Capitolo 1: I know what
you are doing…
-Ti prego lasciala stare!
-Preparatevi a pagarla cara per ciò che avete fatto- il
grilletto venne premuto e…
**Due mesi prima**
Il telefono suonò di nuovo e la bionda dagli occhi azzurri
si alzò dal letto, sapeva già il copione- pronto?
-Hey Sapphire- disse la voce della madre- io e papà
abbiamo…del lavoro…torniamo tardi…
-Di nuovo? –chiese la ragazza attivando il registratore di
chiamate
-Si amore qui all’agenzia ci sono nuovi…casi- si sentivano
chiari rumori di pistola in sottofondo
-Mamma sono mesi che avete nuovi “casi” –commentò Sapphire
guardando il suo diario, stava giusto giusto annotando quello ora
-Lo so amore che ti senti sola, facciamo così domani
invitiamo i tuoi amici a cena o anzi meglio, uscite tutti insieme? Paghiamo io
e papà ovvio! –disse la donna
“Mi hanno presa per una cretina?” si chiese Sapphire
-Non sono corrompibile mamma –disse lei seccata
-Saph è solo per stasera, ti prometto che faremo meno tardi
d’ora in poi…
-Non mi fido –disse lei semplicemente
-Tesoro non ti ho mai mentito- disse la donna e qui Sapphire
perse le staffe, Mai? Mai detto la verità caso mai.
-Mamma sono spari in sottofondo? –chiese la ragazza cercando
di mantenere una voce tranquilla
-No…è la tv…a dopo ti vogliamo bene- e chiuse la chiamata
-Uhm…- la ragazza sbuffò e posò il telefono tornando ai suoi
libri- mamma e papà sono degli idioti se pensano che io sia così cretina da non
capire che c’è qualcosa sotto
Tirò fuori il cellulare e lo accese, come sfondo aveva una
foto con i suoi amici: Loren, una ragazza dai capelli neri e occhi blu; Sarah,
bionda con occhi verdi; Max, bruno con occhi castani e Thomas, gemello di Loren
biondo con occhi blu. Erano amici da anni, ma aveva la sensazione che le
nascondessero qualcosa e…aveva capito una cosa che le dava ai nervi, leggevano
il suo diario, l’aveva capito quando Max, che sapeva avere una cotta per lei,
fece a pugni con un ragazzo perché l’aveva baciata, e lei non l’aveva detto a
nessuno. Da quel giorno aveva iniziato a riempire le pagine del diario con
mezze-verità o con cose false…aveva anche testato se davvero lo leggessero
scrivendo che amava i ragazzi con i capelli neri e Max li aveva tinti di nero,
casualmente? No, anche perché quando aveva scritto che Sarah vestiva troppo di
rosa e che sembrava troppo Barbie girl, la ragazza aveva smesso di colpo di
usare quel colore, o almeno non a dosaggi industriali. La cosa la innervosiva
parecchio perché era invasione della sua privacy ma non poteva dire loro che lo
sapeva…non sapeva perché ma sapeva che le dava un potere su di loro e che forse
le sarebbe tornato utile in futuro. Sospettava dei suoi amici e anche dei
suoi…non era un bel periodo e stava cominciando a notare ogni stranezza di
quelli che avrebbero dovuto amarla…
Aveva tre diari. Uno che lasciava sempre sotto il cuscino,
era quello finto, dove faceva i test e osservava i suoi amici impazzire, se
amici erano; un secondo che era pieno di numeri, una lunghissima serie di
numeri che nessuno avrebbe capito eccetto lei. Il terzo era quello da cui non
si separava mai, era piccolo e entrava in una tasca, conteneva un codice
cifrato che anche se decodificato faceva poco senso visto che traduceva una
lingua da lei inventata, in pratica anche volendo non avrebbero capito cosa c’era
scritto. Aveva preso l’abitudine di registrare le conversazioni, aveva ordinato
e montato delle telecamere in giro per casa, l’aveva fatto durante un blackout,
quando i suoi erano fuori e si era assicurata anche di trovare le telecamere
nascoste installate dai suoi, ora aveva una piantina della casa, sapeva dove
c’erano punti cechi e aveva un suo sistema di controllo collegato al cellulare.
