Capitolo 4: Il passato di Alice
Emile le scompigliò i capelli. Lo aveva salvato. Alice era
stanca e si addormentò tra le sue braccia. Jonathan come li vide tornare mostro
dei fogli.
-Cosa sono?
-La storia di Alice, il suo passato, li ha scritti lei credo
-Quando?
-Ieri sere, li ho trovati oggi sulla mia scrivania.
-Andiamo nel tuo studio e sentiamo la storia.
****Inizio****
Io sono Alice, sono stata programmata per essere la macchina
da guerra perfetta. Il primo ricordo che ho è quello della morte dei miei
creatori, i miei genitori, li hanno uccisi perché avevano tentato di portarmi
in salvo. La prima cosa che mi hanno fatto è stata iniettarmi qualcosa nel
corpo e marchiarmi con i numeri 115482, ero l’ultima arrivata e oltre me c’erano
moltissimi ragazzini e bambini. Per un anno ci somministrarono strane punture,
giorno dopo giorno molti ragazzi morirono. Ci trattavano da cavie da
laboratorio, io non persi coscienza, ma molti degli altri prigionieri divennero
dei semplici gusci vuoti. C’erano degli uomini che ogni tanto venivano e portavano
via i “vuoti” non li rivedevo più, non so che cosa ne hanno fatto e forse è
meglio così. Uno di quei sieri mi fece malissimo all’occhio destro. Pensavo che
lo avrei perso invece divenne un mirino. Quando i tipi videro il mio occhio
cominciarono a iniettarmi più sieri e a uccidere gli altri davanti a me dicendo
“Così dovrai fare”. Ogni nuova puntura sentivo il mio corpo cambiare, altri
ragazzi che avevano sviluppato occhi strani come il mio, e avevano ricevuto lo
stesso trattamento, cominciarono a dare di matto e a cercare la morte. Rimasi la
sola in vita. Il mio numero divenne 0.1, lo scienziato che guidava il progetto
venne ucciso da un ribelle, quella persona prese i suoi appunti, tutti gli
appunti su me e gli altri, e mi portò via. Voleva ripetere l’esperimento, non
potevo permetterlo, in un momento di distrazione mi sono liberata un braccio,
slogandolo e poi rimettendomelo a posto, mi sono liberata e ho scoperto che
potevo guarire in pochi secondi se la ferita era poco grave. Presi gli appunti
e li gettai nel fuoco, mi assicurai personalmente che non rimanesse nemmeno un
singolo pezzo di quella strage e poi ho ucciso quell’uomo. Prima che potessi
anche solo sperare di essere libera venni presa dai vostri nemici e sigillata
nel posto in cui Emile mi ha trovata. Hanno provato a farmi parlare, le ossa e
le lesioni me le hanno fatte loro, ma io non ho mai aperto bocca. Nella stanza
in cui ero c’erano altri prigionieri e li torturavano nello stesso mio modo, ma
loro non erano resistenti quanto me, nel mio sangue c’è un gene particolare che
mi impedisce di morire per mano nemica. Ero svenuta al primo lancio di bombe,
quando ho riaperto gli occhi Emile mi stava portando qui e il resto lo sapete. Non
voglio combattere…ma se servirà a porre fine agli orrori che ho visto nella
mente di Emile, alle battaglie che ha combattuto, alle morti che ha visto, vi
aiuterò.
****
-Povera piccola…
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