WitchandAngel : Capitolo 9: Mom

Capitolo 9: Mom

Capitolo 9: Mom

Niabi si sedette sul letto e aprì piano il primo dei diari della madre, avrebbe letto tutti i diari e avrebbe conosciuto così la madre.
Migisi era una donna decisamente allegra e decisa nelle sue azioni ma con un cuore d’oro. Era restia alle attenzioni maschili, odiava venir vista come un’oggetto e avrebbe mandato volentieri a quel paese chiunque volesse cambiarla
Sapeva fin da piccola chi era e non poteva curarsene di meno, a dirla tutta pensava che la madre mentisse quando le diceva dei sangue di lupo. Era convinta fossero le illusioni di una vecchia donna.
Aveva subito bullismo, lo sdegno delle altre ragazze e razzismo per com’era, aveva un giorno anche provato a tagliarsi i capelli e tingerli ma fu fermata dal padre.
Odiava il suo aspetto finché a diciassette anni non incontrò un uomo più grande di lei…
***
Era un giorno come gli altri nell’ospedale dove lavorava, finché non arrivò un soldato ferito.
-Sarai la sua infermiera, sta con lui finché non si sveglia- le aveva detto il capo reparto
Lei si era avvicinata alla stanza e le era mancato un colpo quando aveva incontrato l’affascinante biondo bendato nel letto. Non era mai stata attratta da uomini in vita sua e ci mise un po’ a calmarsi quando lo vide. Sentiva qualcosa dentro di sé che la spingeva verso di lui e l’ansia per le sue condizioni era aumentata.
Fece un respiro profondo, si aggiusto la divisa e si sedette al suo fianco per monitorare le sue condizioni. Nel farlo poté sentire il dolce odore di pino, zucchero e mele. Era quasi afrodisiaco e non poteva negare che avrebbe voluto immergersi in quell’odore.
L’uomo davanti a lei era alto, parecchio muscoloso e poteva far paura, ma aveva un volto gentile, sembrava impossibile che lui fosse un soldato o che potesse anche solo litigare con qualcuno, figurarsi ferire qualcuno.
Dei se era bello. La leggera barba, le piccole cicatrici e quel sorriso beato di chi non soffre…avrebbe potuto stare ad osservarlo tutto il giorno senza stancarsi.
Gli occhi di lei continuavano a scrutarne il corpo, se qualcuno l’avesse vista avrebbe pensato stesse facendo il suo lavoro, finché non si fermarono sulle mani di lui. Erano grosse, almeno il doppio delle minute mani che aveva lei, erano dure come quelle di chi lavora molto duramente, come quelle del padre…se quelle erano così chissà com’era…
Quando vide un movimento nelle mani di lui capì che si stava svegliando, gli occhi di lei tornarono sul volto di lui e si incrociarono con quelli di un celeste cielo del biondo.
Lui la guardò incantato per parecchi minuti e poi sorrise- sono morto eh?
Lei lo guardò confusa
-Voglio dire…una donna così bella non può essere terrena…sei una dea vero?
Lei era arrossita, nessuno l’aveva mai chiamata bella o paragonata a una dea e quegli occhi le dicevano che l’uomo era sincero- io sono Migisi Blanche, la sua infermiera siete all’ospedale signor…
-Stephan Blackmoon- rispose lui continuando a guardarla- scusate se vi fisso…ma non ho mai visto degli occhi così belli in vita mia signora…
-Signorina- corresse lei subito- so…sono priva di marito…
Lui la guardò stupito- una donna come lei?
