In guerra
Capitolo 1: La superstite
Ho sempre avuto l’abitudine di controllare il campo di
battaglia per cercare superstiti, so che questo è compito di altri e non il
mio, non quello di un sergente. Sono il sergente Emile, sono di origine
americana ma combatto nelle truppe Francesi in questa guerra che sembra non
finire mai. Il mio soprannome è Carrarmato, per via della mia stazza e della
montagna di muscoli che sono, sono alto due metri, posso sollevare un’auto
volendo, ho una mira perfetta e tante medaglia da potermici fare una giacca. Il
cane con me che sta controllando ogni corpo è Mitra, una specie di lupo nero
con il muso e la pancia bianche, lui trova sempre un superstite tra i corpi e
io lo trasporto alla base, anche se non è compito nostro. Mitra è addestrato a
trovare le mine e le bombe, sa uccidere un uomo e sa lottare…persino gli
animali hanno reso armi per questa maledetta guerra. Il cane passa da un corpo
all’altro finché non si ferma su quello di un grosso soldato. Gli sento i
battiti
-Mitra è morto
Ma lui insiste nel volerlo spostare, così lo sollevo e vedo
una botola di ferro, la sollevo- bravo cane
Mitra ci si fionda dentro, io scendo le scale e inseguo il
cane. Che si ferma davanti a una porta in ferro sigillata con tantissimi
lucchetti e catene. Qualsiasi cosa ci sia dietro a quella porta non doveva
uscire. Mitra scodinzola, non è un pericolo- sta indietro
Afferro la porta e la stacco dal suo posto sul muro, era meno
resistente del previsto, la poggio di lato. Dentro è tutto buio, accendo una
torcia. C’è sangue ovunque, non è un buon segno. Sposto la torcia fino al
centro della stanza, Mitra sta abbagliando a una ragazza, le mani e le gambe
sono incatenate facendole tenere una X, al suo collo c’è una catena, lungo il
corpo è ricoperta di catene. Mi avvicino, è ancora viva! La libero con
facilità.
-Bravissimo Mitra- la sollevo e con Mitra esco fuori. Lei si
muove appena. Ha il respiro lieve, spero che riescano a salvarla. È ricoperta
di sangue, avrà si e no otto anni massimo, i suoi capelli sono rossi, non so se
è il suo colore ma credo sia sangue. Mi metto a correre con lei stretta al
petto. La vedo aprire un occhio, ha gli occhi celesti- ti porterò al sicuro.
Lei richiude l’occhio. Forse ha perso i sensi. Chissà cosa ha
passato povera.
-Sergente- mi saluta un soldato ma vedendomi così di fretta
mi lascia passare senza fare domande, credo abbia visto la ragazza.
Entro nell’edificio dove abbiamo la base, abbiamo preso
questo posto al nemico e ora abbiamo una base ben organizzata. Entro nella zona
medica, attirando lo sguardo di molti soldati, di solito non corro così per la
base. Arrivo davanti al medico che appena vede la ragazza mi indica una barella
su cui poggiarla. Io la poggio lì, lui le misura il battito e mi guarda- farò
il possibile
Fa un cenno alle infermiere di portarla via e sparisce con la
ragazza.
-Sergente? Tutto bene? –i miei due sottoposti. Erika, una
ragazza con corti capelli neri e occhi castani e il suo fidanzato, Clark, un
ragazzo dai capelli marroni e occhi neri.
-Ho trovato una ragazzina…era incatenata e ricoperta di
sangue, credo che se avessi tardato di un secondo solo sarebbe morta…
-Incatenata? –Erika si mise le mani davanti alla bocca
-Di orrori ne ho visti in guerra, ho visto gente di ogni tipo
e età morire, ma vedere quella ragazza in quelle condizioni, era incatenata
come si incatena un’arma pericolosa- dico io guardando verso la porta in cui la
ragazza è stata portata.
-Sergente la salveranno- dice Clark sorridendomi- il dottore
salva tutti sempre
-Meglio che si cambi però, se la vedrà ricoperto di sangue e
polvere da sparo si spaventerà- mi guarda Erika
-Forse è meglio. Se il dottore esce e io non ci sono
chiamatemi chiaro?
Mi allontano fino alle mie stanze, Mitra mi segue.
-Dici che c’è la farà?
Mitra abbaia e scodinzola- hai ragione devo pensare positivo.
Entro nella mia camera, una stanza semplice con due letti, un
armadio di ferro con le mie poche cose personali, due bauli di viaggio. Siamo
accampati qui da circa una settimana o due. Apro l’armadio e mi cambio la
divisa…chissà se quella ragazza ha una famiglia…io non l’ho più…la guerra me
l’ha portata via…comunque non ero sposato e figli non ne avevo…beh diciamo la
verità i bambini da me sono sempre stati terrorizzati…come dargli torto? Sono
un gigante! Torno alla zona medica, dalla mia stanza ci vogliono circa dieci
minuti buoni. Ho aspettato dieci minuti in silenzio con Mitra e i miei amici.
