
Bloodsword, un nome che di recente aveva raggiunto tutti per il suo talento nel
suonare il violino. La ragazza indossava un lungo abito a sirena nero con
leggeri fili di argento che ricamavano un cielo stellato. Gli occhi argentei
della ragazza risplendevano come stelle in un trucco delicato. Nonostante
avesse lunghi capelli neri persino i più razzisti erano bloccati a guardarla.
Era una bambola vivente e la sua bellezza era evidente come un diamante sotto
il sole. La ragazza si mise a suonare con la sorella senza badare al pubblico.
La canzone era chiamata “Rockabye” secondo ciò che Richard aveva letto prima di
arrivare al teatro. Nel secondo in cui la canzone era iniziata quella che
risaltava come una stella era Roseline, il violino nelle mani della ragazza
suonava come non aveva mai suonato in mano a nessuno dei maestri che Cole o
Richard o qualsiasi nobile avessero mai visto. Non solo quello ma Roseline
aveva abbastanza talento con esso che poteva muoversi piano con esso a tempo
con la musica. Per qualche motivo, il violino parve molto più attraente quando
suonato da una fata come lei…
Cole non mosse i suoi occhi dalla mora un secondo. Certo la
musica era anche molto bella ma per i suoi occhi qualcuno con quel colore di
capelli era ancora più straordinario.
Alla fine del concerto le due si inchinarono al pubblico e
uscirono tranquille, Roseline non parve curarsene di cosa gli altri pensavano
di lei.
Cole la osservò finché poté.
-Questo spiega perché i Bloodsword sono così normali con te-
rise Richard- hey…tutto bene
Lui annuì- è…l’unica con capelli come i miei che io abbia
mai incontrato…
Richard gli sorrise- andiamo fratellino, è meglio tornare a
palazzo…ora che ci penso ci sarà un ballo per la settima figlia in sette mesi
per il diciottesimo compleanno di lei…
Cole sorrise- parteciperò
Richard rise- ovviamente
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