Lei annuì- non sono nei canoni di bellezza di questo luogo signor Blackmoon
-Beh…- lui si tirò a sedere, mostrando ancora una volta quanto muscoloso fosse il corpo- direi che sono triplamente fortunato oggi- alla confusione di lei lui sorrise- non sono morto, mi sono svegliato nella compagnia della più bella donna che io abbia mai visto e costei è single…potrei essere più fortunato solo in un caso…
-Ovvero? –chiese lei
-Se lei accettasse un invito a uscire appena sarò libero di uscire da questo ospedale- rispose lui
Lei sorrise- allora direi che è il suo giorno fortunato signor Blackmoon…ha un appuntamento
Lui sorrise allegro- ottimo
***
Il Stephan che Migisi incontrò era tutto ciò che lei potesse desiderare. Amava le sue stranezze, come la guardasse, come l’amasse, come la trattava…Migisi era testarda e lui non faceva nulla per andarle contro, anzi se lei voleva fare una pazzia lui la seguiva senza esitazione, mettendosi a suo scudo quando serviva ma senza mai trattarla come se fosse inferiore a lui. Stephan la trattava come una dea in terra, la venerava nella sua unicità, amava le sue stranezze, amava i suoi tratti a un punto che lei stessa iniziò a adorare se stessa. Anche nei momenti in cui lei provava gelosia lui sapeva rassicurarla…
Una volta a un ballo dove Stephan le aveva chiesto di essere la sua dama lei aveva potuto vedere quanto l’uomo fosse popolare con il gentil sesso. Si sentiva inferiore alle belle dame che si avvicinavano ma gli occhi di Stephan erano sempre e solo su di lei.
-Mr Stephan Blackmoon- sorrise un uomo avvicinandosi con una bionda dagli occhi chiari che subito guardò Migisi come se fosse uno scarafaggio ma appena guardò Stephan si finse docile come un agnellino.
Qualcosa in Migisi ringhiava, voleva strapparle quell’apparenza docile dalla faccia e mostrare la stronza che era in realtà…aveva però estrema paura in quel momento, nonostante la brutta prima impressione che le aveva dato la bionda, era bella…provocante anche ed era chiaro che molti uomini avrebbero preferito la bionda a lei…forse anche Stephan…
-Rodrigo –salutò Stephan con il solito sorriso che aveva con un vecchio amico- quanto tempo. Come stai?
-Bene amico mio –rise l’uomo che teneva tuttavia una leggera nota di cortesia, era evidente che i due fossero legati da amicizia ma dai toni dell’uomo sembrava che considerasse Stephan un suo superiore e la cosa incuriosiva Migisi- ancora scapolo eh?
-Forse non per molto- disse vago Stephan e Migisi faticò a non arrossire, gli occhi di lui erano sull’uomo ma la mano di lui era andata a stringere quella di lei per un secondo, come a dirle chi stava facendo cambiare lui quel titolo
-Ti vorrei presentare mia nipote Vanessa
La bionda finse di arrossire e fece un leggero inchino- onorata
Migisi si sentì male, voleva vomitare per quella finta innocenza, non aveva mai amato le bugiarde e purtroppo ne era sempre circondata, inoltre i due la stavano bellamente ignorando e pretendendo che non fosse lì, cosa che le dava ai nervi
-Sai vecchio mio…lei è ancora libera- gli sorrise l’uomo che, anche se probabilmente voleva davvero aiutare Stephan a trovar moglie, in quel momento le dava solo il nervoso.
-Nonno…- disse la ragazza fingendo imbarazzo- …ma sarei onorata della cosa mr Blackmoon
Migisi ruotò gli occhi, era sul punto di strangolarla la bionda e non sapeva nemmeno perché fosse così possessiva su Stephan, erano amici da meno di due settimane e quella era solo la seconda uscita insieme che facevano, la prima era avvenuta il giorno prima, due giorni dopo che lui era uscito dall’ospedale. Era troppo poco tempo per amarla.
-Mi spiace ma non è il mio tipo –rispose diretto Stephan- senza contare che non ho apprezzato come ha guardato la persona che è con me
Il sorriso gentile di Stephan e le sue parole dure lasciarono di stucco i tre.