Non aveva usato il suo di cellulare ovviamente, ne aveva comprato uno per poi
modificarlo per il lavoro, i suoi di tutte queste spese non sapevano nulla,
come non sapevano che lavorava come Hacker da quando aveva quindici anni, aveva
i suoi soldi ed era una ragazzina prodigio, aveva una passione per i computer e
con alcuni amici online aveva imparato ad Hackerare, cosa che non sapevano
nemmeno i suoi “amici”. Era stanca di tutto questo mistero, non volevano
parlare? Bene. Avrebbe scoperto da sola e gliela avrebbe fatta pagare. Aveva
pianto, era stata tristissima per mesi quando scoprì la cosa del diario,
un’altra piccola parte di privacy che era andata a puttane, seguita da un’altra
per le telecamere, un’altra per gli amici che la osservavano sempre e così per
parecchio…era stanca. Molto stanca.
***
-Ok…abbiamo finito- sorrise la rossa dagli occhi blu
osservando il magazzino portuario pieno di cadaveri- caro?
-Amore, non pensi sia…strano? Gli attacchi sono aumentati e
sono sempre più vicini alla base- disse il bruno dagli occhi verdi guardandola-
comunque…Sapphire non deve saperne nulla
-Erik, Saph non è stupida e ha quasi diciotto anni, prima o
poi le dovremo dire che siamo spie…non solo…pensa cosa succederebbe se
scoprisse che anche i suoi amici, Loren, Sarah, Max e Thomas sono spie mandate
da noi per controllarla, ne sarebbe…distrutta…
-Non lo scoprirà. I ragazzi sono bravi a fingere e noi
stiamo attenti da anni…siamo al sicuro Megan- le rispose il marito
-Io…va bene…-si arrese la donna- muoviamoci a tornare a casa
su.
-Tranquilla…non sospetta nulla…-rise il marito
Uno sparo li fece girare verso i nemici- credo dovremo
finire loro prima
-Ah…che palle…e io che volevo vedere la partita- sbuffò il
marito lanciandosi all’attacco
***
Sapphire come si aspettava vide i genitori tornare dopo la
mezzanotte, restò nascosta e osservò i genitori togliersi i vestiti sporchi di
sangue.
-Cavolo…speriamo Saph dorma ancora.
-A quest’ora sarà nel mondo dei sogni- disse lui passandole
le pistole- i ragazzi hanno novità?
-No, pensano però che lei si senta sola. Non lo so mi sento
male a continuare a farla seguire dai suoi amici Erik
-Questo è per il suo bene…non ha capacità per farcela da
sola.
Saph strinse i pugni e aspetto che i due si chiudessero in
camera per uscire dal nascondiglio, stette attenta a non farsi beccare dalle
telecamere e tornò in camera sua- non ha capacità eh…bene…l’avete voluta voi e
quei traditori…nessuno gioca con me…nessuno
Saph prese il cellulare con le telecamere sopra e iniziò a
scorrere tra i filmati. Trovò quello che le serviva e si fece una nota sul pc
per usare il filmato in futuro. Aprì il sito della scuola e iniziò la sua
ricerca. Non volevano dirle nulla? Bene avrebbe fatto da sola. Andò alla lista
studenti e cominciò a scorrere il lungo elenco di nomi. Se l’avessero vista o
meno non importava, il pc lo portava sempre con lei e non lo lasciava un secondo,
così come il pad e il cellulare segreto, nessuno doveva avere accesso a quei
dati. Nessuno eccetto lei.
-Vediamo…- nessun nome l’attirava per ora
Sospirò dopo due ore di ricerca e decise di mettersi a
dormire.
