Capitolo 5: Gatto o Cervo?
Amelia lo
abbracciò, era passato un secolo per lei, un paio di giorni per lui.
-Mi sei
mancato- disse lei.
-Anche tu
piccola- la distaccò di poco- sei cresciuta…ho saputo che sei di livello 90,
che hai un party di prima classe…sono proprio fiero di te- disse il ragazzo di
vent’anni
-No…se non
ci fosse stato Fulmine io non avrei potuto fare nulla di tutto ciò- si guardò
intorno- dove si trova? Dove è Fulmine? –si alzò e mise una mano vicino al
cuore. Dove era finito il suo tutore, si sentì sola, no non poteva averla
lasciata.
-L’ho
mandato via- disse con un sorriso il ragazzo
Jeremy e
Tyler non parlavano ma guardavano malissimo il cervo.
-Tu cosa?!
-L’ho
mandato via, non serviva più
-Jeremy,
Tyler- i capelli biondi avevano coperto il viso di Amelia- trovate Fulmine
Loro due
sorrisero e uscirono dalla casa.
**********
Doveva essere
felice, lei aveva di nuovo una famiglia. Camminava con le mani in tasca, stava
per piovere, ci sperava, così avrebbe potuto piangere senza che nessuno lo
sapesse. Odiava quel cervo…ma che diritto aveva per tenersi Amelia? Il cervo
era parte della sua famiglia, credeva che fosse meglio così, che lei stesse con
lui, con chi amava, aveva visto le foto di Amelia con il Cervo tranquilla,
felice, serena e stupenda…si mise una mano sul cuore, iniziò a piovere e con le
gocce di pioggia anche i suoi occhi iniziarono a piangere. Aveva fatto un grave
errore…si era innamorato…della sua protetta…non l’aveva nemmeno salutata…non
avrebbe retto, avrebbe picchiato il cervo e se la sarebbe tenuta per se, era un
gatto infondo, un possessivo gatto, lasciarla andare era la cosa giusta…eppure
era anche la cosa più dolorosa che avesse mai dovuto fare, forse sarebbe…sarebbe…no…non
poteva fare nulla…doveva solo lasciarsi il passato alle spalle…si sedette su un
tronco, si era fermato al parco dove passeggiava con lei, un parco malmesso,
con tutte le strutture ricoperte dalle piante, era il LORO posto…avrebbe mai
rivisto quei occhi argentei? Quella chioma bionda? Quel sorriso? Avrebbe mai
più mangiato i suoi deliziosi piatti? Avrebbe mai più sentito la sua voce? Avrebbe
mai più provato il calore della sua pelle quando si acciambellava sul suo collo
o quando la bloccava in uno dei suoi abbracci? Avrebbe mai più sentito le sue
carezze tra le orecchie? Avrebbe mai più sentito la sua splendida voce
cantargli una canzone quando stava male? L’avrebbe più vista ballare? L’avrebbe
mai più vista combattere o allenarsi? Aveva visto nei suoi occhi ogni emozione,
ogni sentimento…non l’aveva mai vista piangere, era più forte di lui, quando
perdeva qualcuno di caro lui piangeva, era debole in questo, lei no, lo
accettava. Era impossibile non ammirarla. Era impossibile non amarla. Vide di
sfuggita il cercatore volare sulla città. Non l’avrebbero trovato. Sorrise amaramente.
L’avevano difeso, nonostante li avesse trattati male, lo avevano difeso, ma lui
non aveva lottato…si sarebbe pentito a vita di non averla salutata…lo sapeva. Avrebbe
voluto solo avere avuto un segno che aveva sbagliato…che lei lo voleva ancora
con lei.
-FULMINE!
Ora sentiva
la sua voce? Era impazzito…no…no era davvero la sua voce. Era lì all’entrata
del parco, con il fiatone, i capelli e i vestiti bagnati fradici, lo guardava
aveva…aveva gli occhi lucidi?
Gli corse in
contro. Gli diede uno schiaffo.
-STUPIDO!
AVEVI DETTO CHE NON MI AVRESTI MAI ABBANDONATO! STUPIDO! ME LO AVEVI GIURATO! E
COSA SCOPRO QUANDO MI SVEGLIO? CHE TE NE SAI ANDATO SENZA NEMMENO LOTTARE PER
ME! STUPIDO! NON SEI TU A DECIDERE QUANDO PUOI O NO ALLONTANARTI DA ME!
STUPIDO! NESSUNO POTRÀ MAI DECIDERE DI MANDARTI VIA! STUPIDO! SOLO PERCHÉ
QUELLO È TORNATO NON VUOL DIRE CHE IO LO VOGLIA COME TUTORE! STUPIDO! SOLO TU
PUOI ESSERE IL MIO TUTORE! STUPIDO! STUPIDO! STUPIDO! STUPIDO! –gli urlò
contro, era arrabbiatissima.
Stava piangendo.
Non l’aveva mai vista piangere. L’abbracciò di impulso lei lo strinse a se, non
aveva mai pianto in vita sua, lo aveva scoperto anni prima, non aveva battuto
ciglio per la morte dei suoi, non aveva mai pianto…eppure…eppure ora piangeva…piangeva
per lui…
-Non
lasciarmi- si era calmata- ti prego rimani con me- lo guardava con gli occhi
argentei lucidi, era adorabile anche quando piangeva, la adorava in tutto.
-Non me ne
vado- la strinse a se- pensavo che tu non mi volessi più, cervo è tornato così…
-Come potrei
volere un pervertito come quello? –lo interruppe lei- non mi importa niente di
lui, era il tutore di mia madre, nulla più per me. Fra me e lui non c’è nulla,
il legame si è rotto quando l’ha lasciata morire…forse non c’era nemmeno prima…
-Amelia?
-Mi basta
avere te in torno per avere una famiglia…tu sei tutto ciò di cui ho bisogno…tu
e il mio party, nulla più nulla meno…
Si avvicinò
a lui, i loro visi a pochi centimetri, il cuore del gatto accelerò il battito.
-E poi…a me
piacciono i gatti- lo baciò, annullando la distanza tra i loro volti.
*******
-Vuoi dirgli
addio? –le chiese il cervo
-Addio lo
dico a te- rispose lei- mi spiace ma non posso permettere a nessuno che non sia
Fulmine di essere il mio tutore.
-Perché?
Lei gli
aveva sorriso- mi sono innamorata del gatto nero.
-Ho perso
vedo- disse amaramente il cervo- se cambierai idea vienimi a trovare
-Non
cambierò idea.
-Buona
fortuna mia piccola Amelia
-Buona
fortuna cervo bianco- aveva risposto lei.
Non era un
addio ma solo un arrivederci. Lui sarebbe tornato a trovarla, ma non avrebbe
mai preso il posto di Fulmine, non avrebbe preso il posto del gatto nero.
******
Si staccò e
lo fissava con i suoi occhi argentati, non piangeva e non sembrava aver mai
pianto. Il cielo tornò a essere sereno e a risplendere- andiamo a casa Signor
tutore?
Gli tese la
mano, lui la prese- sai vero che ora non mi staccherò più da te?
Si erano
incamminati insieme, mano nella mano- va bene, infondo io non ti ho mai chiesto
altro
Tra gatto e
cervo avrebbe sempre vinto il gatto. Lo sapeva lei, ma di certo non glielo
avrebbe mai detto esplicitamente.
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