Love Game
Capitolo 1: Never take the necklace, never
Phylia era una ragazza che passava spesso inosservata nella
sua vita. Faceva il secondo anno di Università e non aveva mai parlato con
nessuno eccetto il “fratello” maggiore. Era bella ma non era così decorata come
le compagne o eccentrica abbastanza per essere notata. Aveva capelli ramati e
occhi verde strega, studiava molto e non aveva vita sociale. Anche ora che
passava per i corridoi veniva ignorata. Non era cattiveria, le parlavano se la
urtavano o vedevano, ma non era ricordabile. 10 secondi di vita durava la
memoria di lei negli altri, era utile per evitare problemi ma non ne era di
certo felice.
-Se hai bisogno scrivimi ok? –le disse il fratello maggiore.
Si chiamava Steven, aveva capelli biondi, occhi celesti, un corpo atletico e un
carattere socievole, solare e popolare. Non erano realmente parenti, anche se
questo lei non lo sapeva, e le voci di corridoio tenevano a sottolineare
l’ossessiva possessività e la maniacale protezione che lui faceva per lei, voce
voleva che lui amasse Phylia, chissà se vero o meno era quel commento, di certo
non sarebbe stato inaspettato.
Lei annuì, al solito, e si allontanò in fretta per i
corridoi dell’università. L’occhio le cadde su una ragazza seduta su un muretto
vestita in modo molto…diciamo che era poco vestita, i capelli erano di un rosa
elettrico molto accesso e gli occhi di un verde chiaro molto luminoso, era
truccata pesantemente e mostrava fiera il suo scollo. Era Zoe, una delle più
popolari ragazze, considerata una principessa e sempre circondata da amici a
ridere e festeggiare. Phylia le passo accanto e al solito nessuno la notò.
-Forza ragazzi che stasera si vince! –urlò un bruno dagli
occhi blu. Era il leader del club sportivo dell’Università, giocava a football
come quarterback ed era noto per l’energia che trasmetteva. Il suo nome era
Fred ma era noto come Flash. Urtò Phylia che prontamente riprese l’equilibrio
prima di cadere a terra- scusa bella. Vieni alla partita a vederci vincere ok?
Phylia lo superò senza dire nulla. Tanto si sarebbe scordato
di lei tra tre…due…uno…ed eccolo ridere di nuovo con la squadra.
Entrò in classe e si sedette nella fila centrale, tirò fuori
il quaderno degli appunti e si preparò per la lezione.
-Buongiorno mie predilette principessine- sorrise entrando
il professore, un uomo che si vantava delle conquiste che faceva, che non si
dava problemi a farsi una studentessa, aveva la fama di Latin Lover e la
maggior parte delle ragazze a scuola lo venerava, persino quelle che avevano
finito con l’essere usate per una o più “botta e via”. Era alto, muscoloso, con
capelli un po’ lunghi neri e occhi scuri, si chiamava Thomas, era noto più per
i suoi modi seduttori che per come insegnava. La sua camicia era sempre mezza
sbottonata proprio a scopo di distrarre le ragazze, eppure era uno dei più
fissi sui voti. Era dura avere buoni voti con lui, era incredibilmente stronzo
nelle valutazioni con ambedue i sessi, se non avevi buoni voti era dura che lui
ti guardasse ma aveva le sue eccezioni. Le ragazze ridacchiarono come le oche
che erano, per la maggior parte almeno, e i ragazzi sembrarono tutto eccetto
impressionati dal professore. Phylia ignorò entrambi i gruppi, voleva solo
studiare, trovare un buon lavoro, farsi la sua azienda appena avrebbe potuto e
vivere una vita tranquilla, amore o matrimonio non erano cose calcolate o
volute.
Dopo le lezioni tutti si diressero verso la sala conferenze.