-Beh…è solo una schiava- disse la bionda di colpo
-Vanessa! –la riprese subito Rodrigo che poi guardò Migisi- mi spiace cara…non ti ho letteralmente vista mi spiace per questa impertinente di mia nipote
Le scuse dell’uomo le parvero sincere e Migisi fece per rispondere ma la bionda doveva aprire la bocca…
-Nonno non può essere una sua pari- disse la bionda infuriando di più Migisi
-Hai ragione- disse Stephan- lei è una dea in terra- disse guardando Migisi arrossire
Rodrigo sorrise- oh vedo che ho davanti la futura signora Blackmoon quindi…va da tua madre disgraziata- disse alla nipote guardandola male e assicurandosi che se ne andasse senza rispondere- mi spiace vecchio mio, mia figlia ha sposato un idiota e sua figlia ha preso da lui purtroppo, da quando è in prigione stiamo cercando di rettificarla.
Stephan guardò Migisi- stai bene?
-Sì –disse lei sorridendo piano- io sono Migisi Blanche
-Oh! Tuo padre è per caso Jonathan Blanche? –chiese l’uomo
-Sì –disse lei stranita dal fatto che l’uomo avesse girato la testa quasi completamente per guardarla. Solo allora si accorse che l’occhio sinistro non era vivo come quello destro
Lui sorrise- quel generale è una leggenda tra noi soldati…ah io sono Rodrigo Lance, mi spiace non essermi presentato prima ma…- indicò l’occhio sinistro- l’ho perso in guerra anni fa, sono anni che non vedo nulla da sinistra, per questo tendo ad avere qualcuno che mi stia al fianco a sinistra, nonostante la mancanza d’occhio sono ancora un ottimo stratega e quindi continuo a lavorare tra i militari…mi spiace cara, non ti ho proprio vista
-Non ti ho consigliato di guardarti intorno? –rise Stephan divertito
L’uomo scosse la testa- mi dimentico…sai signorina? È stato Stephan a salvarmi la vita
-Stephan? –chiese lei guardando il biondo ruotare gli occhi
-Non ho fatto nulla- rispose lui
-Mi avevano preso prigioniero. Il lato nemico mi aveva torturato per giorni per informazioni, la base aveva rifiutato di mandare soccorsi, io e i miei uomini eravamo certi di morire…-l’uomo sorrise- questo finché non sentimmo gli spari di un’armata. Il plotone di Stephan venne in soccorso appena seppe che il nostro era in mano nemica. Non chiese rinforzi o se dovesse o meno partire, si mosse di sua iniziativa e salvò tutti noi. Certo alcuni non ne uscirono interi, chi una gamba, chi un braccio…ma poter tornare in patria era la cosa più importante per noi…-Rodrigo sorrise- non avere un occhio non mi poteva importare meno, ho potuto tornare da mia moglie e da mia figlia e ho avuto la sorpresa di un neonato ad aspettarmi, mia moglie era rimasta incinta durante il periodo che ero a casa e non ha avuto modo di darmi la notizia finché non sono tornato
Migisi sorrise- quando è successo questo?
-Chi si ricorda…- mormorò Stephan, l’età dell’uomo era un leggero tabù, evitava sempre di rispondere e sembrava davvero vergognarsene, cosa che non capiva Migisi…d’aspetto aveva più o meno ventidue anni
-Vent’anni, tre mesi e ventisette giorni –rispose Rodrigo sorridendo alla faccia di Stephan- non scordi quando ti salvano la vita vecchio mio
-Quanti anni aveva Stephan quando l’ha incontrato? –chiese Migisi
-Direi…venticinque se non erro…- disse Rodrigo- e dammi pure del tu cara, ho il sospetto che mi vedrai molto in futuro- alla faccia confusa di Migisi lui sorrise- Stephan non ha mai avuto una dama a questi eventi, non si lascia mai chiamare per nome da chi non considera vicino e non ha mai guardato qualcuno come guarda te. Sono abbastanza sicuro che avrai una proposta di nozze in futuro
Stephan sorrise- mi farai da testimone
L’uomo rise- volentieri. Vi lascio ballare. Scrivimi vecchio lupo
Stephan sorrise stringendolo- balliamo?
Migisi annuì dandogli una mano. Ogni giorno che passava con Stephan si sentiva sempre più felice…più completa…era innamorata di lui? Sì e il fatto che fosse così poco il tempo che aveva speso con lui invece di spaventarla l’attraeva di più.