In camera sua c’erano telecamere che la osservavano ma ne
aveva montato anche lei per sicurezza e le aveva hackerate in modo da mandare
le immagini che lei voleva. Per i genitori lei era stata al telefono per ore
poi era andata a dormire. Non l’avrebbero vista uscire dalla camera. Molto
spesso usava filmati vecchi per coprire ciò che faceva. Avrebbe potuto dare un
party e nessuno avrebbe saputo nulla.
Il giorno dopo al solito andò a scuola con i suoi migliori
amici, fingendo al solito che tutto fosse normale e che lei non aveva sospetti
su nulla di ciò che loro facevano. Aveva lasciato nel diario una nota che
diceva che aveva ricevuto una chiamata molto annoiante e che avrebbe dovuto
parlare a quella persona.
Era sicura che così i sospetti sarebbero stati alti, ma
voleva che lo fossero. Se devi commettere qualcosa di grosso è meglio avere
tutti gli occhi puntati su di te, più testimoni a tuo favore hai più la tua
figura di innocente ragazzina restava intatta. Avrebbe giocato con loro come
loro avevano giocato con lei.
-Oggi che fai Saph? –chiese Sarah
Lei sorrise- ho dei progetti…
-Cosa? –le chiese Max
-S-e-g-r-e-t-o –sorrise lei
I ragazzi si guardarono. Loren le si avvicinò- dai Saph
siamo tuoi amici
-Nope- disse lei- segreto resta miei cari
Scese dall’autobus in fretta e corse verso i suoi armadietti.
Aveva un piano infondo…
C’era una differenza tra ciò che gli studenti vedevano e ciò
che realmente accadeva. I ragazzi sembravano perfettamente normali e invece
erano spie mandate a controllarla.
Saph ne era però anche un esempio di ciò. Indossava l’abito
dell’innocente, dolce e gentile ragazzina che non avrebbe fatto male a una
mosca, ma aveva una pistola sotto la gonna nel porta pistola legato alla coscia
e due coltelli negli stivali. Dopo che aveva scoperto che la sua intera vita
era una finzione decisa dai suoi genitori aveva deciso di giocare sicuro.
Armarsi era una delle cose più semplici se avevi una buona fama tra i tuoi
clienti. La pistola e i coltelli che aveva erano uno dei tanti regali che gli
uomini di affari per cui aveva lavorato le avevano regalato per segno di
amicizia. C’era chi ti regalava un mazzo di fiori o una bottiglia di vino e poi
c’era chi ti regalava un fucile d’assalto e una scorta di proiettili per un
anno di guerra.
Gli obbiettivi di Sapphire per quella mattina erano quattro
persone non correlate in nessun modo e che, se aveva ricercato bene, non
avevano mai interagito tra di loro. Se dovevi formare un piano che prevedeva
più di una persona coinvolta nell’aiutarti e volevi mantenerlo segreto era
meglio avere persone non correlate tra loro, persone che non avevano nemmeno
classi insieme, figurarsi amici o attività. Più separati erano meglio era.
La prima parte del suo piano era semplice: Osservare.
Prima di poter far contatto e proporre il suo folle piano
aveva bisogno di dar loro un valido motivo.
Aprì piano l’armadietto e osservò il primo dei suoi
obbiettivi: Logan Smith.
Logan era un ragazzo dai capelli neri, occhi blu e un
quoziente intellettivo che superava la norma. Gli interessi di Logan, secondo
le informazioni che aveva trovato online, comprendevano film horror,
fantascienza, scacchi, fumetti, videogame e film di spionaggio. Aveva due
genitori che lavoravano come impiegati di una azienda farmacologica che non
capivano metà delle cose che il figlio diceva, aveva due sorelle maggiori che
lo ignoravano perché era un “nerd” e anche a casa non riuscivano a capire come
creare una relazione con lui. Aveva un gatto, ma avrebbe preferito un cane, che
si chiamava Spencer. Amava le bibite gasate, il caffè con molto zucchero e latte,
la pizza ai quattro formaggi e il gelato pistacchio, caffè e nocciola.
Era spaventoso quanto potessi scoprire in poche ore di
ricerche.