Dopo un tempo infinito il medico uscì dalla stanza pulendosi le mani su un
panno, era coperto di sangue. Scattai in piedi
-Riposo Sergente- scherzava lui, era un buon segno
-Come sta?
-Allora…l’hai portata appena in tempo- si toglie gli occhiali
e si passa una mano tra i capelli marroni, ha gli occhi verdi- ma le sue
condizioni…beh è viva
-Cos’ha? –chiede Erika
-Allora…ogni singolo osso nel corpo è stato rotto, ha tagli
ovunque e anche profondi, lesioni sui punti in cui aveva le catene e forse
qualche trauma cerebrale, ma per questo dovremo aspettare che si svegli. Sul
braccio destro ha un marchio con scritto 0.1. Credo che non si potrà muovere
per un bel po’, ma dovrebbe farcela. Puoi vederla
Entro nella stanza, è coricata sul letto completamente
ricoperta di bende, solo la testa non ne ha. Ha lunghi capelli biondi, un viso
angelico e sembra tranquilla.
-Ha i tuoi stessi capelli biondi Emile! Chissà se ha gli
occhi verdi come te –commenta Clark guardandola
-Si sveglierà presto?
-Non credo si sveglierà presto Emile
Prendo la mano della ragazza. Sento un rumore di ossa che
scricchiolano e poi un crack solo.
-Cos’era quel suono? –chiedo io e il medico fa per
avvicinarsi ma si blocca a fissare la ragazza.
Mi ha stretto la mano. Ha aperto di nuovo l’occhio sinistro,
il destro è chiuso.
-Ehilà…sei sveglia
Annuisce.
-Io sono Emile, questa è Erika, lui è Clark e lui è Jonathan,
il medico che ti ha salvato. Come stai?
Lei alza le spalle.
-Riesci ad aprire l’altro occhio? –chiede il medico
Lei annuisce
-Allora aprilo- gli dice lui
Lei scuote la testa.
Le lascio la mano e prendo una benda in pelle dal mobile- se
non vuoi aprirlo puoi mettere questa
Gliela poggio sulla mano e gliela chiudo. Lei mi sorride e si
mette la benda sull’occhio destro e la lega. Si mette a sedere e si guarda le
braccia e poi guarda me.
-Eri ferita e il medico ti ha curata.
Erika sparisce per i corridoi. Lei si stiracchia e fa
scattare le ossa.
-Eppure ero sicuro che erano tutte rotte- dice il medico
prendendole il braccio e guardandolo.
La ragazza mi guarda preoccupata- non ti farà del male è un
mio amico e non farebbe male ad una mosca
Sembra credermi e annuisce, però guarda ancora il medico con
aria un po’ infastidita.
-Su ora tutti i maschietti fuori- Erika entra con un sacco in
mano pieno di non so cosa- su fuori
Poggia il sacco a terra e spinge fuori Jonathan e Clark-
anche lei sergente, voglio vedere se i vestiti che ho portato vanno bene per…a
proposito non sappiamo come ti chiami…
Lei mi guarda come se volesse una risposta da me- non hai un
nome? –lei annuisce- vediamo…che ne dici di…Alice?
-Alice? È francese giusto? –chiede il medico
-Fa schifo! –commenta Erika
-Beh…
La ragazza mi sorride e annuisce- ti piace Alice?
Lei annuisce. Erika sospira- bene ma ora tutti fuori che
Alice si deve cambiare
-Alice, con la pronuncia francese! –la ribecco io
-Si certo come ti pare- ci chiude fuori.
Sentiamo un po’ di trambusto venire da dentro, un “non
correre”, un urlo, qualcosa che cadeva a terra e un “Sta calma”.
-Sicuri che Erika non mi demolirà l’intera area? –chiede
Jonathan preoccupato
-Credo che la piccola Alice le stia tenendo testa…-commenta
Clark.
Vediamo la porta spalancarsi e Alice si nasconde dietro di
me. Erika esce con in mano un vestito celeste.
-Si può sapere che diavolo stavi facendo Erika?
-Volevo solo che mettesse questo abitino- dice lei
-Non è una bambola Erika- Alice mi tira una manica della
giacca e io d’istinto la prendo in braccio- non puoi trattarla da bambola!
Alice si stringe a me. Jonathan ridacchia- pare che di te si
fidi
Mi accorgo ora di averla presa in braccio. Indossa un paio di
pantaloni militari, degli stivali neri, una maglia bianca a maniche lunghe. Ha
i capelli lunghi fino alle caviglie, la tengo con un braccio solo, è
leggerissima.
-Alice hai una famiglia? –chiede Clark
Lei si stringe a me e scuote la testa.
-Beh allora il nostro Emile diverrà la tua famiglia- dice
Erika
Lei mi guarda e io le sorrido- siamo una famiglia qui
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