WitchandAngel : Capitolo 19: We can...play...

Capitolo 19: We can...play...

Capitolo 19: We can…play…

***Anni prima***
-Boss mi hai chiamata? –chiese lei
-Vieni qui piccola
Lei si sedette vicino a lui sul divano e lui la tirò più vicino
-Siamo a lavoro…
-Non verrà nessuno
Lei sospirò baciandolo piano- non capisco…
-Cosa?
-Delle volte mi sembra di conoscerti…
Lui rise- dopo tutte le notti a letto insieme lo spero…
Lei ruotò gli occhi- conoscerti da prima…come se sapessi già chi sei…
Lui sorrise- chissà
Lei ruotò gli occhi- ignorami…me ne vado
-Ah no- disse lui tirandola a sedere sulle sue ginocchia e baciandola- non lasciarmi
Lei ruotò gli occhi- sei un bambino…
Lui rise- non mi dispiacerebbe che tu portassi il mio bambino in grembo…
-No- disse lei diretta
-Sposami?
-No- disse lei
Lui sorrise stringendola- sembra quasi che sei già sposata e non vuoi tradire tuo marito…
Lei rise- oh che non voglio sposarmi
Lui sorrise baciandola piano- vieni a dormire da me oggi?
Lei sorrise chiudendo gli occhi al suo tocco- va bene.
Poco sapeva che in quel momento gli occhi del suo ragazzo avevano una luce cattiva in loro.
-Sei mia- disse lui baciandola- lo sarai sempre
***
-Sire…- cercò di chiamarlo un demone
-Uscite- disse il demone scacciando tutti dalla stanza. In un secondo nessuno rimase lì.
Damon si avvicinò alla finestra e posò le mani sul muretto di marmo nero.
I capelli neri ribelli venivano mossi dal vento, le lunghe corna nere ossidiana rilucevano con la poca luce che c’era nel buio della notte, gli occhi rossi erano puntati verso l’orizzonte, verso dove la sua Imperatrice era tornata a vivere con i figli.
Il fisico gracile del ragazzo era stato da tempo gettato da parte. Era cresciuto sui due metri di muscoli, ferite da battaglia erano ora sparse sul corpo forgiato da guerre e guerre. L’espressione un tempo docile era dura, quasi a indicare come il suo cuore si fosse trasformato in pietra dopo la morte di Fyria.
-Era ora che tornassi –disse piano guardando il cielo notturno- mia moglie…
Aveva faticato a sfuggire alle braccia della morte quel giorno e purtroppo non poté mantenere la promessa di tenere al sicuro i figli con sé.
Ricordava ancora l’espressione di gioia del sacco di pulci e del succhiasangue quando lo avevano preso e scaraventato nella cascata infernale. La sensazione delle rocce che gli fratturavano il corpo era ancora impressa nella sua mente come quando avevano ucciso sua moglie.
Strinse i pugni ricordando come l’incantesimo protettivo della moglie l’avesse salvato per il rotto della cuffia.
Fyria era stata la sua salvezza dal primo secondo fino all’ultimo. Prima l’aveva salvato dalla morte come schiavo e poi dalla morte per mano dei suoi nemici. L’oggetto che l’aveva salvato era una piuma della moglie che conteneva proprietà curative e che se uno era in fine di vita si attivava in automatico. Aveva dato lui e i figli delle piume per assicurarsi che stessero al sicuro durante la battaglia finale e senza di quella lui sarebbe di sicuro morto, peccato che sulla moglie quelle piume non funzionassero. Era evidente che gli eroi non sapevano della cosa o non sarebbe riuscito a scappare così.
Sfiorò la piuma che aveva ancora con sé. Quante ne aveva usate per ritrovare l’anima della moglie e riportarla in vita? Quanto potere aveva sfruttato per ritrovare dov’era la sua Fyria prima di riuscire nell’intento.
Damon Hellisia non era mai stato un uomo che amava lasciare le sue cose scappare infondo.
Sorrise guardando il cielo notturno- e ora…mi tocca solo aspettare che il gioco cominci


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