Logan in quel momento era seduto sulle scale a disegnare uno
dei suoi fumetti di spionaggio, non erano male ma mancava, a suo dire, quel
tocco di realismo. Quale miglior modo di mostrare realismo se non rendendo il
fumetto un’accurata replica della vita reale?
Logan sarebbe stato una facile aggiunta. Probabilmente
l’idea stessa lo avrebbe subito fatto saltare a bordo. Nonostante l’aspetto da
ragazzo serio e ligio al dovere aveva più di un motivo per voler rompere le
regole, gli serviva solo una piccola spinta e il gioco era fatto.
-Saph cos’hai ora? –chiese Sarah
-Chimica- rispose lei, godendosi lo sguardo di panico tra
gli amici
-Non…dovresti avere storia? –chiese Loren
“Ho cambiato l’orario ieri sera stronzetta” Saph tirò fuori
l’orario- no, chimica. Mi è stato cambiato ieri sera
-Oh…sarai sola oggi allora- commentò Max- andrà tutto bene?
-Perché non dovrebbe? –chiese Saph
Thomas si schiarì la gola- a dopo allora
Saph sorrise sparendo per i corridoi, avrebbe rifatto la sua
scheda ogni giorno se necessario, avrebbe aumentato il tempo con i suoi
obbiettivi e diminuito quello con i suoi “amici”.
Aveva impostato il suo orario per avere del tempo con i
quattro obbiettivi. Per specificare, voleva mettersi in contatto quella sera
stessa. Gli ultimi due obbiettivi li avrebbe visti in detenzione come solito,
non a caso infatti si era messa come supervisore delle ore di detenzione.
Doveva assicurarsi che i quattro fossero avvisati prima però…era matta a
provare a coinvolgere quei sei…ma non aveva molta scelta.
Si sedette al fianco di Logan, come era scritto sul
computer, e osservò il ragazzo tirare fuori uno dei suoi quaderni per il
disegno di personaggi e poteva giurare che gli venne quasi un infarto quando la
vide.
-Buongiorno- sorrise lei tirando fuori i suoi appunti
-G…giorno- disse lui pregando che lei non guardasse i
disegni. Non era stupida, aveva classi con Logan e l’aveva visto ogni tanto in
giro per il campus e quando aveva ricercato i suoi fumetti online aveva visto
chi era la principale eroina dei suoi disegni. Non si aspettava che il ragazzo
la disegnasse in quel modo ma poteva dire che ne era lusingata. Sapeva che
sedendosi al suo fianco avrebbe dato lui la possibilità di osservarla meglio e
migliorare il suo disegno. Non avrebbe mancato la possibilità secondo lei. Di
fatto iniziò a disegnarla subito.
Durante la lezione Saph fece del suo meglio per rimanere
un’ottima modella per il genietto. Si girò piano verso di lui, beccandolo a
spiarla e gli sorrise piano quando lui arrossì
-N…non ti stavo…- provò lui
Lei sorrise- disegni? Posso vedere?
Con un leggero timore lui le lasciò vedere i suoi disegni e
la osservò attentamente per una sua reazione.
-Ma sono bellissimi- sorrise lei- dovresti fare il
fumettista
-Dici…dici sul serio? –chiese lui calmandosi
Lei annuì- io sono Sapphire Silvergunn, è un piacere
conoscerti
Lui sorrise- io sono Logan Smith. Il piacere è mio
Lei sorrise e senza che lui se ne accorgesse infilò un
biglietto tra i suoi disegni. La lezione finì e lei si alzò piano- è stato un
piacere conoscerti Logan
-Anche per me- sorrise lui sistemandosi gli occhiali e
conservando velocemente tutto.
Sapphire sorrise, quel pomeriggio il ragazzo avrebbe avuto
modo di leggere il biglietto. Ora toccava convincere gli altri.
