Capitolo 35: Hush, little child
Un orsetto venne lanciato contro il muro e schivò per poco
il povero Alaric che era venuto a vedere il bambino.
Léonie ridacchiò riprendendo il peluche- Zeno, non fare così
Zeno Eden Rey Odin era il primo figlio di Léonie. Aveva
quasi un anno ed era estremamente aggressivo con chiunque ci provasse con la
madre, anche se con aggressivo si intendeva solo lanciare addosso ai
malcapitati i peluche che aveva.
Il bambino era particolarmente adorabile, aveva capelli neri
come la notte e due grandi occhioni color gemma. Era così adorabile che da
adulto sarebbe di sicuro diventato un rubacuori.
Il bambino alzò le braccia quando la madre si avvicinò,
esigendo di venir preso in braccio e, come sempre, Léonie lo prese in braccio-
cosa c’è piccolino? Ti manca la mamma?
Il bambino annuì stringendola e, visto che Léonie non poteva
vederlo in quella posizione, guardando malissimo Alaric.
-Tuo figlio…non credo di piacergli –ammise Alaric
Léonie sorrise- oh beh, il mio bambino accetta solo il suo
papà al mio fianco quindi non prenderla sul personale. Ci ha messo un po’ ad
abituarsi all’idea di avere Adrien come zio e mio padre come nonno.
Il bambino continuò a guardare male Alaric e strinse l’orsetto
tranquillo, calcolando se poteva lanciarglielo contro di nuovo come arma
avrebbe avuto qualche effetto…intanto i due raggiunsero gli altri ospiti
-Ah! Il mio principino! –disse Veronique quando vide il
bambino- vieni da me tesorino…
L’orsetto le venne lanciato in faccia. Léonie ridacchiò-
Veronique è una donna tesoro…
Il bambino scosse la testa per nulla convinto. A quanto
pareva, per lui era considerato un uomo quindi un pericolo per la madre quindi
un bersaglio per il suo lancio di orsetti.
Léonie gli ridiede l’orsetto- non lanciarlo così tanto Zeno,
rischi di romperlo
Il bambino strinse l’orsetto ma continuò a guardare male
chiunque nella stanza.
-Se non cercasse di uccidere chiunque sarebbe anche carino –commentò
Carter, prendendosi un orsetto in faccia- Léonie non dargli armi o questo
inizia a fare il lancio dei coltelli a due anni
-Non ha ancora una protezione –disse il padre di Léonie
controllando il bambino che per tutta risposta lo colpì in testa con l’orsetto
che Carter gli aveva ridato
-Beh è figlio di un dio, non credo gli serva- commentò la
madre di Léonie- tu tesoro non hai più marchi?
-Il padre non sopportava l’idea che io fossi marchiata e li
ha rimossi- replicò Léonie tranquilla
-Giustamente… -mormorò Alaric
Il bambino lo guardò male ma non ebbe il tempo di lanciargli
l’orsetto contro che la sala perse qualche grado
-Parlando di padre… -disse Léonie guardando il dio apparire
e prendere in braccio il figlio
-Salve…- disse il
dio guardando il resto degli ospiti per poi dare al figlio un nuovo peluche a
forma di mammut. Zeno sorrise, comportandosi come un bambino per una volta,
lanciò l’orsetto in testa ad Alaric e strinse il nuovo peluche
-Ma sono un bersaglio per il tiro con orsi!? –chiese Alaric
mettendo l’orsetto sul tavolo
Il dio lo ignorò e scompigliò i capelli di suo figlio
contento.
Léonie sorrise- rimani a cena?
Il dio guardò la donna prima di annuire. Non era mai di
molte parole quando vi erano altri in giro, quando erano solo loro tre però
parlava di più.
-Papà! –disse Zeno stringendo il dio contento
Léonie sorrise lasciando il dio a badare al figlio mentre
finiva i documenti per Veronique con la ricetta per le medicine che doveva
prendere- sul serio non posso lasciarvi due mesi da soli che mezzo palazzo si
ammala…
-Vedi? Ci servi –disse lei guardando il bambino con invidia-
pensi che gli piacerò mai?
-No –replicò Léonie- l’unico che vuole è il papà, spiacente
Zeno annuì contento- mama! Fame!
Léonie sorrise- sapete l’uscita dov’è, vi accompagnerei ma…
-Tuo figlio ci ammazzerebbe- disse Carter ritirandosi con
gli altri.
Il dio intanto era sparito in cucina a prendere la pastina
del bimbo.
-Vuoi cibarlo tu? –chiese Léonie con un sorriso
Lui annuì prendendo in braccio il bimbo e cercando di farlo
mangiare.
Léonie sorrise intenerita alla scena. E recuperò i peluche
che Zeno continuava a lanciare di qua e di là ogni volta che avevano ospiti- a
quanti peluche siamo? Ogni volta che vieni gli porti un nuovo peluche, non
pensi che finiremo lo spazio prima o poi?
Il dio alzò le spalle- mio
figlio merita tanti giocattoli e coccole
Lei ridacchiò- e poi dicono che io sono il genitore super
permissivo…
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