Silver Heart: l’inizio
Capitolo 1: Un lavoro per un assassino
***24 ore prima del colpo***
Accese una sigaretta e posò i piedi sulla scrivania, la poca
luce che dava la lampadina mostrava una stanza semi-vuota, l’unico mobile era
quella scrivania consumata, la sedia su cui l’uomo era seduto e una poltrona.
Il suo cliente era poggiato sulla poltrona e lo fissava sperando accettasse ma
sapendo che mai avrebbe rifiutato una tale paga. Il cliente era un uomo dai
capelli bianchi e gli occhiali scuri, indossava un’impeccabile completo nero e
con se aveva una ventiquattrore con i soldi per il caso, aveva sui settant’anni
ma non sembrava avvertirne il peso sul suo corpo, a dire la verità sembrava
anche fin troppo movimentato. L’uomo prese una boccata dalla sigaretta
analizzando ancora il volto della ragazza. Era un uomo dai capelli neri corti,
gli occhi celesti erano coperti da delle spesse lenti scure, indossava un paio
di jeans scuri, degli stivali neri, una canottiera bianca e un soprabito
marrone. Mosse la mano per far cadere la cenere della sigaretta ormai spenta.
-Allora? –chiese il cliente impaziente
-Cosa vuole da una ragazzina?
-La ragazzina mi serve viva, ha un segreto che io bramo da
tempo, il segreto dell’eterna giovinezza. Purtroppo è sorvegliata da persone
potenti e solo tu puoi arrivarci- posò la valigetta sul tavolo- sessantamila in
anticipo e altri dodicimila alla consegna. Uccidi chiunque cerchi di fermarti.
Allora accetti l’incarico?
-Va bene vecchio pazzo, accetto
Prese la valigia e il dossier- dodici mesi di tempo
-Benissimo, ti porterò la ragazza
Uscì dalla stanza e montò sulla sua auto. Cosa diavolo voleva
quel vecchiaccio da una diciassettenne? Era solo un vecchio pervertito? Persino
a uno senza scrupoli come lui che, nei suoi venticinque anni di vita ne aveva
viste di cose, la cosa suonava strana. Come poteva quella ragazzina avere il
segreto della vita eterna. Era un vecchio pazzo ecco tutto, un vecchio e ricco pazzo.
Beh a lui che importava? Tanto doveva solo portargli la mocciosa e avrebbe
tirato su un bel bottino. La prima cosa che avrebbe fatto era comprare il
necessario per il viaggio, poi dopo la ricompensa avrebbe giocato al casinò,
era un vizio che si poteva permettere, i suoi clienti pagavano sempre cifre
esorbitanti e lui ne vinceva di altrettanto grandi. Imboccò la superstrada. Ero
un killer, ma anche un corriere. Eppure quella ragazzina dai capelli così
chiari e dagli occhi scuri gli dava una strana sensazione. Prima risolveva il
caso meglio era.
*****Dall’altro lato del mondo, Bolivia, monastero Death*****
La ragazza bionda stava seduta sul davanzale della finestra
annoiata. Un monaco, o meglio un assassino, le si avvicinò
-Qualcosa non va Dalia?
Il nome che lei portava era quello di un fiore, il fiore che
si chiamava Dalia simboleggiava riconoscenza, buon gusto, di donava per
esprimere gratitudine. Ma per lei come fiore si poteva considerare un’Erica, il
fiore della solitudine…si era sola, sola da tanto tempo.
-Nulla
-Presto arriverà l’uomo che ha il destino unito al vostro
-Si? Ne sono felice…
Rispose lei senza prestare attenzione, quindi sarebbe
arrivato un altro uomo a prenderla per portarla da qualche fanatico? Sai che
novità! Era successo giusto tredici volte a anno.
*****Aeroporto Bolivia, due ore prima del colpo*****
Era arrivato senza problemi, certo il suo abbigliamento dava
nell’occhio, un uomo con un soprabito, gli occhiali scuri, una ventiquattrore e
una sigaretta in mano è sospetto, parecchio anche. Comunque con calma prese la
moto che aveva comprato per la missione e si diresse verso il tempio nascosto
tra le cime delle montagne. Non sapeva cosa pensare sulla ragazza. Arrivò che
era sera. Trovare il posto era stata un’impresa ma nulla che lui non potesse
fare. Scese dalla moto, tolse la sicura al fucile e spense la sigaretta.
-Si va in scena.
Con un calcio aprì il portone, subito vide uno strano
silenzio, sapevano che sarebbe venuto, trappola? Poteva essere.
-Benvenuto-una voce echeggiò nel tempio
L’uomo si guardò intorno- dove sei? –la voce era di una
ragazza
-Chissà- rispose lei- comunque sono sola qui…quelle armi non
serviranno
L’uomo sapeva quando una persona mentiva, lei sembrava dire
il vero- i monaci del tempio?
-Assassini vorrai dire…sono morti secoli fa, qui l’unica viva
sono io…cosa ci fai qui?
-Sono venuto a portarti via- avanzò piano, la stanza era
malridotta e la poca luce che illuminava la camera dava a tutto un aspetto
desolato e triste
-Si? Bene- sentì un rumore di passi, lenti e costanti- sei
pronto a vedere una ragazza che ha oltre seicento mila anni?
-Ho indagato su di te- rispose lui- sei nella storia da
secoli. Sono pronto a vederti di persona
-Se lo dici tu- lei avanzò e si mise sotto la luce, era una
ragazza di diciannove anni, nella foto sembrava diciassettenne, ma i suoi
occhi, nonostante il volto giovane, erano quelli di chi aveva anni di vita,
aveva i secoli negli occhi. La bellezza e la giovinezza eterna, la maledizione
per eccellenza, ecco cosa ne pensava lui.
-Allora?
Lui mise la sicura all’arma e la mise via- vieni via con me
-Va bene…tanto non cambierà nulla
Lui le porse la mano, lei la prese. Una scossa elettrica si
creò al contatto, ma nessuno dei due si spostò. Nero ce biondo chiaro, celeste
nel rosso di lei. I suoi occhi erano di un rosso cremisi…rosso di chi aveva
visto morire tante persone care e vicine. Era davvero la cosa giusta dare
quella creatura a quel vecchio?
-Come ti chiami?
-Rubino
Presto avrebbe scoperto come quella creatura eterna gli
avrebbe complicato la vita, migliorandola forse…
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