Il suo secondo obbiettivo era William Black, un bruno dagli
occhi verdi con la pessima reputazione, grande, grosso e muscoloso. Sembrava
solo un armadio di muscoli ma era anche abbastanza intelligente, anche se di
certo non era il cervello la sua migliore dote. Per lui non serviva molta
convinzione, voleva essere qualcuno come nei film di azione, qualcuno che
poteva usare la sua forza per distruggere o proteggere il mondo. Aveva in mente
come avvicinarlo e per farlo doveva solo saltare parte di una lezione, non
l’avrebbero notata. William era figlio unico di due agenti di polizia, per
questo spesso finiva nei casini e una gran parte di sé odiava essere figlio di
due della legge. Avrebbe volentieri fatto infrazioni maggiori ma aveva paura di
non averne le abilità per evitare l’arresto.
Trovò William grazie al suo cellulare, doveva ricordarsi di
procurare dei nuovi cellulari a tutti i suoi obbiettivi. Era solo ed era il
perfetto momento per approcciarlo
-William Black? –chiese avvicinandosi con calma
Lui alzò lo sguardo dal telefono e la guardò- chi lo chiede?
-Silvergunn Sapphire- disse lei
-Non sono buona compagnia cocca- disse lui
Lei tirò fuori un bigliettino e glielo porse
-Se è per un appuntamento non…- iniziò lui
-Non sei il mio tipo –rispose lei- vedi di presentarti se
vuoi il ruolo. Aprilo a casa. Meno occhi lo vedono meno pericoloso sarà
William la guardò confuso prima di infilarsi il biglietto in
tasca- sei strana…
-Aspetta di leggere il biglietto e ne riparliamo- sorrise
lei- buona giornata
Lui la guardò andare via- che diavolo è appena successo?
Il suo terzo obbiettivo era…più complicato da approcciare
senza essere vista: Ethan Wood, il biondo dagli occhi blu più popolare
dell’intero istituto. Se volevi passare inosservato non eri il centro
dell’attenzione no? Nonostante fosse il quarterback della squadra di Football dell’università
e fosse estremamente popolare, non aveva per nulla la personalità da idiota che
ci si aspettava da uno come lui, anzi aveva un cervello molto attivo e una
personalità che lo rendeva difficile da odiare. Aveva una sorella minore che
adorava, una madre stilista e poco presente a casa e un padre allenatore di
football al momento in un altro continente con cui aveva buoni rapporti, ma si
sentiva forzato a continuare con la carriera sportiva per mantenere il padre
felice. Aveva una passione per la ginnastica artistica e con la scusa della
sorellina minore poteva praticarla con lei ogni tanto, era molto flessibile e
poteva definirsi un acrobata.
Avrebbe adorato entrare nel suo piano, usare le sue abilità
per fare qualcosa? Non chiedeva altro e nessuno poteva dire che lo spionaggio
era cosa da “femminucce”.
Come approcciarlo era il problema. Stava andando a lezione e
doveva trovare un modo per divergere il ragazzo verso l’uscita…
Sorrise tirando fuori il cellulare e entrando nel sistema
computerizzato della scuola, avere l’allarme anti incendio collegato al
computer era una buona idea in teoria…peccato che fosse facile attivarlo con un
cellulare senza essere beccati.
L’allarme creò un po’ di trambusto e tutti correvano a
destra e sinistra
“Per fortuna le esercitazioni anti-incendio dovrebbero
prepararci per casi del genere”
Con calma tirò Ethan in un’aula ora vuota e guardò il
confuso ragazzo
-Hey…- disse lui cercando di capire cosa stesse succedendo
-Non c’è nessun incendio –assicurò Sapphire- sono Sapphire
Silvergunn e prima che lo dici, no, non ti ho tirato qui perché ho una cotta
per te o perché tu chieda a uno dei tuoi amici se gli piaccio o meno.
Lui annuì- Ethan Wood…ehm…allora perché sono qui?
-Sei un ottimo quarterback- disse lei guardandolo
-Si lo so…mio padre non –iniziò lui
-Ma io ho bisogno
delle tue doti di acrobata- rispose lei interrompendolo
Lui la guardò- come sai che…
Lei sorrise- so molto più di ciò che credi Ethan…
Lui la guardò e prese il biglietto che le porgeva- cos’è?
