Loving you
was the best mistake
Capitolo 1: Finding you
La pioggia dovrebbe portare pace, l'aveva sempre portata a
Medusa, era la pioggia a farle scordare il suo aspetto, era una bellissima
donna una volta, ancora lo era, il corpo sinuoso era sempre lo stesso, le curve
erano le stesse, la pelle leggermente baciata dal sole era la stessa, il viso
era sempre bellissimo ma ora i lunghi e lisci come seta capelli neri erano
diventati serpenti, i meravigliosi smeraldi verdi due occhi da serpe capaci
solo di pietrificare la gente ma anche spietrificarla, aveva ormai controllo su
quella maledizione ma era dura, era dura essere sola. Era scappata per secoli e
ora viveva in una villa nel bosco, nascosta agli occhi di molti. Aveva saputo
che molti "mostri" erano stati catturati e lei non voleva farne la
stessa fine, già una volta era stata quasi uccisa da quel dannato eroe, ma era
scappata. Illusione di una serpe, così era stata descritta da chi non credeva
alla favola che le tagliarono la testa per farci uno scudo. Indossava come suo
solito un lungo e attillato abito da sera verde scuro, con scollo a cuore,
scarpe nere con tacco alto, ai polsi due bracciali d'oro legati da un velo
verde che si legava al dietro del vestito, al collo un girocollo d'oro
collegato al cappuccio verde scuro che indossava per nascondere le serpi. La
pioggia la calmava di solito...ma in quel momento una strana irrequietezza la
spinse ad uscire con un ombrello nero fuori e a passeggiare per un percorso che
non sapeva dove l'avrebbe portata. Sentì distintamente gli schiamazzi di uomini
e il pianto di una bimba. Si avvicinò affrettando il passo, capelli e occhi
celati. Gli uomini erano coperti d'acqua, l'odore d'alcol era nauseante.
Ridevano, tutti e sei, ridevano mentre una più esile figura giaceva a terra
piangendo disperata coperta di ferite a braccia e gambe. Per lei l'essere umano
aveva perso senso di vita, era futile, prepotente, un mostro molto più
pericoloso di lei per quelle creature indifese.
-Ora basta- disse uno di loro- è ora di divertirci
La piccola di strinse su se stessa mentre l'uomo slacciava
la cintura
-Oh my- disse Medusa con voce soave- cosa succede mai nei
miei boschi?
I sei si girarono, la piccola non si mosse- oh...quella vale
la pena di una scopata!
Medusa sibilò irritata- voi non valete neanche il mio tempo-
si tolse il cappuccio e sorrise a vederli urlare "UN MOSTRO", aprì
per bene i suoi poteri e pietrificati i sei chiuse l'ombrello per poi colpire
le sei statue e romperle per sempre. Dopo pochi attimi si accorse che la bimba
piangeva ancora.
-Stai bene? -chiese lei avvicinandosi accorgendosi troppo
tardi di aver scordato il cappuccio. Ma non le fu necessario infondo. La
piccola dai boccoli bordeaux aveva occhi spenti, grigi, privi di luce. Allungò
una mano titubante e sfiorò il viso di Medusa- sei una donna?
-Non si vede? -chiese lei sarcastica
-Io...non vedo- disse la piccola
-Non vedi? -chiese lei guardando la bambina, aveva massimo
cinque anni come faceva ad essere sola? Dove erano i suoi?
-Sono ceca- disse lei rabbrividendo per la pioggia, Medusa
aprì subito l'ombrello e la coprì- grazie
-Dove sono i tuoi?
-Non ne sono sicura, credo...li abbiano portati via alla mia
nascita i miei occhi vuoti...non mi volevano Miss.
Era incredibilmente intelligente, questo lo poteva percepire
grazie ai suoi poteri, quella bimba aveva davvero un intelletto fuori dal
comune eppure...- sei sola?
-Si Miss
-Vieni con me- disse solo Medusa prendendola poi in braccio,
era leggera come una piuma- i miei occhi terrorizzano la gente, i tuoi non
possono vederlo, sono un mostro ma mi prenderò cura di te per un po'
La piccola non rispose, come temeva era svenuta per le
ferite
-Gli uomini sono la vera maledizione di noi donne- sibilò la
donna pensando a cosa sarebbe successo se le sue serpi non l'avessero costretta
ad uscire.
*Tredici anni dopo*
-Sarff! –urla Medusa dalla cucina
-Arrivo mamma! –dico io alzandomi dalla poltrona nella
biblioteca e posando il libro per persone che, come me, non vedono sul tavolino
accanto alla poltrona.