-Non sei arrabbiata vero? –chiese lui
-Per cosa? –chiese lei subito tornando con i piedi per terra
-Per la mia…età- rispose lui
Lei in quel momento focalizzò che lui aveva parecchi anni più di lei. Suo padre aveva sposato sua madre quando lei ne aveva diciotto e lui ne aveva ventitré, lei era nata quando la madre ne aveva venti e il padre venticinque. Ora che lei ne aveva diciassette la madre ne aveva trentasette e il padre quarantadue- se Rodrigo ti ha incontrato quando avevi venticinque anni…
-Ne avevo ventotto- corresse lui
Lei annuì- ventotto…ed era vent’anni fa…hai…
-Quarantotto anni- rispose lui con un sospiro pronto a venir rifiutato
-Come diavolo fai a sembrare un vent’enne? –chiese lei meravigliata
-Non lo so…forse il mio stile di vita? –provò lui- non sei arrabbiata che non ti ho detto la mia età?
-No- rispose lei subito- sei più vecchio di mio padre- rise poi
-Di tanto?
-Lui ha quarantadue anni- rise lei- sono trentuno anni di differenza i nostri quindi…
-Sono troppi? –chiese lui
Lei scosse la testa- non mi importa l’età…probabilmente mio padre stenterà a crederci quanto lo incontrerai- lei sorrise- devi chiedergli se puoi sposarmi in futuro no?
Lui sorrise- mi assicurerò di avere un sì
Il giorno in cui Stephan incontrò Jonathan e Nidawi fu memorabile per Migisi. Il padre gli aprì la porta con il fucile puntato e invece di intimorirlo Stephan aveva sorriso e si era presentato, vincendo un sorriso dell’uomo che gli aveva stretto la mano. Nessuno dei due riusciva a credere a quanto fosse grande la differenza tra l’apparenza fisica e l’età reale di Stephan, nemmeno con Nidawi che sembrava ancora una venticinquenne nonostante i suoi trentasette anni di età, le venne il sospetto che fosse un sangue di lupo e quando lo chiese Stephan la guardò incuriosito
-Non ho mai sentito di ciò in tutti i miei anni di età signora, che cosa sarebbero?
Alla curiosità genuina e all’apertura che aveva verso le tradizioni di Nidawi, l’uomo aveva vinto lo stampo di approvazione di entrambi i genitori, confermato poi quando aveva riparato i fornelli della donna. Quando poi chiese la mano di Migisi ai diciotto anni di lei nessuno dei due aveva un minimo di esitazione ad acconsentire, quell’uomo era perfetto per la figlia.
La cosa venne confermata durante gli anni di nozze. Stephan era un marito amorevole che cambiò lavoro solo perché la moglie lo voleva e si mise subito al primo posto come miglior inventore della nazione, garantendo un tenore di vita elevato sia a lei che ai genitori di lei. Stephan era orfano di entrambi i genitori e fu più che lieto di accogliere i due suoceri come se fossero i suoi genitori, tanto che quando per errore chiamò Nidawi mamma, lei si mise a piangere e lo strinse e insistette che la chiamasse così, Jonathan anche pretese il nome papà e Migisi rideva ricordando loro chi tra i tre era il più vecchio.
Migisi nel diario raccontava giornate intere, non era mai triste ed era sempre felice, Stephan si assicurava della cosa. Quando era leggermente ormonale e gli urlava contro lui spariva per poi tornare con i fiori preferiti della donna, il suo cioccolato preferito e un peluche chiedendole scusa senza avere colpa. Era sempre sorridendo con lei e si assicurava che lei fosse felice, amata e protetta.
Migisi aveva ventidue anni quando restò incinta e diede alla luce Niabi. Nessuno si aspettava che Stephan a cinquantatré anni avesse una figlia ma nessuno poteva dire che l’uomo non fosse felice. Se possibile era più allegro del solito e durante i sette mesi di gravidanza della madre lui la sommerse di attenzioni e si assicurò che nulla le mancasse.