-La tua via di fuga da questa vita scelta da altri…aprilo
stasera quando sarai solo…spero di incontrarti di nuovo Ethan.
Lui la guardò andare via e si sbrigò a mettersi il biglietto
in tasca- interessante sviluppo…
E ora la parte difficile…come incontrare il suo ultimo
obbiettivo: Hunter Blackwood.
Tutti uscirono dall’edificio, Ethan e Saph compresi. Saph si
assicurò di rimanere nascosta alla vista dei suoi presunti amici.
Hunter Blackwood era un ragazzo dai capelli neri e occhi
scuri associale, che finiva nei guai e che però rimaneva libero di tornare a
scuola per il semplice fatto che aveva voti alti. Era il figlio unico di
genitori divorziati, il padre era un avvocato che passava più tempo con i suoi
clienti e i giudici in tribunale che con lui, la madre era un medico che aveva
sempre da fare in ospedale e vedeva anche raramente. Erano così distratti da
lui che spesso si dimenticavano anche da chi doveva passare la settimana secondo
gli accordi di custodia. Non era per nulla dura immaginare che tipo di danni
emotivi potesse provocare qualcosa del genere.
Avrebbe accettato?
Non ne era sicura ma era sicura di una cosa. Voleva essere
visto dai suoi genitori. Voleva che si ricordassero che lui esisteva.
Quando lo individuò sentì anche una frase che non poté che
dire fosse un colpo di pura fortuna.
“IN DETENZIONE!” aveva urlato il professore a Hunter, il che
significava una cosa.
Avrebbe dovuto dare i biglietti agli ultimi tre insieme quel
pomeriggio.
Gli altri due suoi obbiettivi erano più facili da
convincere.
La prima sarebbe stata Catherine Hood, una castana dagli
occhi verdi popolare quanto Ethan. La ragazza aveva un fratello maggiore
ossessivamente possessivo, una madre single completamente assente dalla sua
vita e un padre di cui nessuno sapeva il nome e se fosse o meno vivo. Catherine
voleva solo una cosa: libertà. Avrebbe accettato anche solo per il semplice
fatto che non avrebbe più avuto nessuno che la controllava.
La seconda era Christine McKing, una rossa dagli occhi
verdi, una delinquente con una fedina penale già macchiata. Aveva una sorella
minore che adorava e un padre parrucchiere e una madre in prigione da anni. Non
era un mistero che le servissero soldi, più per le spese che la sua famiglia
non poteva sostenere che per se stessa. Avrebbe accettato per riuscire a
sostenere la propria famiglia.
-Li lascio nelle tue mani –disse il professore.
Saph annuì e guardò i tre mettersi nei più lontani posti
possibili.
Da chi iniziare era la domanda?
Dopo un secondo di esitazione decise di andarsi a sedere al
fianco di Catherine per darle i fogli che doveva darle e il biglietto
-Ecco…-disse Saph
Catherine guardò il foglietto ripiegato- cosa…
-Aprilo quando sei sola a casa, potrebbe essere la tua via
di fuga- rispose Saph alzandosi
-Cos’è? –chiese Christine quando ricevette il suo
-Una via facile per fare soldi…aprilo quando sei sola-
rispose Saph
Prese un respiro profondo prima di sedersi con Hunter
Lui la guardò- cosa sono?
-Fogli che devi compilare e questo è qualcosa che devi
aprire quando sarai solo a casa- rispose lei
-Non sono interessato a uscire con…
Lei scosse la testa- è solo un modo per fargli ricordare che
esisti
Lui la guardò ma mise lo stesso il biglietto in tasca- ok…
Saph sorrise e si rialzò per poi andarsi a sedere nella sua
postazione dove si sentiva osservata e di fatto…i tre la stavano osservando
curiosi.
Doveva solo aspettare l’orario dell’appuntamento e vedere
chi avrebbe accettato di loro. Ma sperava che tutti avrebbero detto di sì perché
se così fosse stato…nessuno li avrebbe fermati.
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