Il mio nome è Sarff, letteralmente significa serpente. Mia
madre è Medusa, la famosa Medusa delle leggende. Da ciò che dice lei è un
mostro…ma sinceramente non penso lo sia. Mia madre mi ha cresciuta nonostante
la mia cecità. Non poter vedere è un enorme ostacolo per me, eppure lei non mi
ha mai lasciata sola. Mi ha insegnato a distinguere le cose con il tatto, a
usare l’udito, l’olfatto…a leggere senza vedere, si è persino procurata i libri
che potevo leggere e ha imparato a scrivere in un modo che io possa leggere quando
mi lascia le note se esce. Grazie a lei sono abbastanza indipendente da potermi
muovere da sola in giro per casa, con grosso aiuto del bastone che ha inciso
lei, ha la testa di un serpente ed è infuso di una magia protettiva che lo
anima se vengo attaccata da qualcuno.
-Eccoti qui mia piccola serpentella- la sento sorridere io.
Mi scompiglia i capelli e mi conduce al nostro tavolo. La sento muoversi verso
i fornelli e mettere qualcosa in tavola- com’è il nuovo libro?
-Bello- sorrido io- la protagonista è molto attiva e
l’autrice descrive il mondo in un modo che riesco quasi a vederlo anch’io
La sento sorridere, per quanto strano possa sembrare
“sentire” un sorriso ma capisco quando mamma è contenta ormai- sono contenta
che ti piaccia, dopo pensavo di andare in città e vedere se ne hanno portati di
nuovi
C’è una città di mostri a qualche ora da qui e mia madre va
lì spesso a fare compere. Ci sono ancora luoghi dove cercano di catturare
quelli come mia mamma ma le città di mostri sono sicure, almeno per ora, mamma
poi è bravissima a difendersi quindi non c’è da preoccuparsi.
-Grazie mamma…hai fatto il pollo arrosto- sorrido io
-La mia serpentella ama la carne infondo- ride lei- e poi
era in offerta quindi ho pensato di farlo arrosto con patate.
Io annuisco posando la mano sul tavolo e trovando le posate.
È stato difficile imparare a localizzare gli oggetti senza vederli ma penso di
essere abbastanza pratica in ciò ormai.
Non vedere è un ostacolo con cose che richiedono la vista,
cucinare ad esempio è parecchio difficile per me visto che devo trovare gli
ingredienti in base al tatto e accendere il fuoco è difficile se non sai cosa
stai cercando di far prendere fuoco. Mamma è stata sempre al mio fianco però e
mi ha insegnato con enorme pazienza tutto ciò che mi serviva per sopravvivere. Mamma
non è ceca ma ha dovuto nascondere gli occhi dagli umani per secoli, ciò le ha
permesso di imparare a fingersi ceca e a non usare gli occhi se non necessario
per un lungo periodo di tempo, quando ha imparato a controllare i suoi poteri
però non le serviva più nasconderli ma le sue conoscenze sono tornate utili
quando mi ha adottato.
Mamma ha tanti amici tra i mostri come il Minotauro o
Aracne, loro spesso vengono a casa nostra per stare un po’ con noi. I mostri
non hanno figli, non tutti almeno, principalmente perché vista la natura che
hanno e come vengono cacciati in continuazione non sarebbe sicuro avere un
figlio, specie se questo diverrebbe un’arma contro il genitore. Quando mamma mi
ha presentato come sua figlia tutti i suoi conoscenti erano preoccupati per
lei, e se la rapiscono per catturarti? E se ti feriscono usando lei come loro
scudo? Quando hanno scoperto che ero ceca però hanno capito perché mamma mi
aveva preso, io ero l’unico tipo di umano che potesse starle vicino senza
timore di venir solidificata. Se mi rapiscono mamma può usare i poteri senza
problemi poiché non hanno effetto su di me e la cosa è molto vantaggiosa per
noi.
Mamma è molto bella secondo me, quando mi abbraccia posso
sentire che è magra e ha un corpo curvoso, ha lunghi capelli fatti di serpenti
ma sono sempre morbidi al tatto e ha un viso dolce e gentile. Le sue mani sono
sempre delicate e mi trasmettono sicurezza, quando mi abbraccia sento che
niente al mondo potrebbe mai ferirmi perché lei è qui con me. I serpenti che ha
tra i capelli sono anche molto amichevoli, mi coccolavano spesso quando ero
piccola e tuttora mi stuzzicano con le loro lingue per farmi ridere quando sono
giù. Mamma non è un mostro, mamma è mia mamma.
