WitchandAngel : Capitolo 7: I have no one. Well...you have me now

Capitolo 7: I have no one. Well...you have me now

Capitolo 7: I have no one. Well…you have me now

-Alex cominciavo a pensare che…chi è? –chiese il biondo dagli occhi viola guardando la bionda che Alexander aveva portato nella loro base insieme alla refurtiva.
Quella sera Alexander sarebbe tornato nella casa di Roze con lei e avrebbe finito il lavoro togliendo di mezzo le due donne, i servi e il padre di Roze, dando quindi l’impressione di una lite finita male e facendo sembrare un rapimento la scomparsa di Roze.
-Una nuova aggiunta al gruppo- gli disse Alexander con calma e tranquillità- Roze, lui è Dalph. Dalph lei è Roze.
In un secondo dell’ostilità reciproca venne creata. In futuro entrambi avrebbero riso della cosa ma all’inizio era ovvio perché ciò era nato. Dalph era un orfano che era rimasto in vita solo grazie al continuo supporto di Alexander che lo aveva tirato fuori dalla povertà assoluta e cresciuto fino all’età di sedici anni senza farlo soffrire nemmeno un secondo. Per lui Roze era un’intrusa nella sua relazione di fratello e una possibile minaccia, che avrebbe fatto se Alexander e lui avessero iniziato a litigare per lei? Non poteva perdere il suo fratello maggiore per una puttana casuale. Per Roze invece Alexander era la sua salvezza e la sua famiglia, era qualcuno promessole sia dalla strega bianca che le voci le avevano promesso, qualcuno che l’avrebbe tenuta al sicuro e trattata come membro della sua famiglia e non una schiava o una pedina. Qualcuno che finalmente l’avrebbe accettata così com’era. In poche parole? Nessuno dei due voleva dividere. Se solo avessero saputo con quanti avrebbero dovuto dividere Alexander in futuro…
-Basta voi due- disse lui sospirando intuendo istintivamente cosa i due stessero facendo- Dalph aiutami a sistemare le cose, Roze puoi prendere la camera affianco a quella di Dalph, ha una rosa bianca incisa sulla porta, quella con una corona scura è quella di Dalph.
-La tua?
-La mia ha una rosa nera e una corona da re incise sopra- rispose lui con un sorriso divertito.
Si poteva dire che Alexander era qualcuno di anomalo in qualsivoglia vita avesse vissuto. Era sempre più informato, abile e talentuoso di chi aveva intorno, sapeva come gestire situazioni di conflitto o pericolo e non aveva nulla che gli mancasse del ruolo del leader. In molti in futuro avrebbero detto che lui era il vero capo fin dal principio.
Infondo quale migliore Re esisteva se non qualcuno che poteva muoversi nell’ombra?
Alexander era l’unico motivo per cui Roze e Dalph iniziarono ad andare d’accordo. Sapeva metterli in una situazione in cui entrambi erano in una posizione di pari potere o potevano conversare civilmente. Era attento a non far mancare nulla a nessuno dei due e non era il tipo di persona che si arrabbiava o perdeva le staffe facilmente, cosa diversa da entrambi gli altri due. Roze era più pacifica rispetto al periodo prima dell’incontro con la strega bianca ma era tuttora molto facile da irritare e ricorreva alla magia per fare male ad altri inconsciamente, Dalph era una testa calda che non esitava a creare problemi. I due erano due fuochi pronti a scoppiare e creare un incendio ma se proprio dovevano dirla tutta, qualcosa diceva loro che Alexander era un inferno mascherato da paradiso. Era chiaro che il ragazzo avesse potere e qualità da leader ma era ignaro da dove fosse uscito.
Dalph stesso avrebbe ammesso in futuro, quando finalmente era in buoni rapporti con Roze, che Alexander era apparso dal nulla un giorno nell’Orfanotrofio ed era rimasto abbastanza tempo per creare con lui un rapporto di fiducia prima che l’Orfanotrofio venisse incenerito da un nobile perché “poco elegante” e gli disturbava la vista. Era anomalo fin da piccolo Alexander ma era qualcuno di cui ci si poteva fidare ciecamente senza problemi e di cui entrambi avrebbero dipeso parecchio in futuro.
Alexander non era un tipo ambizioso, più un personaggio che se richiesto aiutava, ma era chiaro che avesse le doti per avere una posizione di potere.
Dalph desiderava una posizione di potere per poter ripagare Alexander e mostrare agli altri che non erano così patetici loro due.
Roze desiderava vendicarsi di tutti e tutto, salvando solo chi l’avrebbe aiutata.
La paura di Roze era che una volta scoperti i propri poteri Alexander l’avrebbe rigettata. Purtroppo per lei i poteri decisero di attivarsi quella sera stessa in una maniera imprevista.
Dalph la guardò completamente terrorizzato e sotto shock. Alexander spense il fuoco che si era creato con tranquillità e controllò che tutti e due fossero privi di ferite.
-Non…mi trovi un mostro…? –chiese lei intimorita
Lui la guardò confusa- non capisco perché dovei vederti come un mostro Roze, sai dare fuoco alle cose…non è poi così tanto strano. I mostri sono coloro che fanno male alla gente perché lo trovano divertente, non sei un mostro se lo fai per difenderti o per aiutare gli altri. Hai poteri, non sei mica un’anomalia.
Dopo una giornata stressante come quella che aveva avuto…Roze crollò a piangere nelle braccia di Alexander. Dalph la guardò passandosi una mano tra i capelli- beh…almeno non avremo problemi ad accendere il camino…
Alexander rise tranquillo calmando Roze con una mano e scompigliando i capelli di Dalph con l’altra.
Alla frase che Roze aveva sempre detto. Al “Non ho nessuno” che aveva sempre in mente…la frase “Hai me ora” era stata aggiunta con il sorriso calmo e la mano tesa a invitarla ad unirsi a loro di Alexander.
Per quanto in futuro entrambi l’avrebbero negato, Alexander era decisamente il fratello maggiore e più responsabile di tutti, delle volte assumeva addirittura il ruolo di padre per i due e una cosa era certa…
-Seriamente…-rise Alexander guardandoli litigare come solito- com’è che sembrate due sposini voi?
-Ma chi lo/la vuole sposare!?! –dissero in coro i due diventando rossi
-Vedremo –rise lui- se vi troverò a fare i piccioncini riderò di sicuro
-Nemmeno morto!
-Come se potessi amare un troglodita del genere!
Lui scosse la testa divertito servendo la cena con tranquillità- a tavola sposini…
…Alexander aveva sempre ragione


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