Capitolo 4:
Colpa dei pianeti
Mi sono svegliata tra le sue braccia, completamente nuda, non
ci ho messo molto a realizzare cosa era successo. Mi sono vestita e sono corsa
nella mia camera, mi sono lavata, cambiata e ora sono in pantaloncini e
canottiera bianca, ho disfatto il letto per far sembrare che abbia dormito qui.
Come potrò guardare Jonathan in faccia dopo stanotte? Esco da camera mia,
incontro delle ragazze che entrano, vestite come ieri, di soppiatto. Non sono
l’unica ad aver passato la notte fuori pare. Mi metto a correre come faccio di
solito la mattina. La coda di cavallo che mi sono fatta oscilla da un lato
all’altro.
-Lucy
Mi giro, Jonathan mi sta raggiungendo, di solito corriamo
insieme. Mi metto a correre, per non dire a scappare, da Jonathan. Maledizione
non ho il coraggio di guardarlo, figuriamoci parlargli.
-Lucy!
Evito gli ostacoli, evito gli dei e i semidei che sono in
mezzo al percorso. Maledizione non riesco nemmeno a seminarlo, mi è dietro a
pochi metri. Finisco in un vicolo ceco, con le spalle a un muro di roccia, e
davanti a me Jonathan. Game over. Mi ha presa. Mi blocca al muro.
-S…si può sapere perché stamattina sei scappata? Mi sono
svegliato e non c’eri
Non lo guardo negli occhi guardo altrove- ero nel panico
-Solo perché abbiamo fatto…
Sento le guance andare in fiamme- si -lo vedo fare un
sorrisetto che a me dà sui nervi- NON ridere! –mi sono voltata per guardarlo e
lui mi ha baciata di nuovo- scemo
-No, pazzo
-Di pazzo di te e ti picchio
Mi bacia di nuovo- sei diventata la mia droga lo sai? Non
riesco a non pensare a te
Mi lascio abbracciare- scemo
-Non è cambiato nulla tra noi no?
-Ecco…tu vuoi che cambi, Jonathan?
-Voglio poter dire liberamente che sei Mia, e sola mia. Ci
mettiamo insieme?
-Va bene
Mi guarda sorpreso, poi sorride e mi bacia- e io che pensavo rifiutassi
-Perché dovrei rifiutare dopo ieri sera?
-Ah non lo so, che dici andiamo al lago? –Mi prende in
braccio
-Mettimi giù! Portami dove vuoi ma cammino da sola!
Mi mette a terra- dove voglio?
-Non a letto
-Che peccato
Scuoto la testa e torniamo ai dormitori, mi infilo un costume
da bagno, nero e bianco, prendo tutto il necessario, asciugamani, crema solare
ecc. Scendo fino al lago, Jonathan è già lì con il suo costume rosso e ci sono
già alcuni ragazzi in acqua, tra quali i miei fratelli.
-Pare che abbiamo avuto tutti la stessa idea
-Ti dispiace di non essere il solo ad averci pensato Jonny?
-No, mi dispiace che altri ti vedano in costume da bagno
-Idiota
-E non dire ma ci sono anche i miei fratelli perché, fino a
prova contraria, anche noi due siamo fratellastri.
Rido- io non ho detto nulla
Mi tira a se- ma l’hai pensato
-Non ho pensato nulla
Mi inizia a fare il solletico- confessa
-Fermo…dai che non lo sopporto
-Mi fermo se mi dai un bacio
Lo stendo- no
Sento delle risate. Aiuto Jonathan ad alzarsi e gli dico a
bassa voce- non in pubblico
-Sei la solita
Lui si tuffa in acqua insieme agli altri e iniziano a giocare
come bambini- vieni Lucy l’acqua è stupenda
Il cellulare, l’ho scordato- ho scordato il cellulare in
camera, vado a prenderlo e torno
-Ma…
Corro fino alla mia stanza, entro, poggio la borsa e raccolgo
il cellulare, stava suonando- Pronto?
-Lucy? Sono la mamma…
In quel momento mi ricordai chi ero e cosa dovevo fare.
-Capito, stai già arrivando?
-Si, mi spiace ma ho bisogno dei tuoi poteri
-No, tranquilla. Sono la tua unica alleata e figlia. Mi
preparo e arrivo ai cancelli.
-Grazie piccola
Mi rivesto e metto tutto nelle valigie, dopo pochi secondi
sono pronta. Scendo le scale e cammino verso il cancello.
-Lucy? Perché quelle valigie?
Fredda, devi essere fredda- torno a casa
Mi giro, ci sono proprio tutti eh? Non c’è niente di meglio
da fare qui?
-Tesoro…
-Sta zitto- guardo Ares con odio- non hai alcun diritto di
chiamarmi così!
Fatti odiare, per loro sarà più semplice.
-Lucy…cosa…sono tuo padre
-Padre? Non farmi ridere- la mia voce è fredda e ostile, non
è la voce che lui conosce- anche se abbiamo lo stesso DNA tu sei solo uno
stupido e ingenuo dio
-Signorina non ti conviene stuzzicare l’ira degli dei
-Altrimenti? –li guardo con odio e nei miei occhi si legge
che di loro non ho paura- non mi fate paura, siete vecchi non mi ferireste
nemmeno
Zeus perde le staffe subito e lancia una saetta- piccola
insolente!
La fermo a mezz’aria- tutto qui quello che sai fare vecchiaccio?
– sorrido, se devo essere cattiva perché non esserlo per bene?
Alzo la mano e su di lui cade una pioggia di saette che
schiva per un soffio- non intralciarmi, posso ucciderti con una facilità che
nemmeno immagini
-Tu…
-Lucy finiscila! Tua madre non gradirà sapere…
Rido- sei proprio ingenuo Ares, chi credi mi abbia istruita?
Chi pensi mi abbia guidata finora? Tu non conosci la mamma
-Lei è solo una mortale! Non farebbe…
Sento delle risate- sei proprio ingenuo Ares
Una nuvola grigia appare dal nulla e da essa sbuca mia madre
-Bella…come…
-Come mai sono qui? Non l’hai capito? Non sono una mortale
-Eh il grande Ares non lo sa? La mia mamma è la dea Nemesi,
la dea della vendetta
La mamma mette una mano sulla mia spalla e mi attira tra le
sue braccia- mi sei mancata mia preziosa arma, andiamo su
Le valigie spariscono nella nebbia –si mamma
-Ferma!
-No, Jonathan. Non provare ad intralciarmi, altrimenti ti
eliminerò
-Non lo faresti mai! Ti conosco!
-Non mi lascerai andare?
-Mai!
Alzo una mano e la punto su di lui, un pugnale lo colpisce in
pieno petto, la catena che è collegata al pugnale parte direttamente da me,
ritiro la lama, non è ferito, non morirà- per stavolta ti ho solo indebolito,
prova a seguirmi e ti ucciderò, quanto è vero che sono la dea delle lame e del
controllo.
La mamma mi tira a se e spariamo nella nebbia vedo Jonathan
cadere a terra, i ragazzi andare da lui, vedo l’odio diretto a me per quel
gesto, ma va bene così…dovevo farlo, se non l’’avessi fatto la mamma li avrebbe
eliminati. Tutta colpa dei pianeti, se solo non fosse successo nulla tra noi io
non avrei dovuto farlo…scusami Jonathan…non voglio che tu mi odi, ma è l’unico
modo…ti odio Jonathan…ti odio…
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