The Fate of
a Goddess
Capitolo 1: The
Grandfather’s Book
-Starò bene Sarah, sono qui solo per
restituire il libro. Poi prenderò il primo aereo e tornerò a casa. Non dovrei
metterci moltissimo promesso
-Ed è questo il problema Lise…dovresti
pensare a trovarti un bel maschio cara, si vive una sola volta- rispose l’amica
via cellulare.
-Sarah…-sospirò Lisette tormentandosi una
ciocca di capelli color biondo fragola, gli occhi grigi si fermarono su una
delle vetrine della cittadina e per un momento studiò il suo riflesso.
Indossava jeans chiari, stivali neri con tacco, una maglia larga bianca a
maniche lunghe. I lunghi capelli erano raccolti in una complicata treccia
nascosta per parte da un cappello morbido grigio, alla vita aveva una cintura
in pelle. Aveva con sé una borsa in pelle a tracolla che conteneva alcuni libri
e blocchi di appunti. Si sistemò gli occhiali neri- lo sai che non sono il
tipo…
-ELYON LISETTE DRAGO! –urlò l’amica al
cellulare, Lisette per poco non perse la presa sul suo per la sorpresa- non
osare neanche a pensarlo. Sei una bellissima ragazza, magra, alta…hai una
fottuta quarta…
-Come fai a sapere quello?! –chiese
imbarazzata Lisette
-Elyon per l’amore del cielo…siamo amiche da
anni! Sono sicura che potrei dire che biancheria hai ora! Cavolo ti ho regalato
completini intimi favolosi e tu…beh almeno usi completi di pizzo…vediamo…direi
che hai un bel completino nero vero?
-Q…questo non dovrebbe interessarti…-disse
lei.
-Ma mi interessa perché…andiamo…la mia sexy
amica del cuore non ha superato il bacio e ha già diciotto anni…se non la
tormento ora non la tormento più. E poi…sei avanti di due anni nel nostro
college, così avanti che i professori qui stanno impazzendo senza di te…dio
santo il professore di Mitologia Classica sembra depresso da quando non ci sei
più
Elyon Lisette Drago aveva appena diciotto
anni, era riuscita a saltare due anni ed era entrata subito nei corsi avanzati
dell’università che le due frequentavano. Ma le due non potevano essere più
diverse. Sarah aveva capelli castani e occhi verdi, aveva 20 anni ed era molto
esperta in uomini, studiava arte, sognava di diventare una pittrice un giorno e
una ballerina quello dopo, in quel periodo era una pi-cant-rina…una
pittrice/cantante/ballerina…aveva le idee…molto chiare si poteva dire, amava
divertirsi ed era sempre il centro dell’attenzione, Lisette invece era la
timidezza fatta persona, amava stare nell’ombra, studiava molto, cosa che
l’aveva resa la prima di ogni suo corso e la preferita di molti professori, era
sempre molto gentile e carina con tutti ma la sua timidezza le dava uno scudo
dalle richieste dei ragazzi, ma Sarah era un’ottima amica e l’aiutava a
declinare e mandare via i ragazzi, anche se la spingeva a essere più aperta non
aveva nessuna intenzione di lasciarla in pasto ai “porci”, come li chiamava
Sarah, dell’università. Lisette si stava laureando in mitologia, una nuova
facoltà aperta nell’università che frequentava, i corsi prevedevano mitologia
classica, nordica, greca…moltissimi corsi da completare e che lei amava
frequentare, quella vacanza era stata leggermente forzata…ma era finita in una
delle città che voleva visitare quindi non le pesava molto perdere qualche
lezione.
-Sai Lise…penso che il professor Malcom abbia
una gigantesca cotta per te tesoro, non smette di chiedere di te quando lo
vedo, dio sei sparita da quanto? Due giorni? –rise Sarah. Il professor Malcom
Black era il professore di Mitologia Classica, aveva circa trent’anni, era uno
dei professori più attraenti della scuola, aveva capelli biondi e occhi verdi.
Oltre a essere molto attraente era anche uno dei più severi tra i docenti, da
qui il soprannome “il sadico”, specie visto quanto sadico fosse il modo con cui
assegnava valutazioni…comunque con Lisette aveva trovato interessi comuni,
Lisette era una brillante studentessa, di bell’aspetto, molto timida e,
aggiungeva Sarah quando pensava a cosa potesse piacere al prof dell’amica,
molto sottomessa- è ovvio che ti vuole tesoro
-Tu sei tutta matta…ti lascio andare a
lezione. Buono studio
-Sarà che sono matta ma mi adori per quello
ricordatelo. Vado dal mio bellissimo Benito, altro che lezione, con quel moro
dagli occhi neri in classe non mi concentro mica- rise l’amica- a dopo
cucciola, fatti qualche belloccio locale e raccontami i dettagli
Lisette sospirò e mise via il cellulare-
tutta matta quella donna…ora…dove sarà questo indirizzo?
Senza volere andò a battere contro qualcuno e
per poco non cadde a terra- Mi spiace!
-Non è un problema- disse la voce di un uomo
che l’aveva presa prima che cadesse. Davanti agli occhi di Lisette c’era un
ragazzo di circa ventidue anni, capelli color fuoco e occhi ambrati, indossava
dei jeans scuri, una maglietta con un teschio e una giacca in pelle, aveva vari
piercing alle orecchie, catene alla vita e l’aria di essere un combina guai-
fatta male?
