Capitolo 19: I’m not done yet
Jennifer si svegliò incatenata a un muro in una stanza buia,
dai muri pieni di muschio, umida e sporca. Si provò a liberare ma invano.
Non aveva ricordi di cosa era successo e non ricordava
nemmeno il volto dell’uomo che aveva portato in casa sua.
Era nei guai.
-Hey! Liberatemi! Sapete chi sono io!?
Urlò per ore senza successo.
-Sta zitta- disse una voce dopo un po’- non serve a nulla
Lei si guardò intorno- Dove sei!? Chi sei!? Puoi liberarmi?!
-Sono un prigioniero come te –disse lui- non posso liberarti
Lei si morse il labbro- dove siamo?
-Non lo so- disse lui- tra poco verremo portati nella mensa,
comportati bene o ti toglieranno il cibo
-Non possono farmi questo! Sono una modella! –disse lei
-Non è che a loro interessi- disse lui
Dopo un’eternità di tempo, ovvero dieci minuti, un uomo
completamente vestito di nero trascinò Jennifer in una stanza totalmente bianca
dove l’aspettava un pasto povero di gusto e un ragazzo dai capelli e occhi
scuri.
-Tu sei? –chiese lei forzata a sedersi di fronte al ragazzo
che indossava abiti rovinati come i suoi
-Io sono Lucas- rispose lui con un’espressione dolorante e
tagli sul viso e le braccia- tu?
-Jennifer- disse lei- da…da quanto sei qui?
Lui alzò le spalle- giorni? Mesi? Anni forse? Perdi la
connessione con il tempo qui dentro, presto te ne renderai conto
-Sono una modella- disse lei- mi verranno a salvare
-Sicura? –chiese “Lucas” -c’è qualcuno che sa che sei
sparita?
Jennifer mentì- tutti si interessano a me! –guardò il cibo e
urlò- cos’è questo schifo? Non mangerò questo orrore!
Lucas non disse nulla mentre una guardia la trascinava con
forza in cella- allora non mangerai
Jennifer urlò ma non successe nulla, l’avevano rincatenata a
stomaco vuoto. Il primo di un paio di pasti che avrebbe saltato.
La famiglia di Jennifer non era in contatto con lei da anni,
aveva mandato in frantumi i rapporti perché l’avrebbero mandata giù a causa del
loro aspetto, gli amici…beh dopo gli scandali…era…era sola? Era davvero sola?
Scosse la testa.
Era una modella. Qualcuno l’avrebbe cercata in poco tempo. Poteva
sopravvivere per un paio di giorni senza…
Perse i sensi grazie al gas usato nella cella e venne
trascinata fuori.
-Che vuoi che faccia? –chiese l’uomo in nero
-Ferite, devono sembrare autoinflitte- disse il suo capo- per
ora graffi, in un paio di giorni ferite più profonde, saremo sicuri di farle
sembrare gravi ma non troppo. Quando il boss la libera deve essere sfigurata
ricordatelo ma per ora vuole giocare con lei
-Questa ha avuto sfortuna a mettersi contro il nostro boss-
disse l’uomo iniziando a fare piccole ferite
-Sfortuna? La troia ha deciso di insultare i due che il boss
è ossessionato nel tenere sotto la sua vista. Si è cercata questo finale, anzi
che non la sta facendo fuori è già tanto- disse l’uomo
Jennifer si risvegliò nella sua cella con ferite ovunque-
quando me le sono fatta?
L’orgoglio non la portò a chiamare per Lucas ma andava bene.
Lucas non era in cella infondo, aveva di meglio da fare.
Jennifer non poteva capire che cosa le sarebbe successo. Avrebbe
ceduto in due giorni al cibo spazzatura che le servivano, cibo che lei non
mangiava mai per evitare di prendere peso. Le ferite sarebbero state più
profonde ma non era certa se la stessero o meno torturando, era sempre
addormentata quando succedeva, e Lucas…
-Non capisco perché Zane preferirebbe lei a me! –disse Jennifer
mangiando il panino
Lucas divenne l’unica cosa che la teneva sana di mente, poco
sapeva che il suo angelo era un demonio.
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