Capitolo 6: Blood is not
easy to clean
Mentre stava ristrutturando il secondo piano, la donna trovò
dei vecchi abiti appartenenti a “Madame Black”.
La cosa parve lasciarla alquanto stupita.
I vestiti che trovò erano vestiti tipici dell’epoca vittoriana.
Lunghi, ingombranti, scomodi, pieni di pizzo e merletti…era qualcosa che nell’epoca
in cui viveva non avrebbe mai indossato facilmente. I corpetti presenti nella
scatola erano rovinati e molto ma molto stretti. Le scarpe chiuse erano piccole
e i guanti che trovò sembravano appartenere a una giovane donna più che a una
madre di cinque.
La camera in cui si trovava era una camera dai colori chiari
e tenui, quasi infantili, un tempo aveva avuto Madame Black come unica ospite. Dopotutto
all’epoca moglie e marito dormivano separati. Era più facile fare le corna al
partner in quel modo.
La donna posò la scatola sul letto matrimoniale e tirò fuori
con cautela ciò che aveva trovato nella scatola. Dall’altezza, grandezza degli
abiti e misura di essi…questi dovevano appartenere alla nubile Madame Black. La
Madame Black che ancora non portava fede al dito e che forse era più in pace con
se stessa e gli altri.
Stava osservando ciò quando qualcosa la fece girare verso l’ingresso.
La casa era abbandonata, perché quei abiti erano lì? Perché solo quei vestiti
erano lì se non…che qualcuno li avesse lasciati di proposito lì? Infondo non
erano nascosti, erano anzi molto facili da trovare…quindi perché?
I fantasmi erano altrettanto confusi. Quei vestiti non erano
lì…ma era anche vero che nessuno usava la camera di Madame Black, nessuno
voleva vederla la donna. Il loro desiderio di evitarla era così grande che
ormai era difficile per loro ricordare il volto di Madame Black.
La guardarono con interesse dirigersi verso la botola che
portava al terzo piano e cercare di raggiungere l’anello che andava tirato per
aprire la scaletta di legno. Purtroppo per lei, non riusciva ad arrivarci.
Non ci mise che due secondi per prendere la borsa con gli
strumenti e tirare fuori una piccozza da alpinismo. Era una specie di piccone
con un puntale, martello e sega che permetteva di scalare pareti rocciose con
facilità. Era uno strumento in grado di sopportare il peso di un umano adulto e
permetteva ad esso di salire su terreni ripidi e difficili da esplorare.
La fece girare tra le sue mani prima di prendere la rincorsa
usare il muro come appoggio e saltare abbastanza in alto per infilare il becco
dell’arma nell’anello e tirare giù la botola con la scala. Ruotò la piccozza
soddisfatta e tirò fuori la torcia prima di salire ad esplorare l’aria.
La soffitta era molto grande, abbastanza che poteva essere
convertita in un piano abitabile se qualcuno avesse costruito dei muri per
dividere ogni stanza. Era uno spazio buio, con tende che coprivano le poche
finestre presenti, travi visibili, scatoloni e bauli ovunque. Vi erano dei
mobili coperti da teli bianchi e vi era abbastanza polvere che poteva essere
vista nella luce. La prima cosa che fece fu muoversi con estrema cautela. Il pavimento
era più rumoroso di qualsiasi altro piano che lei aveva esplorato e la cosa le
dava l’impressione che sarebbe crollato a ogni momento.
Si mosse verso una delle finestre e rimosse le tende dalle
finestre, facendo entrare finalmente della luce nella vecchia stanza.
Ci mise poco a decidersi di aprire una finestra e far
cambiare la soffocante aria che vi era nel piano.
Si mosse piano per il piano della camera e si mise a
controllare negli scatoloni cosa c’era.
Era presa nel cercare di capire cosa stesse guardando e non
si accorse del rumore che vi era sopra la propria testa.
Una trave oscillò e iniziò a cadere verso la donna. Era una
piccola trave di legno, non avrebbe fatto molti danni se l’avesse colpita ma
avrebbe potuto ucciderla se la beccava sulla testa.
La donna reagì con una velocità che era poco umana, girò la
piccozza e tranciò di netto la trave di legno. Liberandosi velocemente del
problema e dimostrando parecchi nervi saldi. La donna si girò piano e guardò l’asse
marcia che era a terra per controllarne le condizioni e poi guardò in alto le
altre travi.
Fece una smorfia e sospirò. Avrebbe dovuto riparare il tetto
per davvero ora.
Guardò il pezzo di vestiario che era ancora nelle sue mani e
lo sguardo di lei si assottigliò. Era un vestito che un tempo doveva essere
bianco ma che ero era ricoperto di macchi di un marrone scuro…sangue forse?
-Sangue…difficile da rimuovere dai vestiti…- mormorò
sospirando.
Lasciò cadere il vestito a terra e si guardò intorno.
Qualcosa le diceva che avrebbe avuto parecchio lavoro da
fare…
Capitolo 5 Lista Capitoli Capitolo 7
Nessun commento:
Posta un commento