Lisette fece un passo indietro e gli sorrise-
sto bene, mi spiace esserle andata addosso
-Io sono Ray, Ray Flame, il tuo nome? –chiese
il ragazzo
-Elyon Lisette Drago- disse Lisette- Lise va
bene. Piacere di conoscerti
-Lisette? –il ragazzo sorrise- un bel nome
per una bella ragazza…sembri molto giovane
-Ho Diciotto anni –rise Lisette
-Diciotto? –chiese lui stupito- sulla tua
borsa c’è il simbolo dell’Università Cuor de Leon…
-Studio lì- disse Lisette- scusami ancora per
esserti andata contro
-Hey…aspetta –provò lui ma lei era già corsa
via- che…strana sensazione…uhm…devo informare gli altri
Lisette corse fino a che non finì il fiato
che aveva- …sono sempre strana eh? Non riesco a mantenere la calma per più di
due minuti intorno ad estranei…-si guardò intorno- e mi sono persa…sei proprio
inutile Lisette…perché diavolo ho detto il mio nome ad un estraneo poi? Cavolo…
Alzò lo sguardo verso il cielo, gli edifici
di quel posto erano alti, tutti uguali, ferro su ferro, cemento su
cemento…dov’era la natura? Qualcosa però attirò il suo sguardo- un aquila?
Il rapace scese in picchiata e atterrò su una
sbarra di ferro di fronte a lei. La osservava con estrema attenzione. Lei
allungò il braccio e senza farselo ripetere due volte l’aquila le si posò sopra
per poi lasciarsi accarezzare dalle mani di Lisette
-E tu da dove sbuchi? –chiese lei con calma
L’aquila la guardò e si rilassò sotto il
tocco di Lisette che riprese poi a camminare con l’aquila ora sulla spalla ora
sopra di lei che volteggiava- mi hai presa in amicizia?
Non era strano per Lisette, molti animali la
trovavano amichevole fin da subito, aveva foto con animali enormi come leoni o
tori che stavano calmi vicino a lei, forse era dovuto alla sua passione per gli
animali o forse era puro istinto, di fatto nessun animale la spaventava.
Intanto Ray aveva incontrato i suoi amici e
avevano ripreso a fare ciò che stavano facendo. La sensazione di Ray però non
sparì e iniziò velocemente a distrarre più volte durante le conversazioni.
Qualcosa lo stava chiamando.
-Ray tutto bene?
-Si scusate…ho la testa altrove…-disse lui
-Cerca di riprenderti- disse un uomo dai
capelli neri e occhi rossi- non possiamo rischiare distrazioni
-Mi spiace- disse Ray guardandolo
-Parlando di altro- disse un uomo dai capelli
bianchi e occhi celesti- avete visto la mia aquila?
-Non è tornata? –chiese Ray
-No, non è stata nemmeno abbattuta e da ciò
che percepisco è in una zona sicura- disse lui
-Questo è strano- commentò una donna bionda
dagli occhi particolarmente attraenti guardando l’uomo al suo fianco che
condivideva con lei un anello sulla mano sinistra- non è normale che non torni
da te…
-Non posso nemmeno vedere dai suoi occhi-
informò loro l’uomo
-Qualcosa non va allora- disse l’uomo dai
capelli neri
Ray si guardò la mano e la strinse piano per
poi riaprirla. Qualcosa lo stava chiamando e sentiva di aver perso qualcosa…perché?
***
Lisette sorrise mangiando il suo panino in un
parco e dando all’aquila al suo fianco altra carne, che essa accettò con
estremo piacere- ti piace?
L’aquila annuì contenta e osservò la ragazza
con estremo interesse.
Lisette sorrise finendo di mangiare e
prendendo un oggetto avvolto da un panno nero dai decori di oro. All’interno vi
era un libro in pelle scura delle dimensioni di un diario, aveva giunzioni in
oro e un complicato e intricato disegno sul davanti con rune che correvano
lungo i lati. Il libro era chiuso ermeticamente come se un lucchetto fosse
stato messo sopra di esso ma non vi era meccanismo per aprirlo. Il desiderio di
aprirlo era molto presente in Lisette ma non riusciva a portarsi a portarlo da
nessun esperto. Parlando sinceramente, non voleva che nessuno sapesse o vedesse
il libro oltre lei, persino la sua migliore amica non sapeva l’aspetto del
libro e non lo lasciava fuori dalla sua vista per più di dieci minuti, qualcosa
le impediva di farlo. Voleva leggerlo, voleva capire e voleva sapere cosa vi
era in quel libro-diario o quel che era. Non capiva perché però. Era di natura
curiosa ma non così tanto da prendere una vacanza per scoprire cosa c’era in un
libro, aveva di meglio da fare.
L’aquila piegò la testa osservando il libro e
si posò sulla testa di Lisette per guardarlo dall’alto.
-Questo è il libro del mio nonno adottivo-
disse Lisette all’interessato volatile- mi ha chiesto di tenerlo con me e
portarlo qui quando avrei sentito che serviva…
L’aquila la guardò incuriosita e si posò
vicino al libro.
Lisette sistemò di nuovo il panno e rimise il
libro nella borsa prima di alzarsi- andiamo su, volevo vedere un negozio di
antiquariato della zona
L’aquila annuì spiccando il volo e seguendola
tranquilla.
Una strana luce splendeva quel giorno nella
città e questo non passò inosservato a un determinato gruppo di persone…
Nessun commento:
Posta un commento