Capitolo 7: In the night
she is awake
Era il cuore della notte quando qualcosa successe. I fantasmi
erano tranquilli a osservare la donna che dormiva quando sentirono del rumore
dal piano inferiore.
La porta di ingresso era stata aperta.
James entrò nella dimora con un sorriso sulle labbra e
richiuse la porta dietro di sé. Aveva una borsa nera con sé e dal rumore aveva
qualcosa di liquido con sé.
L’uomo posò piano la borsa sul divano dell’ingresso e cercò
in essa qualcosa. Tirò fuori un panno e una boccetta di vetro con del liquido
all’interno. Purtroppo era troppo buio per poter leggere il nome sulla
boccetta.
Gli spettri erano intenti a osservare l’uomo e non avevano
intenzione di ritornare ad avvisare la donna che dormiva serena. Era impossibile
per loro muoversi in tempo e anche se potevano…perché farlo?
James ridacchiò e tirò fuori una corda dalla borsa prima di
salire piano le scale e iniziare a cercare la proprietaria di casa.
Ci mise un po’ prima di riuscire a trovare la stanza di lei.
Quando entrò tutto ciò che vide fu una figura sotto le coperte.
Sorrise allungando una mano verso le coperte e iniziando a
tirarle lentamente. A giudicare dalla situazione, la ragazza dormiva giusto?
-Che diamine…
Ciò che trovò nel letto era un manichino con una parrucca.
-Dove…- mormorò guardando il manichino
-Casa sbagliata- disse una voce dietro di lui usando
qualcosa per iniziare a strangolarlo. L’uomo lasciò la presa sul panno che
cascò a terra e iniziò a combattere per rimanere vivo.
Era una debole ragazza…dove aveva la forza per sovrastare un
uomo come lui che sollevava pesi per lavoro.
Prima che potesse reagire la ragazza lo spinse fuori dalla
porta. Lui non esitò ad alzarsi e correre fuori dalla stanza, sentendo
improvvisamente che i ruoli di preda e predatore si erano invertiti. Dietro di sé
poté sentire distintamente i passi di qualcuno.
Corse giù dalle scale e per poco non cadde da esse. Provò ad
aprire la porta di ingresso ma il risultato fu un’orribile notizia. La porta
era stata chiusa a chiave. Provò ad aprire una delle finestre ma fece l’orrida
scoperta che erano tutte sigillate. Indietreggiò di un paio di passi e sentì il
distinto rumore di passi che scendevano le scale.
Si girò nel panico più totale e corse verso la cucina ma
anche la porta che portava fuori dalla cucina era stata sigillata. Cosa fare? Vi
era un’altra uscita? Se si dove e come…non aveva tempo però ora.
Indietreggiò ancora e nel suo panico inciampò sulla botola
che conduceva alla cantina. La aprì a fatica e iniziò a scendere di corsa. Inciampò
in una delle travi mancanti e purtroppo per lui la sua caviglia si era rotta. Incurante
della parte lesa si rialzò e iniziò a correre come meglio poteva per i corridoi
labirintici di quel posto. Ciò che echeggiò fu una botola aperta e poi chiusa.
Dopo quella che sembrò una vita raggiunse la botola che
portava all’esterno ma la trovò chiusa da fuori. Come era possibile? Quando aveva…
Iniziò a tirare e spingere le due maniglie di ferro con il
solo risultato di tagliarsi le mani sul metallo rovinato e arrugginito.
Cadde all’indietro quando la maniglia cedette ed ebbe la
sfortuna di battere la testa contro una trave sconnessa del pavimento. Provò a
rialzarsi solo per scoprire con orrore che la sua caviglia era messa peggio di
ciò che credeva e non riusciva più a poggiarla a terra.
-No…
Si avvicinò all’uscita e iniziò a battere e urlare- aiuto! Non
voglio morire! Aiutatemi!
Un rumore di lama si sentì echeggiare nel passaggio.
James continuò a piangere. Era ironico vero?
In passato era lui quello che aveva l’arma mentre le sue
vittime urlavano disperate.
Era lui che le stuprava per poi ucciderle quando si era
seccato.
Dopotutto era facile non venir presi se la vittima non
respirava più no?
Era davvero…davvero ironico che ora fosse lui quello che
urlava.
Che fosse lui quello che si disperava.
Che fosse lui quello in trappola…
Si girò piano- no, ti prego…non volevo…giuro che non…
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