WitchandAngel : Capitolo 16: Project Argo

Capitolo 16: Project Argo

Capitolo 16: Project Argo

Incontrai Raven quando ero ancora incinta di Zane. Fu il caso a portarmelo sotto mano. Era l’ultimo superstite di una villa finita in fiamme, in qualche modo era riuscito a scappare gettandosi in acqua e la corrente lo portò alle rive del fiume vicino la mia casa delle vacanze. Fui io a trovarlo. Parlava solo russo al tempo e chiese solo una cosa “finiscimi”. Purtroppo per lui io decisi diversamente. Mio padre lo porto nella nostra casa e mia madre e io curammo ciò che potevamo. Graffi, lacerazioni, scottature, cicatrici riaperte…aveva ferite ovunque e aveva perso parecchio sangue. Era un miracolo che fosse vivo a dirla tutta. Aveva scottature lungo tutto il corpo, le mani completamente bruciate, un miracolo che fossero ancora usabili. Mia madre chiamò subito uno dei sui amici chirurghi che erano in zona, allestimmo nella nostra camera degli ospiti una sala operatoria provvisoria. La mano destra di Raven era completamente priva di pelle, le ossa uscite dalle dita e aveva segni di lotta. Lungo le gambe e le braccia vi erano decine di centinaia di lacerazioni, alcune toccavano l’osso tanto erano profonde. La più grave andava dalla caviglia all’interno della coscia, si poteva vedere l’osso in più punti ed era un miracolo fosse ancora attaccata. Sul petto vi erano segni di frusta, elettrificazione e di fuoco. Il volto però era quello messo peggio. I capelli erano andati completamente in fiamme, il lato destro era stato ustionato e l’occhio non era in buone condizioni, il sinistro invece presentava segni di pugni e un grosso taglio dal labbro al lobo dell’orecchio mostrava parte dei denti. Mia madre chiamò alla fine un totale di ventidue medici per aiutarla a operare su Raven. Aveva lo 0.0001% di possibilità di sopravvivere durante le operazioni. Ogni volta che sembrava essersi chiuso un problema ne uscivano altri otto e alla fine continuammo il lavoro su di lui per oltre tre giorni di fila. Tre giorni in cui lui era incosciente. Dopo che le ferite erano state curate, al meglio delle possibilità che avevamo, restava la domanda “chi diavolo era quel ragazzo e come aveva fatto a sopravvivere?”. Non mi intendo di medicina a livello professionale ma so abbastanza per poter fare un primo soccorso e ricucire qualcuno e so come testare il DNA e trovare i dati sul database governativo senza essere beccata, il che torna utile più volte di ciò che si crede…so il suo vero nome e chi è realmente ma sono l’unica a saperlo.
Quando si è risvegliato era già una settimana che era sotto le mie cure.
-Chi…- fu la primissima cosa che provò a dire ma si bloccò. Avevamo operato anche sul profondo taglio alla gola, per fortuna pareva che le corde vocali fossero intatte o almeno funzionanti
-Il mio nome è Hestia- dissi piano dandogli dell’acqua- ti ho trovato sulla riva del fiume. Non c’è bisogno che ti sforzi a parlare, eri in gravissime condizioni, è un miracolo che tu sia ancora vivo a essere sinceri
Lui annuì ancora sotto i farmaci per placare il dolore.
-So chi sei- fu un’altra cosa che gli dissi. Lessi la paura nell’occhio sinistro, il destro ancora coperto dalle bende- sta tranquillo, sono l’unica in vita oltre te a saperlo e nessuno verrà mai a saperlo da me
Lui annuì piano
-Ti chiamerò Raven- dissi piano io- mi prenderò cura di te finché non ti sarai ripreso, poi decideremo cosa fare
Di nuovo annuì solo prima di tornare nel mondo dei sogni grazie agli antidolorifici.
