WitchandAngel : Capitolo 7: You don't own me

Capitolo 7: You don't own me

Capitolo 7: You don’t own me

Astrid stava pulendo la sua nuova casa quando vide l’album di foto. Era lì da così tante settimane che tutto ciò che era successo prima le sembrava lontano anni luce.
Si sfiorò il collo dove un tempo Stephan l’aveva morsa a tradimento, il segno dei canini non se ne era andato mai, nemmeno dopo che la cerimonia era completata. La cosa era sempre parsa strana agli altri e Stephan venne accusato di essere un po’ troppo forzato. La realtà la capì lei mentre continuava i suoi studi in medicina.
Un marchio doveva essere accettato per potersi realmente stabilire sul corpo di qualcuno. Lei…non aveva mai realmente accettato di essere sua quindi il suo lupo continuava a rigettare il marchio inconsciamente.
Sospirò piano decidendosi ad aprire il libro di ricordi e di andare giù nella sua memoria.
-Nel mio giorno libero mi voglio proprio deprimere eh?
Non era realmente in vena di guardare vecchie foto ma parte di sé voleva ricordare da dove era scappata.
Le prime foto erano del periodo del college. Ricordava benissimo come si era divertita nello studiare le varie razze e come curare ogni razza in un college esterno al branco. Quella fu l’unica volta in cui ebbe modo di scappare dal branco per un po’. Lì incontro anche parecchi altri lupi e altre razze, tra cui una pantera che aveva ritrovato nel nuovo branco e che si era messa a piangere quando l’aveva vista. Era convinta che Astrid sarebbe morta in quel branco invece…la pantera si chiamava Margot, aveva capelli e occhi castani ed era una bibliotecaria ora, i corsi di dottoressa non facevano per lei apparentemente.
Le foto erano testimonianza probabilmente dell’unico periodo felice e libero che aveva avuto in quel branco.
Dopo quelle vi erano le foto delle “nozze” con Stephan, non vi era mai stata una cerimonia vera e propria e solo il marchio era stato fatto. Doveva ringraziare l’Alpha che si era rifiutato di fargli fare la cerimonia in quel caso.
-Guarda gli stronzi…- mormorò trovando una foto dei suoi genitori.
Poteva ancora sentire ogni lite avuta con loro.
I suoi erano deboli in molte cose, un padre assetato di potere e una madre priva di spina dorsale. Uno dei motivi per cui la madre odiava sua zia era perché Nova era scappata dal branco senza guardarsi indietro, la madre non aveva mai avuto il coraggio di farlo e si era ritrovata in un matrimonio infelice e con figli infelici.
Astrid era troppo piccola al tempo per capire ma capì che Nova era nel giusto. Astrid era rimasta con la madre, provando a convincerla a scappare anche lei ma…non funzionò mai e l’unica cosa che quelle parole portarono furono uno stretto controllo da parte del padre per Astrid. Dopotutto l’Alpha John aveva gli occhi sulla figlia, quanto potere avrebbero ottenuto facendola sposare all’Alpha.
-Non siamo più nel medioevo…
Era riconoscente a Stephan per quello, era l’unica cosa decente che avesse fatto per lei. Sposandola l’aveva tolta dalle grinfie dei genitori e dell’Alpha. Visto che lei era la Theta aveva anche più potere di movimento e con la scusa di studiare nel migliore dei college si era sbarazzata di tutti per cinque meravigliosi anni. In quegli anni cominciò a calcolare dove scappare se avesse avuto modo ma…le cose si complicarono e alla fine non trovò mai il tempo…finché Stephan non la tradì.
Senza pensarci iniziò a sfogliare ogni album. Foto dopo foto, ricordo dopo ricordo, il suo buon umore andò sempre più a deprimersi.
-Perché mi sto facendo questo nel mio giorno libero –sbuffò lei buttando il libro in malomodo di lato e facendo cadere una foto da esso- …
Prese la foto piano, leggendone il retro visto che era caduta in quel modo- Astrid e Jackson?
Quel nome le diede un campanello di allarme nella mente.
-Jackson?
Una cosa che Astrid sapeva fin da piccola era che c’era qualcosa di strano nella sua famiglia. La madre era bruna con occhi verdi, il padre aveva capelli marrone scuro e occhi sul celeste. Lei era platino con occhi viola. Studiando medicina scoprì che nei Werewolf gli occhi viola erano ereditari al 100%, non potevi randomicamente nascerci, dovevi avere un genitore con quegli occhi per averli ma i suoi non li avevano mai avuti. La cosa le fece pensare che la madre avesse tradito il padre ma non portò mai l’argomento fuori, non voleva causare problemi e a lei a fin dei conti non fregava assolutamente nulla della cosa.
Ora quel nome però aveva riportato un altro ricordo in testa, qualcosa di vago che ricordava appena di quando era molto piccola. Ricordava di non essere l’unica bambina in casa ma poi lo era diventata quindi…
Girò la foto con calma e guardò tre figure nella foto. Una bambina dai capelli platino e occhi viola di circa due anni, un bambino dai capelli neri e occhi viola che doveva essere più o meno vicino come età e una donna dai lunghi capelli neri e occhi viola che sorrideva con i due in braccio.
Ricordava che Zia Nova era scappata dal branco quando lei aveva tre anni. Non ricordava bene i dettagli ma ricordava che sua madre la trascinò via mentre il padre urlava alla zia…ricordava un bambino che si nascondeva dietro zia Nova ma…
Si portò una mano alla testa mentre qualcosa si ruppe e dei ricordi entrarono.
-M…mamma? –chiese incerta.
Una cosa che il precedente Theta poteva fare era soppressione dei ricordi. Lei era troppo piccola per avere un lupo pronto a combatterla quindi non fu difficile sopprimere i ricordi di una determinata persona. Nova Starlight, una donna che cambiò nome nel secondo in cui trovò il suo mate al di fuori del branco. Non scappò via subito con lui perché rimase incinta e dopo perché i bambini erano troppo piccoli. Una lite però la spinse a fuggire, purtroppo non ebbe modo di riprendersi la figlia dalle grinfie della sorella e fu forzata a una scelta: scappare con il figlio e provare a riprenderla in futuro oppure restare e finire in catene perdendo forse ben più che la libertà. La scelta portò alla perdita della figlia.
Si sedette sul legno del pavimento della camera e iniziò a tremare. Stava avendo un crollo emotivo e poteva sentire la sua lupa guaire. Avere una manipolazione del genere per anni…doveva controllare che non ve ne fossero altre…
Non riusciva a muoversi però.
Prima che se ne accorgesse però qualcuno la strinse- Astrid
Lei alzò lo sguardo- Aidan? Cosa…
-Non rispondevi alla porta e non sei uscita oggi secondo la tua vicina, mi pareva strano così sono venuto a controllare. Quando non hai risposto alla porta mi sono preoccupato quindi sono entrato…- disse lui- stai piangendo…che è…
Lei si strinse a lui, orecchie basse, coda priva di movimento- possiamo stare così per un po’?
Lui la guardò confuso ma annuì coccolandola- certo, qualsiasi cosa vuoi.
Era arrabbiata, era triste, era felice, era confusa…era troppe cose insieme per potersi calmare in quel momento ma avere Aidan al suo fianco a stringerla la calmò parecchio e dopo un po’ riuscì a spiegargli che cos’era successo, causando la furia di lui per quel branco, cosa che la fece rilassare ancora di più. Alla fine Aidan spese la notte lì con lei per tranquillizzarla.
Dopotutto…solo il mate può calmare il proprio partner anche nel peggiore dei momenti.


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