-Ok Sarff, io vado a fare spese, non aprire a nessuno e non
uscire fuori- dice lei- è pericoloso se non ci sono io e tieni Cobra vicino a
te. Ti voglio bene amore mio, tornerò il prima possibile- mi dice
abbracciandomi stretta
-Farò come dici- dico io- sta attenta e torna presto mamma
Lei mi sorride ed esce chiudendo la porta a chiave. Cobra mi
si arrampica subito intorno alle spalle e sibila piano per indicare che la
porta è chiusa- grazie Cobra
Cobra è uno dei serpenti che vivono nella nostra casa, mamma
li ha addestrati nel corso della sua vita e sono tutti molto leali e gentili. Quando
mamma esce loro sono in carica di controllare che io sia al sicuro e sono
collegati a lei via telepatia, se qualcosa succede la mamma lo saprà. Cobra è
il braccio destro sinistro di mamma, il suo destro invece è Basil, un basilisco
che vive dentro le fondamenta della casa e che esce dal sotterraneo nei muri
solo se serve il suo aiuto. Basil è molto lungo e grosso, mamma dice che è il
più grosso serpente esistente e ha le stesse abilità di mamma nel pietrificare
le persone. Lui è anche l’unico che sa parlare la lingua umana e mi ha
insegnato a capire quella dei serpenti. Per questo io lo chiamo papà, ma lui e
mamma non sono insieme…credo.
-Andiamo da papà Cobra- dico io
Cobra annuisce, cosa che percepisco con il movimento che fa
della testa, e mi indica con la coda la direzione delle scale. Il fatto che
conosca la casa ormai non significa che sia tranquilla nel muovermi, potrei
inciampare o cadere senza una guida. La casa in cui vivo con mamma è un vecchio
castello che era in rovina, ha decorazioni appuntite, trappole e delle catacombe
sotto il sotterraneo. Basil si è fatto un letto con gli scheletri delle persone
che hanno provato a ferire la mamma nel corso dei secoli, anche se può creare
statue da giardino con loro lui preferisce divorarli e sputare fuori le ossa, è
più spaventoso dice.
-Papà? –chiedo scendendo le scale. Non ho idea di come sia
questo ambiente, sento che è umido, largo e che ha un filo d’acqua sul
pavimento, un filo che arriva alle mie caviglie ma dettagli, so che ci sono
torce a decorare il muro perché mamma me l’ha descritto e ha anche descritto
delle incisioni che ci sono nel muro di pietra che ha fatto Basil quando si annoiava,
so che ci sono vari scheletri umani e non qui e so che c’è del muschio sui muri
perché ne sento l’odore, per il resto è solo una grossa sala con colonne a
sorreggere il soffitto e varie aperture che portano in vari punti del
territorio. Basil mi sente arrivare perché lo sento muoversi verso di me.
-Ssssarff, la mamma è fuori? –chiede con una S molto lunga
come solito
-Si –dico io- è andata a fare spese, va bene se sto un po’ con
te?
Lui annuisce, posso sentire il movimento dell’aria intorno a
me, e mi tira su con la coda per poi portarmi sulla piattaforma dove ci sono
delle sedie in ferro messe da mamma per evitare che mi bagnassi troppo- vuoi
che ti racconti una favola?
Io annuisco contenta, papà non apprezza come dice le s
quindi cerca sempre di evitare il più possibile l’utilizzo delle s quando
parla. Io le trovo carine però, specie come dice il mio nome.
Mi accoccolo sulla sedia mentre lui inizia a raccontarmi
qualche leggenda, su come gli eroi dicono di aver sconfitto mamma e altri
mostri. Fa ridere se pensi che in molti sono vivi o non erano morti come si
pensava.
Un campanello d’allarme suona nella mia testa e papà nota il
cambio della mia espressione- tutto bene piccola?
Io scuoto la testa- Cobra contatta mamma…ho una brutta
sensazione e…
Cobra annuisce e dopo parecchi minuti scuote la testa
sibilando piano.
-Non puoi raggiungerla? –chiede Basil in ansia ora- piccola
va nella tua camera e chiuditi lì. Mandiamo qualcuno a vedere la sss-situazione
Io annuisco e dopo che mi ha posato sulla scala salgo usando
il bastone e la ringhiera mentre lo sento muoversi in fretta per uno dei
corridoi secondari.
Secondo gli antichi coloro che non hanno la vista possono
vedere il futuro…spero che non sia ciò che ho sentito perché se quello fosse
vero…mamma è nei guai.
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