La seconda volta era più lucido. Ricordo che si mise a piangere guardando il numero di cuciture, bende e bruciature che aveva. Gli stetti a fianco, in parte perché l’istinto materno mi aveva già reso per un certo senso “madre” e Raven era in quel momento come un bambino. Lavorammo sulla sua riabilitazione per parecchie settimane. Fortunatamente nulla sembrava non funzionare, i muscoli avevano ripreso presto le funzioni, ferite si erano rigenerate abbastanza da potergli permettere movimenti maggiori e l’occhio destro, a parte il cambio di colore, funzionava. Non è stata l’operazione a salvarlo però
Era la terza settimana quando gli chiesi se voleva tentare il mio esperimento. Il mio progetto Argo. Una piccola fiala di un mio gene mutante che avrebbe teoricamente aiutato Raven a guarire. Lui accettò, avrebbe fatto e farebbe ancora di tutto per me. Il siero lo mise ko per due giorni ma le ferite ritornarono sane in poco tempo, le cicatrici anche sembrarono sbiadire in fretta. Quando si risvegliò disse di provare fastidio all’occhio così rimossi le bende. I capelli erano ricresciuti, senza che io o lui ce ne accorgessimo, erano ora però bianchi come la neve, l’occhio destro era integro, il volto segnato da una cicatrice che passava sull’occhio, ma funzionava. Il colore era rosso però e presto anche l’altro prese quella tonalità. Raven mostrò segni di recupero istantanei dopo il siero. Lo tenni monitorato per sicurezza ma non pareva aver avuto lati negativi il mio primo esperimento, purtroppo l’unico di successo. Qualcuno qualche mese dopo aveva preso una copia della ricetta del siero e l’aveva data a dei pazienti, presumo sani, i risultati non furono piacevoli da vedere. Raven era l’unico che era sopravvissuto.
Le sue impronte digitali erano state bruciate dal fuoco e il siero aveva aiutato la cura delle mani ma non le aveva fatte riapparire, lasciandolo quindi senza modo di venir identificato. Il suo stesso DNA non era più lo stesso della prima volta che lo avevo analizzato e il sangue era completamente privo di un indicatore, poteva essere tutti i tipi o nessuno a seconda di dove lo estraevi dal suo corpo, sembra anche sia ora immune a malattie di rigetto visto che il suo corpo pare accettare qualsivoglia tipo di sangue.
Essendo già parecchio allenato prima il corpo pare aver reagito bene al siero e le sue prestazioni atletiche sono inumane…
Sinceramente non so cosa ho creato
-Mamy? –chiede la sua voce dietro di me- e ora di andare
Gli sorrido, Zane è bloccato a scuola tutto il giorno e Neal è impegnato a gestire quell’agente, nessuno saprà dove sono- andiamo
-Argo sembra andare bene- mi dice aprendomi la portiera e infilandosi nell’auto con me
Io sorrido. Argo è il nome del mio progetto. Raven non è l’unico dei miei soggetti vivi. “Madre” è come mi chiamano quelli che come Raven vengono assicurati con una nuova vita. “Lady Death” è come mi chiama chi è contro di me. Non faccio esperimenti, non voglio essere “Dio”, prendo i bambini non voluti, i rigetti della società, coloro che sono in fin di vita a causa delle azioni di altri e li riporto al mondo con un nuovo nome, un nuovo corpo e una nuova missione. Non li controllo come schiavi, sono loro che scelgono cosa farne della nuova vita che anno, se loro poi decidono di rimanermi accanto e proteggermi in quanto loro nuova “madre” non può che farmi felice.
-Mamy a cosa pensi? –chiede Raven
-Argo non è stata trovata vero? –chiedo io
-Nessuno sa del progetto finale o di dove si trovi- conferma lui tranquillo- non che qualcuno sopravvivrebbe se provasse a entrare
-Raven come va l’occhio? –chiedo io
Lui sorride- bene…vedo perfettamente- un effetto “nocivo” del siero pare essere un dono. Raven per esempio è diventato capace di vedere piccoli episodi del futuro- presto sarà il caso di eliminare l’agente
-Perché? –chiedo io
-Tenterà di far male a Zane- risponde lui
Io annuisco- Lady Death se ne occuperà…
Lui sorride giocando con un coltello- e io sarò lieto di essere la sua falce



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