Migisi si ammalò poi quando Niabi aveva appena un anno di vita. Non era triste, sapeva che sarebbe morta dentro di sé e l’aveva accettato. Non aveva rimorsi e sapeva che la sua bambina sarebbe stata cresciuta da un uomo meraviglioso.
Nel diario lei descriveva le sue giornate durante la malattia, si sentiva male e debole ma era felice. Stephan l’aveva accontentata nel portarla in giro per il mondo, anche se le aveva rifiutato a malincuore i luoghi dove la sua allergia sarebbe peggiorata, ma a lei non pesava, era grata di ogni secondo che aveva con la sua famiglia.
Nelle ultimissime pagine sperava che Stephan e Niabi vivessero felici e che la sua morte non pesasse loro, sperava che la sua bambina trovasse qualcuno come Stephan che l’amasse così tanto che non avesse nulla da rimpiangere nella sua vita. Le promise una cosa nell’ultima pagina, che avrebbe sempre vegliato sulla sua piccola cerbiatta.
***
-Cerbiatta- dice mio padre entrando e trovandomi a piangere. Lui mi stringe subito- Shh…va tutto bene
Io lo stringo a me- mamma era felice…era davvero felice papà…
Lui sorride stringendomi- lo so…
-Ti manca vero? –chiedo io
Lui annuisce e noto solo ora gli occhi lucidi- era la luce della mia vita la tua mamma Niabi…e se non avessi avuto te l’avrei seguita il giorno in cui ha lasciato questo mondo. Tu e la tua mamma siete l’amore della mia vita. Senza di lei sarei probabilmente morto in guerra anni fa, il giorno che l’ho incontrata ero pronto a morire, non avevo nulla per cui vivere a dirla tutta…ma ho incontrato lei…e poi ho avuto te…- mi toglie una lacrima- sei molto simile alla tua mamma sai? Spero che anche tu trovi qualcuno che ti renda felice come lei ha fatto con me piccola.
Io annuisco piano stringendomi a lui- la ami ancora a mamma vero?
Lui annuisce- più di ogni altra donna al mondo cerbiatta. Non mi sono risposato e non lo farò mai…tua madre era la mia anima gemella e sarà per sempre l’unica donna che avrò come moglie. Vieni su…andiamo a prenderci qualcosa di caldo e con parecchio zucchero…la nonna sta facendo i suoi muffin e nonno la sua cioccolata, pensavano servisse
Io annuisco- vado…a lavarmi la faccia
****
Stephan sorrise guardando la figlia parlare con Nidawi. Girò la testa e guardò fuori dalla finestra un’aquila poggiata su un ramo lì vicino e sorrise piano- Migisi...
L’aquila si avvicinò alla finestra e si posò sul braccio dell’uomo cercando una carezza che lui diede subito
-Mi manchi tanto piccola…- mormorò lui lasciando che il volatile riuscisse dalla finestra e sfiorando la fede che mai aveva tolto. La moglie era sepolta lì vicino seguendo il desiderio di Migisi in punto di morte di venir sepolta nella terra natia della madre, era uno dei motivi per cui aveva deciso di venire a vivere lì, voleva starle più vicino possibile e sapeva che quando sarebbe stata la sua ora Niabi l’avrebbe seppellito al fianco della moglie. Parte di lui non vedeva l’ora della cosa ma sapeva che aveva ancora tanto da fare sulla terra prima di poter raggiungere la sua Migisi, la prima tra tutte era assicurarsi che Niabi fosse in buone mani e poi si sarebbe potuto concedere di raggiungere la moglie.
-Papà! –chiamò Niabi con un sorriso
-Arrivo- rispose lui allontanandosi dalla finestra per raggiungere la figlia sentendo la presenza della moglie stringerlo piano e alleviare la sua mancanza. L’avrebbe aspettato, lo sapeva bene e quando l’avrebbe raggiunta avrebbe dovuto farsi perdonare tutti gli anni che non l’aveva potuta stringere e amare- allora cosa state facendo?




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