Capitolo 4: Card Game
Lisette guardò il gruppo di uomini e donne che ora stavano
parlando nella stanza accanto a quella in cui era. Era molto ma molto confusa
da ciò che stava succedendo e non era certa di come spiegare ciò che nel giro
di qualche ora aveva distrutto il suo concetto di realtà. In quel momento si
trovava in un vecchio tempio dedicato a qualche dio, il luogo era dotato di più
stanze e lei si trovava in una delle stanze laterali.
Guardò piano intorno a sé prima di alzarsi e uscire di
nascosto nella parte dove vi era il tempio. I decori dei muri erano di figure
eroiche, di armi, parti di mito e cose del genere. I colori erano spenti ed era
chiaro che il tempio fosse abbandonato da parecchi anni se non secoli. Era un
miracolo che fossero ancora in piedi. Alcune panche erano state rotte da
qualcosa che sembrava un colpo di ascia più che tempo. Travi del soffitto erano
crollate e la natura aveva provveduto a sostituire parte del tetto.
Sfiorò una delle panche per sedersi e guardò il tappeto
rosso corroborato dal tempo. Per qualche motivo il suo cuore si strinse alla
cosa. Si portò una mano al petto e continuò ad avanzare verso l’altare con
estrema calma. Nella sua mente si alteravano immagini del tempio semi distrutto
e del tempio pieno di vita. I muri interi, le immagini colorate, le voci di
persone felici, le preghiere…la vita che prima vi era qui. Guardò di fronte a sé
il luogo dove un tempo avrebbe dovuto esserci una statua della dea o del dio di
questo posto ma che per qualche motivo mancava. Vandalismo non pareva essere
presente e non pareva essere stata presa…era come se non fosse mai esistita. Era
un tempio generico? No, qualcosa le diceva di no.
Sfiorò l’altare e guardò le incisioni scritte in rune
antiche. Erano le stesse rune sul suo libro, le avrebbe riconosciute ovunque. Il
libro era di qui?
Sfiorò le incisioni con calma e un’immagine le si proiettò
vivida nella mente
Erano alcune persone che litigavano e chiunque stesse
osservando che diceva una frase “non abbandonerò il mio ruolo, dovesse
uccidermi”. Gli altri presenti provarono a convincerla ma quella persona scosse
solo la testa chiudendo un secondo gli occhi “non sono come voi. Io sono nata
per loro, non ho genitori se non loro…non li posso lasciare soli”.
Lisette chiuse gli occhi e posò le mani sull’altare. Di nuovo
quelle strane visioni…
Si allontanò dall’altare, girandovi intorno, e si avvicinò
alla porta sul retro. Era una porta dipinta sul muro con una sola parola “Per
sempre” scritta in rune.
-È qui- urlò la voce famigliare di uno degli uomini che l’avevano
condotta in quel luogo- non andare in giro da sola rischi di venir colpita.
Lisette si giro piano a guardare il moro dagli occhi rossi
che portava al fianco una spada. Aveva il corpo di chi aveva combattuto mille
battaglie e vinto ognuna di esse. Un nome continuava a girarle nella testa…beh
più di uno ma uno era quello che voleva dire. Dietro all’uomo gli altri
uscirono e l’espressione guardando il tempio era uguale per tutti, rimorso.
-Ascolta so che può sembrare assurdo ma…- iniziò lui incerto
di come approcciare un’umana
-Ares –disse lei guardandolo e congelando sul posto tutti
-C…come? –chiese il moro guardandola
-Ares –ripeté lei sfiorando l’altare- è il tuo nome vero?
-Come lo sai? –chiese lui sospettoso, non ricordava di avere
figli…beh non ricordava di avere figli che non avesse già recuperato
Lei scosse la testa rifiutandosi di rispondere- c’è una
leggenda che mi ha sempre incuriosito…si dice che un giorno gli dei furono
forzati a ritirarsi dal mondo mortale e ebbero due scelte, rimanere e venir
dimenticati o andarsene e rimanere nelle memorie di tutti ma diminuire il loro
rapporto con chi credeva ancora in loro…
Ares la guardò- cosa…
-Voi avete scelto di andarvene…- disse lei guardando chi
aveva classificato come dei nella sua mente. Non aveva mai sbagliato a decidere
chi era cosa in vita sua e ancora una volta era certa di aver preso in pieno il
punto.
Ares annuì- corretto
-Questo è il tempio di chi? –chiese lei guardandosi intorno
Ares scosse la testa- non lo sappiamo nemmeno noi…chi rimase
venne dimenticato anche da noi
Lei annuì. Rimorso di non ricordare qualcuno di caro, ecco
cos’era nei loro occhi- non è colpa vostra per ciò che vale…è stata una scelta
di chi ha voluto rimanere e se non ricordate è segno che è ancora qui no?
Ares annuì- sarebbe tornato con noi se fosse stato ucciso
-Come ci hai riconosciuti? –chiese la bionda
-Tu sei…Era –disse Lisette guardandola- corretto?
-Sì –disse lei
Lisette annuì pensosa- non so come vi riesco a riconoscere…studio
mitologia per ciò che vale e la famiglia che mi ha preso con sé è discendente
diretta di sacerdoti di tempi dedicati agli dei…forse questo è qualche tipo di
rimasuglio di potere…
Era sembrò accettare la spiegazione e la guardò- sei molto
calma
Lei sorrise tristemente- non è la prima volta che mi ritrovo
in un luogo che non conosco da sola…ci fai il callo dopo un po’…
Ares guardò una delle pitture sul muro e sospirò irritato-
in ogni caso…è il caso che tu…
Un’esplosione fece tremare l’intero tempio e Ares fu veloce
a tirare Lisette tra le sue braccia evitandole il crollo di una trave su di sé
ma la trave non cadde su di loro, la trave restò sospesa a mezzaria.
-Che diavolo…- mormorò Ares guardando la trave e poi i lati.
Due statue avevano perso le spade e quelle spade trattennero la trave- questa è
fortuna…stai bene?
Lisette annuì viola- potresti lasciarmi andare per piacere?
Lui annuì e lei indietreggiò velocemente- che cos’era?
-Chi era- corresse Ray mentre un cerchio d’oro apparve dal
nulla e coinvolse tutti loro- pare che il gioco sta per iniziare
-Gioco? –chiese Lisette guardando il paesaggio intorno a
loro cambiare in un mare bianco. Colonne apparvero dal nulla e il terreno si
modificò. Riconobbe subito la zona dov’era come un’arena ma non capì cosa
stesse succedendo.
Ray le sorrise piano, cercando di rassicurarla- andrà bene,
mi spiace pare che ti abbiamo coinvolto in qualcosa che non è proprio sicuro…
-Cosa sta succedendo? –chiese lei cercando di capire e
guardando Ares su una delle due postazioni elevate mentre loro erano tra gli
spalti.
-La vostra morte- rise una voce distorta apparendo sull’altra
piattaforma
-Ade –disse Ares guardando il dio ricoperto di una sostanza
nera
-È tempo di morire! –rise lui
Lisette guardò il dio e ebbe dei brividi, persino lei poteva
capire che quello non era il vero Ade…
Delle carte vennero evocate di fronte ai due e il gioco
iniziò…
Che diavolo stava succedendo?
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