Salì sul palco il presidente del consiglio studentesco, Light, con grande
entusiasmo di tutta la popolazione femminile scolastica. Light aveva capelli
platinati, occhi scuri e occhiali formali. Era noto per il suo aspetto
principesco e il carattere ligio al dovere, era noto come “principe azzurro” e
aveva un fanclub molto numeroso. Avrebbe ereditato l’azienda del padre di
sicuro, da ciò che si diceva in giro almeno. Sinceramente a Phylia non
interessava, i tipi così formali e professionali erano, a suo parre, o falsi o
nascondevano qualcosa. La perfezione non era cosa che lei aveva mai creduto
vera per un mortale, quindi non poteva credere a quella farsa. Light era troppo
buono per i suoi gusti, qualcosa le diceva che lui come tutti aveva i suoi
demoni ma visto come cercava di coprirli qualcosa le diceva di stargli lontano,
molto lontano. Non che avrebbe mai dovuto in qualche modo avere a che fare con
lui.
Dopo la lunga conferenza su nuovi club e un probabile
tirocinio con importanti aziende, Phylia uscì in fretta per andare alla
prossima lezione. Nel tragitto l’occhio le cadde sul gruppo di teppisti, Light
stava, al solito, litigando con il capo del gruppo, Aaron. Aaron aveva capelli
neri e occhi blu notte, spiccava tra i suoi amici per la fama da cattivo
ragazzo e per le varie denunce e i crimini che gli macchiavano la fedina
penale. Phylia accelerò il passo, era meglio evitare problemi.
La giornata continuò come sempre. Lezioni, appunti, pausa
pranzo da sola e ora aspettava l’ultima campana per poter tornare a casa.
-Hey sorellina –la richiamò Steven avvicinandosi- scusa,
oggi devo restare a scuola per un progetto e…
-Ok…ci rivediamo a casa- disse lei tranquilla
-Ok…- disse Steven leggermente triste- a dopo allora
Phylia lo guardò allontanarsi e scese con calma le scale.
All’ingresso vide che la pioggia scendeva forte sulle strade. Tirò fuori
l’ombrello e senza pensarci iniziò a camminare sola sotto l’ombrello. Arrivata vicino
alla stazione fu costretta a schivare un’auto di corsa che la bagnò
completamente. Nel farlo però fece cadere l’occhio di lei su un tombino della
strada dove qualcosa era rimasto sulla grata. Qualcosa d’argento.
-Una collana?
Si chinò senza pensarci a recuperare il pendente porta foto.
Era d’argento, un cerchio perfetto completamento inciso, al centro quello che
sembrava una rosa dei venti con le lettere in oro. Aveva qualcosa inciso dietro
ed era completamente chiuso, che dentro ci fosse una foto o qualcosa che
avrebbe ridato il pendente al proprietario?
Tirò fuori dalla sua borsa un fazzoletto di stoffa e con
cura levò l’acqua dal pendente che per un secondo le sembrò brillare.
-Per ora andrà bene…a casa lo asciugherò per bene…-mormorò a
se stessa avvolgendo il pendente nel pezzo di stoffa e lo mise nella borsa. Si
avvicinò alle porte del treno e salì con calma.
Entrò in casa e tolse i libri e le cose dalla borsa. Ripulì
la collana e provò ad aprirla senza successo. Sospirò e decise di andarsi a
lavare. Tutto ciò che successe dopo fu la sua solita ruotine di studio ma la
testa le faceva molto male, si mise a dormire senza pensare a nient’altro, cosa
che per lei era del tutto anomala.
Mentre dormiva non vide la collana illuminarsi e mettersi
intorno al suo collo e qualcuno uscire dalla collana e sorridere guardandola
dormire- pare che io abbia trovato qualcosa di interessante…
Guardò intorno alla camera, nella completa oscurità della stanza,
e trovò il cellulare di lei vicino al letto.
Lo prese studiandolo per qualche minuto prima di ghignare e
crearne uno nero simile a quello della ragazza per sé
Si sedette sul letto accarezzandole i capelli- visto che mi
ai salvato da quella prigione, credo ti farò diventare la mia imperatrice cara…
Sorrise guardando il nuovo oggetto e immediatamente un’idea
gli enne in testa- e so giusto chi scegliere e come costringerli a giocare
Le diede un bacio sulla tempia prima di sparire nella
collana. Phylia si mosse leggermente ma ritornò a dormire tranquilla, ignara
che d’ora in poi due occhi rosso sangue l’avrebbero spiata in ogni suo
movimento e l’avrebbero seguita per parecchio tempo.
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